Organizzata
dalla Consultazione Carismatica Italiana si è svolta recentemente
a Bari l'ottava edizione del Ritiro per un dialogo fraterno
che ha visto, per la prima volta nella storia dell'ecumenismo,
delle tre grandi famiglie evangeliche e la partecipazione di prestigiosi
esponenti italiani e stranieri della altre Chiese. È stato
un evento prestigioso, dal quale è emersa la necessità
di un impegno comune oltre la diversità.
Dal
18 al 20 febbraio, presso la Facoltà Ecumenica di Teologia
dellarcidiocesi di Bari, si è svolta lVIII
edizione del "Ritiro per un dialogo fraterno" che la
Consultazione carismatica italiana.
Quando
cominciò, questa esperienza di incontro fraterno tra i
carismatici del RnS della Comunità di Gesù di Bari
e i fratelli evangelici di radice pentecostale della Chiesa Evangelica
della Riconciliazione di Caserta, non era che un piccolo seme
gettato nel terreno del dialogo ecumenico. Questo piccolo seme
cominciò con la preghiera in comune e un dialogo di base
fondato sullamore e sul rispetto reciproco. Il Signore ha
guidato questo cammino che quest'anno ha visto insieme, per la
prima volta nella storia stessa dellecumenismo, il co-segretario
del Dialogo Vaticano-Pentecostale del Pontificio consiglio per
la promozione dellunità dei cristiani, p. Juan Usma
Gomez, il Centro Pro Unione, rappresentato da p. James Puglisi,
la Conferenza episcopale italiana rappresentata da mons. Giuseppe
Chiaretti, arcivescovo di Perugia e presidente della Commissione
episcopale per lecumenismo e il dialogo, il Rinnovamento
nello Spirito nella persona del suo Coordinatore nazionale Salvatore
Martinez, Paolo Ricca, già decano della Facoltà
Valdese di Teologia in Roma, P. Ioan Sauca, segretario per gli
Studi e le Relazioni ortodosse al Consiglio mondiale delle Chiese,
del Patriarcato ortodosso di Bucarest. LAlleanza Evangelica
italiana, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, lAssociazione
delle Chiese cristiane evangeliche in Italia, rappresentate rispettivamente
da: Gaetano Sottile, Domenico Tommasetto e da Romolo Ricciardiello.
Erano presenti molti pastori di Chiese pentecostali, metodiste,
valdesi ed evangeliche.
Matteo Calisi ha introdotto i lavori sottolineando come il movimento
pentecostale e carismatico suscitato dallo Spirito Santo, che
ora coinvolge circa seicento milioni di persone in tutto il mondo
(di cui ben centoventi milioni sono cattolici) sia stato un vero
shock per la Chiesa cui pone non pochi interrogativi sia per la
sua continua espansione sia per la vivacità dei suoi carismi:
è il più grande movimento di risveglio nella storia
del cristianesimo. Calisi ha ribadito come lesperienza carismatica
nella Chiesa Cattolica sia stata una spinta forte verso un cammino
di unità tra i cristiani che hanno le loro radici nella
comune esperienza del battesimo nello Spirito.
Salvatore
Martinez, ha ricordato la frase pronunciata dal Paolo VI allapertura
dellultima sessione del Concilio Vaticano II ed ha ribadito
come «chiuso il Concilio, comincia il respiro di Pentecoste»
che ha investito e sta investendo la Chiesa. Ha ricordato come
proprio nei giorni 17, 18 e 19 febbraio 1967, in occasione del
week end di Duquesne, cominciava nella Chiesa Cattolica lesperienza
carismatica.
Diversi
ma non divisi
Mons.
Chiaretti, nel suo intervento sul tema "Una sfida per lunità
dei cristiani nella Chiesa italiana", ha voluto anzitutto
sottolineare come dal mondo pentecostale è stata mutuata
la riscoperta dello Spirito Santo nellesperienza del vissuto
della Chiesa Cattolica e come la sfida, che è carismatico-pentecostale,
sia una risposta agli impulsi che vengono dallalto con la
conseguenza che la comune preghiera allo Spirito Santo è
una via obbligata per tutti e facilita i moti del cuore su cui
si fonda il vero ecumenismo. Lunità sarà realizzata
dallo Spirito Santo. Intanto, è necessario rompere le convenzioni
ed accettare gli altri senza polemiche.
Paolo
Ricca, ha sottolineato che il movimento pentecostale-carismatico
è la cosa più bella e più nuova fatta dallo
Spirito e pone alle Chiese della Riforma quelle sfide che le spingono
a prendere coscienza che non si deve più avere paura dello
Spirito Santo e della sua azione né delle diversità
perché si può essere diversi senza essere divisi.
Il
prof. Sauca, analizzando le sfide per il mondo ortodosso, ha dichiarato
che queste si sostanziano negli atteggiamenti che queste Chiese
nazionali ed autonome assumono quando vengono in contatto con
il Pentecostalismo e siano, a loro volta, pronte ad accogliere
i pentecostali che, invece, in America, stanno passano allOrtodossia.
Accettino lidea che ladorazione e la chiamata alla
santità non siano un fatto sacerdotale e di élite
ma di popolo e riconoscano che nel mondo ortodosso lesperienza
carismatica non può paragonarsi allesperienza pentecostale
in cui lesplosione dei carismi si realizza nel sacerdozio
comune dei fedeli e non solo in pochi iniziati. Il Pentecostalismo
è un ponte tra la teologia occidentale e quella orientale,
perciò tutti dobbiamo essere pronti ad attraversarlo per
incontrarci.
Per
p. James Puglisi, il Pentecostalismo è una sfida verso
la riflessione teologica: ciò si è verificato allinterno
della Chiesa Cattolica per opera del Rinnovamento Carismatico
che ha chiesto aiuto alla teologia per capire come nello Spirito
Santo si faccia effettivamente sintesi delle "teologie particolari"
approfondendo le tematiche delle missioni dello Spirito Santo
"fuori" della Trinità, dove fa nuove tutte le
cose anche in relazione al ruolo che egli ha avuto nellincarnazione
del Verbo e nel rapporto con Maria; ci rende adoratori e ci fa
comprendere la totale uguaglianza delle tre Persone Divine, il
che non è sempre presente nella teologia che spesso si
incentra nella sua riflessione su una delle tre trascurando le
altre.
P.
Juan Usma Gomez, dopo aver relazionato sullo stato di questo dialogo
al termine di quasi trentanni di colloqui in cui, partendo
dalla domanda: «Chi siamo?», si è giunti allapprofondimento
della storia della salvezza per scoprire che siamo Chiesa insieme,
ha sottolineato che il dialogo non è solo possibile, ma
necessario, per rimuovere stereotipi e farci riconoscere che Dio
ci vuole uniti. È, perciò, necessario rinnovare
la fede nello Spirito Santo e nella sua opera senza tralasciare
la potenza della altre Persone Divine. I Pentecostalismi ed i
pentecostali, pur essendo un movimento, devono prendere coscienza
di essere Chiesa per essere interlocutori validi nel dialogo.
La storia ci dice che essi hanno comunque una forte connotazione
ecclesiale. È allora necessario che i documenti formulati
insieme siano calati nelle realtà ecclesiali di base. Bisogna
essere cristiani in missione e, perché lannuncio
sia credibile, dobbiamo passare per il pentimento ed il perdono.
In
questo ecumenismo di popolo dove insieme si prega e si tessono
rapporti di amicizia e di stima reciproca, il Rinnovamento cattolico,
sia veicolo di spinta nelle comunità ecclesiali di base.
Uniti
per evangelizzare
Il
prof. Burgess, parlando dei pentecostali classici, ha detto che
va ricordato che le sfide più importanti vengono anzitutto
dalle loro peculiari caratteristiche oltre che da ragioni storiche.
Infatti essi, pur essendo nati ecumenici per antonomasia in quanto
movimento trasversale in tutte le chiese, nel tempo, si sono chiusi
in se stessi. Perciò devono capire che è necessario
dialogare e non fare dibattiti. Il dialogo porta a riflettere
su come definire il Corpo di Cristo, cioè la Chiesa, ricordando
che nessuno è depositario di tutta la verità. Basta
rileggere e approfondire la storia del Cristianesimo attraverso
la conoscenza del pensiero e delle opere dei Padri della Chiesa
per scoprire che lo Spirito Santo non è stato dato soltanto
nel primo secolo alla Chiesa delle origini e poi, dopo un silenzio
di duemila anni, ai pentecostali nel XIX secolo, ma è stato
sempre presente nella Chiesa e non è appannaggio del Pentecostalismo.
Lo Spirito è talmente libero per capire che la poteva toccare
come ha toccato anche "indigeni", persone e raggruppamenti
che sono chiamati "Non Denominazionali" i quali hanno
superato, e nella missione e nel numero, il Pentecostalismo classico
che non deve sentirsi per questo portato alla sfiducia, alla chiusura
e allintolleranza. La santità può esserci
anche nelle altre Chiese ed i santi sono patrimonio comune di
tutta la Chiesa. Non dobbiamo dimenticare che nel mondo vi sono
sei miliardi di uomini di cui solo il 30% sono cristiani e, degli
altri, un miliardo e settecento milioni non hanno mai sentito
parlare di Dio e di Gesù. Da questo discende che la missione
è fondamentale per i cristiani ed andare in missione non
significa rubare le pecore agli altri perché la missione
verso i non cristiani non è fare proselitismo. È
possibile evangelizzare bene solo se si è ecumenici e cioè
uniti, perciò levangelizzazione va condotta non gli
uni contro gli altri, non parallelamente, ma insieme. Essa consiste
nel diffondere il Vangelo di Cristo tra quelli che non lo conoscono
e comunicare al mondo le ricchezze di Cristo.
Concludendo
lincontro, Matteo Calisi, ha voluto anche ringraziare i
presenti ed i relatori dichiarando che «le differenze dottrinali
e disciplinari non possono impedirci di cogliere il richiamo potente
che a noi viene dalla riscoperta del fatto che Dio, in Cristo,
ci dona il suo Spirito damore e ci rende capaci di vivere
ogni giorno la gioia dellamore che si dona. Lecumenismo
è opera dello Spirito Santo: bisogna, umilmente e ardentemente,
offrirsi al suo soffio, abbandonarsi alla sua azione, credere
alla sua presenza operante in noi e in ciascuno dei nostri fratelli.
Se crediamo con fede viva nel Cristo risorto e vivente, le pietre
che sembrano ostacoli insormontabili rotoleranno via e Cristo
ci spalancherà le porte del terzo millennio dellunità
ritrovata».