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Una sfida per la storia 
Simposio sul tema: "Il discernimento applicato alla storia, lettura dei segni dei tempi"
Conferenza Nazionale Animatori 2012 - Flavio Felice - Clicca per ingrandire...

«È tempo di non rimanere nella tenda, ma di andare al centro del villaggio»: con una citazione di don Patrizio Rota Scalabrini tratta dal Libro dei Numeri (cf 11, 25-29), il direttore Marcella Reni ha introdotto il simposio sul discernimento applicato alla storia quale lettura del segno dei tempi. Relatore Flavio Felice, storico, professore ordinario di Dottrine economiche e politiche alla Pontificia università lateranense, che si è inserito nel pomeriggio simposiale come "uomo spirituale" impegnato a leggere i segni dei tempi. Nella prospettiva dell'Anno della fede e della Nuova evangelizzazione, l'intervento di Felice si pone quale interessante momento di discussione e confronto per quanti, tra gli animatori, si proiettano nella responsabilità: formare attraverso il discernimento, la profezia, la liberazione è fondamentale per «una evangelizzazione che sia nella Chiesa per andare nel mondo», ha concluso il Direttore RnS presentando il simposio. «Questo tema è una sfida - è l'esordio del Relatore - ed è una sfida che ci interpella. Per questo è importante che la questione del discernimento sia posta sotto quattro profili: teologico, sociologico, antropologico, storico-politico».

Può l'uomo spirituale leggere i segni dei tempi? E può il discernimento essere una guida per comprendere a fondo e dal di dentro temi profondi di carattere non prettamente religioso e coniugarli in nome del cristianesimo? Cos'è in effetti il discernimento? Null'altro che rendersi sensibili all'azione dello Spirito nella comunità di oggi ed essere consapevoli della capacità di "comprendere agendo e agire comprendendo". In che modo l'uomo arriva a concepire il discernimento attraverso la lunga storia della civiltà?

Il discernimento come azione teologale non è esercizio della mera arte del "buon consiglio": «è un atto teologale a tutti gli effetti, che investe la nostra conoscenza di Dio Padre, nonché la capacità di rendere ragione della nostra fede». La capacità di discernimento implica il saper leggere il segno per eccellenza dei cristiani: riconoscere nel simbolo della Croce la figura del Figlio di Dio e asserire in questo modo a una dovuta preparazione nella Sapienza della Croce, senza la quale ogni speranza di discernimento è vana. E assumerla a fondo non significa altro che condividerla: accedere alla Sapienza della Croce è compito di ogni individuo di una comunità e, dovere ancora più importante nella vita cristiana, è il saper accettare la condivisione della Sapienza per il bene comune. Amarci come Dio ci ha amato significa arrivare a un annullamento di sé, essere pronti a morire per il fratello e a salire con lui sulla croce.

In secondo luogo, Flavio Felice parla del discernimento come assunzione di responsabilità: «è un atto teologale compiuto da un soggetto creato a immagine e somiglianza di Dio, dunque per vocazione chiamato a partecipare all'opera creatrice del Padre e a rispondere di tale mandato al Padre e al prossimo. Questo significa essere responsabili: saper dare una risposta a questo alto mandato».

Terzo aspetto è il discernimento come massima espressione della libertà di coscienza. «Si tratta di una questione molto delicata: la coscienza educata e orientata dalla fede risponde alla chiamata del Padre con un'"eccomi" che non ammette intromissioni da parte di nessuno che non sia in sintonia con il Padre, ossia che non sia disposto a salire sulla croce insieme al prossimo. La persona educata alla fede esprime il suo fiat anche se imprigionata: in tal senso, non esiste una comunità e un'autorità all'interno della comunità che possa intorbidire la cristallina freschezza di un sì pronunciato da chi esprime l'immagine e la somiglianza del Padre Celeste». Le radici, i fondamenti del cammino cristiano, pure se calpestati e danneggiati nel corso della storia, non hanno mai ceduto: ragione critica, pluralismo, tolleranza, presa di coscienza e altruismo sociale, costituiscono la base della comunità. In quanto composta da individui pensanti e agenti, Dio ci invita ad amare il prossimo singolarmente preso, non la comunità.

Quarto aspetto è il discernimento come fondamento dell'azione politica dei cristiani. «In un momento di così grave crisi spirituale, i cristiani sono chiamati a esprimere con la propria vita e le proprie scelte la rilevanza della loro presenza nei particolari mondi vitali. Le considerazioni sul discernimento come atto teologale approdano sulle sponde della riflessione, della rilevanza politica e sociale del vivere cristiano, della sua capacità di essere sorgente di istituzioni politiche, economiche, sociali, ecclesiali, nelle quali il cristiano possa praticare la virtù delle virtù, la caritas, che è il nome più intimo di Dio Padre: con esso si manifesta la verità sull'uomo in quanto creato a somiglianza e immagine di Dio Amore».

Nel dibattito scaturito dal simposio, spazio a una interessante discussione su questioni pratiche e di vita quotidiana inerenti bene comune, impegno politico, crisi economica, reciprocità e libertà di culto.

Damiano Mattana
Elsa De Simone

(03.11.2012)