rivista di marzo 2000


 

 

Una sfida per la teologia


Speciale ecumenismo o Gesù
(Nunzio Langiulli)

Organizzata dalla Consultazione Carismatica Italiana si è svolta recentemente a Bari l'ottava edizione del “Ritiro per un dialogo fraterno’ che ha visto, per la prima volta nella storia dell'ecumenismo, delle tre grandi famiglie evangeliche e la partecipazione di prestigiosi esponenti italiani e stranieri della altre Chiese. È stato un evento prestigioso, dal quale è emersa la necessità di un impegno comune oltre la diversità.

Dal 18 al 20 febbraio, presso la Facoltà Ecumenica di Teologia dell’arcidiocesi di Bari, si è svolta l’VIII edizione del "Ritiro per un dialogo fraterno" che la Consultazione carismatica italiana.

Quando cominciò, questa esperienza di incontro fraterno tra i carismatici del RnS della Comunità di Gesù di Bari e i fratelli evangelici di radice pentecostale della Chiesa Evangelica della Riconciliazione di Caserta, non era che un piccolo seme gettato nel terreno del dialogo ecumenico. Questo piccolo seme cominciò con la preghiera in comune e un dialogo di base fondato sull’amore e sul rispetto reciproco. Il Signore ha guidato questo cammino che quest'anno ha visto insieme, per la prima volta nella storia stessa dell’ecumenismo, il co-segretario del Dialogo Vaticano-Pentecostale del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, p. Juan Usma Gomez, il Centro Pro Unione, rappresentato da p. James Puglisi, la Conferenza episcopale italiana rappresentata da mons. Giuseppe Chiaretti, arcivescovo di Perugia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, il Rinnovamento nello Spirito nella persona del suo Coordinatore nazionale Salvatore Martinez, Paolo Ricca, già decano della Facoltà Valdese di Teologia in Roma, P. Ioan Sauca, segretario per gli Studi e le Relazioni ortodosse al Consiglio mondiale delle Chiese, del Patriarcato ortodosso di Bucarest. L’Alleanza Evangelica italiana, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, l’Associazione delle Chiese cristiane evangeliche in Italia, rappresentate rispettivamente da: Gaetano Sottile, Domenico Tommasetto e da Romolo Ricciardiello. Erano presenti molti pastori di Chiese pentecostali, metodiste, valdesi ed evangeliche.

Matteo Calisi ha introdotto i lavori sottolineando come il movimento pentecostale e carismatico suscitato dallo Spirito Santo, che ora coinvolge circa seicento milioni di persone in tutto il mondo (di cui ben centoventi milioni sono cattolici) sia stato un vero shock per la Chiesa cui pone non pochi interrogativi sia per la sua continua espansione sia per la vivacità dei suoi carismi: è il più grande movimento di risveglio nella storia del cristianesimo. Calisi ha ribadito come l’esperienza carismatica nella Chiesa Cattolica sia stata una spinta forte verso un cammino di unità tra i cristiani che hanno le loro radici nella comune esperienza del battesimo nello Spirito.

Salvatore Martinez, ha ricordato la frase pronunciata dal Paolo VI all’apertura dell’ultima sessione del Concilio Vaticano II ed ha ribadito come «chiuso il Concilio, comincia il respiro di Pentecoste» che ha investito e sta investendo la Chiesa. Ha ricordato come proprio nei giorni 17, 18 e 19 febbraio 1967, in occasione del week end di Duquesne, cominciava nella Chiesa Cattolica l’esperienza carismatica.

Diversi ma non divisi

Mons. Chiaretti, nel suo intervento sul tema "Una sfida per l’unità dei cristiani nella Chiesa italiana", ha voluto anzitutto sottolineare come dal mondo pentecostale è stata mutuata la riscoperta dello Spirito Santo nell’esperienza del vissuto della Chiesa Cattolica e come la sfida, che è carismatico-pentecostale, sia una risposta agli impulsi che vengono dall’alto con la conseguenza che la comune preghiera allo Spirito Santo è una via obbligata per tutti e facilita i moti del cuore su cui si fonda il vero ecumenismo. L’unità sarà realizzata dallo Spirito Santo. Intanto, è necessario rompere le convenzioni ed accettare gli altri senza polemiche.

Paolo Ricca, ha sottolineato che il movimento pentecostale-carismatico è la cosa più bella e più nuova fatta dallo Spirito e pone alle Chiese della Riforma quelle sfide che le spingono a prendere coscienza che non si deve più avere paura dello Spirito Santo e della sua azione né delle diversità perché si può essere diversi senza essere divisi.

Il prof. Sauca, analizzando le sfide per il mondo ortodosso, ha dichiarato che queste si sostanziano negli atteggiamenti che queste Chiese nazionali ed autonome assumono quando vengono in contatto con il Pentecostalismo e siano, a loro volta, pronte ad accogliere i pentecostali che, invece, in America, stanno passano all’Ortodossia. Accettino l’idea che l’adorazione e la chiamata alla santità non siano un fatto sacerdotale e di élite ma di popolo e riconoscano che nel mondo ortodosso l’esperienza carismatica non può paragonarsi all’esperienza pentecostale in cui l’esplosione dei carismi si realizza nel sacerdozio comune dei fedeli e non solo in pochi iniziati. Il Pentecostalismo è un ponte tra la teologia occidentale e quella orientale, perciò tutti dobbiamo essere pronti ad attraversarlo per incontrarci.

Per p. James Puglisi, il Pentecostalismo è una sfida verso la riflessione teologica: ciò si è verificato all’interno della Chiesa Cattolica per opera del Rinnovamento Carismatico che ha chiesto aiuto alla teologia per capire come nello Spirito Santo si faccia effettivamente sintesi delle "teologie particolari" approfondendo le tematiche delle missioni dello Spirito Santo "fuori" della Trinità, dove fa nuove tutte le cose anche in relazione al ruolo che egli ha avuto nell’incarnazione del Verbo e nel rapporto con Maria; ci rende adoratori e ci fa comprendere la totale uguaglianza delle tre Persone Divine, il che non è sempre presente nella teologia che spesso si incentra nella sua riflessione su una delle tre trascurando le altre.

P. Juan Usma Gomez, dopo aver relazionato sullo stato di questo dialogo al termine di quasi trent’anni di colloqui in cui, partendo dalla domanda: «Chi siamo?», si è giunti all’approfondimento della storia della salvezza per scoprire che siamo Chiesa insieme, ha sottolineato che il dialogo non è solo possibile, ma necessario, per rimuovere stereotipi e farci riconoscere che Dio ci vuole uniti. È, perciò, necessario rinnovare la fede nello Spirito Santo e nella sua opera senza tralasciare la potenza della altre Persone Divine. I Pentecostalismi ed i pentecostali, pur essendo un movimento, devono prendere coscienza di essere Chiesa per essere interlocutori validi nel dialogo. La storia ci dice che essi hanno comunque una forte connotazione ecclesiale. È allora necessario che i documenti formulati insieme siano calati nelle realtà ecclesiali di base. Bisogna essere cristiani in missione e, perché l’annuncio sia credibile, dobbiamo passare per il pentimento ed il perdono.

In questo ecumenismo di popolo dove insieme si prega e si tessono rapporti di amicizia e di stima reciproca, il Rinnovamento cattolico, sia veicolo di spinta nelle comunità ecclesiali di base.

Uniti per evangelizzare

Il prof. Burgess, parlando dei pentecostali classici, ha detto che va ricordato che le sfide più importanti vengono anzitutto dalle loro peculiari caratteristiche oltre che da ragioni storiche. Infatti essi, pur essendo nati ecumenici per antonomasia in quanto movimento trasversale in tutte le chiese, nel tempo, si sono chiusi in se stessi. Perciò devono capire che è necessario dialogare e non fare dibattiti. Il dialogo porta a riflettere su come definire il Corpo di Cristo, cioè la Chiesa, ricordando che nessuno è depositario di tutta la verità. Basta rileggere e approfondire la storia del Cristianesimo attraverso la conoscenza del pensiero e delle opere dei Padri della Chiesa per scoprire che lo Spirito Santo non è stato dato soltanto nel primo secolo alla Chiesa delle origini e poi, dopo un silenzio di duemila anni, ai pentecostali nel XIX secolo, ma è stato sempre presente nella Chiesa e non è appannaggio del Pentecostalismo. Lo Spirito è talmente libero per capire che la poteva toccare come ha toccato anche "indigeni", persone e raggruppamenti che sono chiamati "Non Denominazionali" i quali hanno superato, e nella missione e nel numero, il Pentecostalismo classico che non deve sentirsi per questo portato alla sfiducia, alla chiusura e all’intolleranza. La santità può esserci anche nelle altre Chiese ed i santi sono patrimonio comune di tutta la Chiesa. Non dobbiamo dimenticare che nel mondo vi sono sei miliardi di uomini di cui solo il 30% sono cristiani e, degli altri, un miliardo e settecento milioni non hanno mai sentito parlare di Dio e di Gesù. Da questo discende che la missione è fondamentale per i cristiani ed andare in missione non significa rubare le pecore agli altri perché la missione verso i non cristiani non è fare proselitismo. È possibile evangelizzare bene solo se si è ecumenici e cioè uniti, perciò l’evangelizzazione va condotta non gli uni contro gli altri, non parallelamente, ma insieme. Essa consiste nel diffondere il Vangelo di Cristo tra quelli che non lo conoscono e comunicare al mondo le ricchezze di Cristo.

Concludendo l’incontro, Matteo Calisi, ha voluto anche ringraziare i presenti ed i relatori dichiarando che «le differenze dottrinali e disciplinari non possono impedirci di cogliere il richiamo potente che a noi viene dalla riscoperta del fatto che Dio, in Cristo, ci dona il suo Spirito d’amore e ci rende capaci di vivere ogni giorno la gioia dell’amore che si dona. L’ecumenismo è opera dello Spirito Santo: bisogna, umilmente e ardentemente, offrirsi al suo soffio, abbandonarsi alla sua azione, credere alla sua presenza operante in noi e in ciascuno dei nostri fratelli. Se crediamo con fede viva nel Cristo risorto e vivente, le pietre che sembrano ostacoli insormontabili rotoleranno via e Cristo ci spalancherà le porte del terzo millennio dell’unità ritrovata».