rivista di marzo 2000


 

 

Giubileo, tempo di preghiera


Sulle orme dello Spiritoo Gesù
(Salvatore Martinez - Coordinatore Nazionale del RnS)

Il tempo giubilare è anche occasione propizia per una revisione di vita più profonda. Da questo numero avvieremo una rilettura della nostra specifica esperienza carismatica, una revisione spirituale del nostro bagaglio di vita comunitaria volta a risvegliare lo stupore per l'opera che lo Spirito Santo attesta in ciascuno di noi e nelle nostre realtà locali. Il futuro del Rinnovamento, nella chiesa e per il mondo, non può prescindere da questo impegno di conversione permanente. Sottoponiamoci, allora, al vaglio della Parola e «riflettiamo bene sui nostri comportamenti».
(cfr Ag 1, 3-14)


È davvero amore esclusivo?
L'anno giubilare è il tempo favorevole in cui rinnovare il nostro amore esclusivo per il Signore: Dio ci ama di un amore di predilezione, di un amore passionevole che non accetta facili e mondani rinnegamenti. «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi... santificate i vostri cuori... umiliatevi davanti al Signore ed egli vi esalterà» (cf Gc 4, 5.8.10).

Poniamoci subito alcune semplici, ma fondamentali domande: quanto è dominante la signoria di Gesù nella nostra vita? Dove riposa la nostra mente, il nostro cuore, la nostra volontà? Sentiamo crescere dentro di noi, giorno dopo giorno nel nostro cammino di conversione, il desiderio di una vita spirituale più intensa, rigenerata dalla pratica della preghiera? Purtroppo è possibile essere inseriti in una comunità eppure vivere d'altro rispetto a ciò che il Signore desidera da noi. È altresì possibile darsi molto da fare per l'avanzamento del Regno di Dio, ma non conoscere una vera, forte esperienza personale di Dio.

Una regola aurea merita di essere riaffermata: l'andamento della vita della Chiesa e l'accrescersi del Regno di Dio dipendono, ancor prima di ogni opera buona, dalla corrispondenza interiore alle grazie spirituali che lo Spirito Santo accorda a chi si sforza di "entrare" nella vita di Dio mediante la preghiera.

Pregare è respirare nella grazia

È questo l'unico modo insegnatoci dalle Scritture per mettere in relazione Dio e il nostro cuore. Chi non prega non è capace d'amare. Nella relazione "cuore a cuore" con Dio la nostra fonte umana d'amore si rigenera alla Fonte di Dio, alla fonte inesauri bile di carità spirituale che sola può renderci disponibili ad amare e audaci nel dilatare gli spazi d'amore del nostro cuore. Chiediamoci: sono debole nell'amore? È segno che la preghiera si sta infiacchendo. Non avverto lo slancio a "ritornare" sui fallimenti d'amore registrati nella mia vita? E segno che lo Spirito non trova spazio sufficiente nel mio cuore per "ricordarmi" le ragioni dell'amore, il cui confine è nella croce, "misura" del mio amore personale per Dio e "specchio" della mia sequela a Gesù. Solo la preghiera è capace di allargare lo stretto ambito degli interessi personali per misurarli con i bisogni della Chiesa e del mondo. Solo la preghiera sa offrirci la "passione" vera per l'uomo, la stessa di Cristo, così che ogni bene di questa terra abbia il sapore delle cose celesti.

Quale atteggiamento, allora, assumere? Lasciamoci guidare dalla Parola che ci esorta a ritrovare l'intimità con Dio e la giusta adesione alle sue attese su di noi:

  • «Esaminiamo la nostra condotta, scrutiamola, ritorniamo al Signore. Innalziamo i nostri cuori al di sopra delle mani, verso Dio nei cieli» (Lam 3, 40-41).
  • «Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia salmeggi...
    Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza. Elia era un uomo della nostra stessa natura: prego intensamente che non piovesse e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi...» (cf Gc 5, 13-19).
  • Sul monte degli Ulivi, in ginocchio «Gesù, in preda alla angoscia, pregava più intensamente... Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione"» (cf Lc 22, 39-46).

La nostra vita come “tempo di Dio”

La preghiera è la gratuità dell'uomo verso Dio, è il modo più autentico per essere visti da Dio e per vedere Dio. Quanto tempo perduto, quante fatiche inutili senza perseveranza nell'intimità con Dio che solo Spirito Santo sa realizzare. Solo nella preghiera abbiamo la garanzia della presenza dello Spirito che ci parla interiormente, che ci rinnova a partire dal cuore, che "geme" nel nostro intimo facendoci esprimere al Padre ciò che con il nostro linguaggio umano non è dato di comprendere e di esprimere (leggere in proposito Rm 8, 1-27). Lo Spirito rende la vita di chi lo accoglie, nella preghiera, un tempo unico. Chi vive nello Spirito non ha "tempi", ma vive il "tempo di Dio", vive di Dio, diviene egli stesso lo spazio e il tempo di Dio su questa terra. Perché il mondo piange? Perché non vede Gesù e non è entrato nel tempo di Dio.

Lo Spirito ci fa pregare da figli

Quando preghiamo, spesso, non ci lasciamo guidare dallo Spirito nella giusta intimità con il Padre, così che la nostra voce non giunge al cielo nella confidenza filiale che Gesù ha promesso ai suoi discepoli. Vediamo, allora, quattro principi evarlgelici che mai devono essere trascurati quando preghiamo. Gesù stesso, nei Vangeli, ci ha lasciato molti insegnamenti per comprendere come la nostra preghiera può risultare gradita al Padre. Ma senza lo Spirito, mai dimenticarlo, «nulla è nell'uomo, nulla senza colpa».

1) Si prega nel nome di Gesù
È il lasciapassare divino, la nostra apertura di credito presso la banca celeste. Solo nel Figlio siamo riconosciuti figli dal Padre; solo chi ha Gesù nel cuore può averlo anche sulle labbra, efficacemente, presso il Padre. Lo Spirito «testimonia al Padre che siamo Figli» (cf Rm 8, 14-17): condizione indispensabile è avere accettato personalmente il sacrificio di Gesù per potere meritare già su questa terra dei benefici conseguiti da Gesù con la sua morte e risurrezione. «Perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda» (cf Gv 15, 16).

2) Si prega con fede
Bisogna credere nelle promesse di Gesù e quando ci si sente sfiduciati chiedere allo Spirito, che è la memoria vivente di Gesù, di ricordarci che in Dio c' è solo "amore e fedeltà". La causa di una crescente incredulità, che attenta al primo e al secondo comandamento divini inscritti nel cuore dei battezzati, derivano dal dubbio che Dio ci ami e che sia veramente fedele nell'amore. Il diavolo è il padre del dubbio; semina menzogne che inquinano la nostra fede, al punto da indebolirla, fino a spegnerla. Abbiamo Cristo e la sua Parola! Si prega, allora, "seduti in Cristo" (cf Ef 2, 4-7). Bando a tutto ciò che non salva: idolatrie, tecniche umane, influssi di pratiche orientali. «Manteniamo ferma la professione della nostra fede... Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno» (Eb 4, 14-16).

3) Si prega con insistenza
La cultura consumistica ed edonistica imperanti sono la causa della scarsa costanza che abbiamo nella preghiera. Molti cercano un dio che risponda puntualmente ad ogni desiderio ora, presto e in tutto. Nella preghiera lo Spirito non ci aiuta soltanto a dialogare con il Padre, ma mira a rafforzare nel nostro cuore il rapporto con lui. Se lo Spirito guida la nostra preghiera ci dà anche di essere perseveranti come si addice ai veri “amici”, altrimenti di Dio ci si stancherà presto. Dialogare con Dio non significa ancora essere in una relazione di reciprocità con lui, cioè avere disponibilità ad ascoltare la “voce di Dio” o sapere attendere quando registriamo il “silenzio di Dio”. Pregare non è come pagare una tassa, cioè assolvere ad un obbligo di tanto in tanto per adempiere alla giustizia. La giustizia di Dio è un'altra cosa: Dio si compiace delle anime che non si stancano di “bussare” al suo cuore, che non mettono limiti di tempo all'intervento di Dio, che perseverano pazientemente fino a commuovere il suo cuore. Purtroppo sono pochi gli amici di Dio e molti di più i clienti; i primi contemplano la ricchezza della sua grazia, i secondi mirano alla grazia delle sue ricchezze. «E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano notte e giorno verso di lui, e li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia prontamente» (Lc 18, 7-8).

4) Si prega concordemente
Spesso la nostra preghiera comunitaria rimane inesaudita, perché manca dell'“accordo dei cuori”. Non si tratta soltanto di fare cerchio intorno ad una intenzione di preghiera, quanto di verificare se siamo in pace gli uni con gli altri (cf Mc 9, 50). Si tratta, allora, di rimuovere gli ostacoli che ci sono fra di noi, perché circoli l'amore di Dio e lo Spirito ci renda un sol corpo per rivolgerci al Padre. Ci si dice in comunione a partire dai cuori e non dalle necessità esteriori che ci fanno entrare in sintonia per pregare: Dio guarda sempre il nostro cuore e ci chiede di essere sempre riconciliati con lui e fra di noi. «Se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà» (cf Mt 18, 19).