rivista di marzo 2000


 

 

Venite in disparte e riposatevi un po’


Vita del Rinnovamentoo Gesù
(don Dino Foglio)

Mercoledì 8 marzo, con l'imposizione delle ceneri, inizia la Quaresima, tempo privilegiato per il raccoglimento e la riflessione. Don Dino Foglio, consigliere spirituale nazionale del RnS, ci introduce a questo importante tempo liturgico offrendoci indicazioni concrete su come viverlo sia all'interno dei gruppi del Rinnovamento sia all'interno della Chiesa.

È stato scritto «Gesù abbandonò gli apostoli per pregare da solo» (G. Certosino).
Siamo nel Gestemani. Nel silenzio!
Troppo chiasso attorno a noi. Il mondo non sa più tacere! Il silenzio è temuto, il deserto è fascinoso ma anche tremendo, seduce e agghiaccia, è il luogo di grande solitudine. Luogo in cui Dio toglie tutto. Il deserto, è vero, da un aspetto fa paura, ma dall’altro permette un contatto meraviglioso col Signore. Il suo silenzio ti parla. Il deserto è il tempo del primo amore.
Mai Israele ha sentito il suo Dio così vicino come negli anni del deserto. Quanti segni! È nel deserto che fa scaturire l’acqua, segno dello Spirito pronto a dare momenti preziosi di grazia; è nel deserto che offre la manna, segno del "cibo degli angeli", dell’Eucaristia, con cui ha nutrito il suo popolo.

Nel deserto della Quaresima, come gli Ebrei, è necessario camminare incontro a Cristo nelle tappe che lo porteranno alla croce. In questo silenzio del deserto liturgico «cercheremo il suo volto» e poi ci fermeremo in contemplazione, come abbiamo letto di Paolo, per intuire anche noi che «vivere è Cristo».

Ancora cercheremo a Nazaret nel silenzio, Maria che «conservava nel suo cuore la Parola, che meditandola prorompeva in un inno di lode, nel Magnificat!».

È il silenzio che ha forgiato i grandi santi, molti dei quali hanno saputo ritagliare, nelle molteplici occupazioni per il Regno, spazi prolungati di sosta contemplativa, per ritemprarsi continuamente, per verificare il cammino irto di insidie, con il cuore in ascolto.
È stato detto «il silenzio qualche volta è tacere, sempre è ascoltare» (M. Delbiel).
È nel silenzio che la Parola ha qualcosa di misterioso da dirci: bisogna saperla accogliere.

Tempo quaresimlea: epfania d'amore

La Quaresima è il momento favorevole per trovare lunghi momenti di deserto, di un silenzio che parla. Sant’Agostino soleva dire «Timeo Dominum transeuntem»: temo il Signore che passa», e se non passasse?
La Quaresima vuol essere per tutti un incontro personale con Cristo. È necessario andare avanti, in un itinerario progressivo, penitenziale cercando di conformare la nostra vita al Vangelo, che ogni giorno fa «luce ai nostri passi».

Se potessimo anche noi ripetere quanto un monaco affermava a un giornalista che lo intervistava. «Ormai, con il Signore, ci intendiamo molto bene, ci diamo del tu. Capirà, viviamo tante ore in compagnia».

Oppure rivivere l’esperienza di Santa Caterina da Genova (1447-1510) che affermava: «Lo mio cuore et anima è quello del mio dolce amore, in lo quale, in tutto, ero annegata e trasformata». Nella vita esperienziale del Rinnovamento nello Spirito viviamo in gruppi e comunità, in cui vogliamo crescere e costruire una comunità d’amore, sempre memori che «non ci salviamo da soli, come scalatori arditi e solitari», ma ci salviamo in cordata.

Se in questo tempo "favorevole" che la liturgia e l’anno Giubilare ci offrono, potessimo vivere più intensamente l’ideale di gruppo e di comunità, come ce la presenta il libro degli Atti (2 e 4), assicurando spazi di silenzio orante e di ascolto, nella condivisione fraterna dei doni e carismi offertici dallo Spirito Santo, potremmo realizzare una vera epifania d’amore.

Comunione, questa, che reclama il donarsi pagando di persona, cercando di capire gli altri accettandoli come sono, correggendoli fraternamente, componendo le diversità, ritenendole una ricchezza che riecheggia la fantasia creatrice di Dio, che non si ripete mai. Se ci ha fatti diversi vuol dire che va bene così. Come sarebbe odiosa la vita se fossimo tutti uguali.

Mi ricordo di aver letto che Sant’Ignazio di Antiochia diceva che siamo come una cetra che ha parecchie corde, e ogni corda suona la sua nota, ma ogni corda è armonizzata con l’altra. È nell’armonia, nella koinonia, che Gesù viene cantato e lodato.

Camminare insieme

Vorrei dire a tutti i miei fratelli e alle sorelle: come sarebbe bello se in tutti i 1700 gruppi del RnS ci fosse un po’ più di capacità di comporre le differenze nella comunione! Quante crisi, quanti fallimenti potremmo evitare e come ci renderemmo credibili quasi eco della intima comunione della Trinità.

Realizzando questa meta, diventeremmo capaci di cooperazione al bene di tutto il corpo ecclesiale. La Chiesa è un corpo che ha bisogno di tutti. Singoli cristiani, movimenti e aggregazioni: ognuno l’arricchisce con il suo dono.

Questo in virtù di quella ecclesialità che vede un incontro ideale di compiti diversi, quasi un mosaico dai molti tasselli e colori diversi, sotto la guida dei singoli vescovi cui dobbiamo obbedienza e cui spetta in tutto il cammino ecclesiale l’ultimo discernimento.

La Quaresima, nelle sue tappe settimanali ci faccia santamente felici di camminare con la Chiesa e nella Chiesa, scandendo nel nostro servizio, silenti oranti e presenze operose e costruttive.

A volte è un cammino lento, stanco; verrebbe la voglia di correre avanti. Ma è meglio essere insieme che essere primi. È meglio essere dentro il cammino e la storia delle nostre chiese locali che esserne sopra. «In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere e disperse, è presente Cristo, per virtù del quale la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica» (Lumen gentium, 26).

Ci è chiesto, perciò, di amare la nostra chiesa locale, vincendo ogni tentazione di disgusto, che ce la facesse giudicare o sottovalutare. Ci è chiesto di amarla, anche se non sembra bella. Ci è chiesto di amarla perché diventi bella.

È così che Gesù «ha manto la Chiesa e ha dato se stesso per lei», non perché era bella, ma affinché lo diventasse: affinché fosse «senza macchia né ruga» (Ef 5, 25-27).

A proposito della chiesa locale vorrei, con Sant’Agostino, dire ad ogni nostro gruppo: «amate questa chiesa, siate in questa chiesa!» (Serm. 158, 10). Fratelli: siamolo con riconoscenza e con gioia!