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Santi perché amati per grazia 
Sintesi della relazione di Padre Ermes Ronchi
Ermes Ronchi 290412 - Clicca per ingrandire...È stato Padre Ermes Ronchi, predicatore e scrittore, a introdurre il tema della seconda giornata di Convocazione, dedicata alla misericordia di Dio che perdona e riconcilia, libera e guarisce.

«È bello iniziare avvolti e sorretti dal vento di Dio - ha affermato Ronchi, al termine dell'invocazione dello Spirito Santo prima del suo intervento. È la vostra fede che rafforza la mia, per questo sono qui, per essere rafforzato nella mia fede dalla vostra fede». Fiducia, grazia e misericordia sono le parole chiave che hanno guidato la relazione sul tema "Accostiamoci con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia..." (Eb 4, 16a). Senza paura alcuna, proprio come dice Dio: "Non temere, non avere paura".

«Adamo - ha spiegato Ronchi - fugge perché spaventato, e la paura lo paralizza, neppure immagina la misericordia. In questo caso, la paura non ha più fiducia nel Creatore e ha la sua radice nel peccato di fede, che è peccato di fiducia. Eva e Adamo credono all'immagine deviata che gli offre il serpente, immagine perversa di Dio che ruba libertà invece che offrire possibilità, un Dio di cui non fidarsi. E sbagliarsi su Dio è il peggio che possa capitare - ha proseguito il Predicatore - perché, conseguentemente, ci si sbaglia su tutto, sulla storia, su se stessi, sul bene, sul male e sulla vita. La donna e l'uomo non si sono fidati di Dio eppure lui si fiderà di loro, inventandosi l'Incarnazione. Si fiderà al punto da consegnarsi nelle loro mani, inerme, vulnerabile, bisognoso e incapace di tutto: un bimbetto che piange. Si mette nelle mani di una "ragazzina" e di un uomo ferito nel suo amor proprio, un'incerta fragile coppia, poche possibilità, anche solo di nascere, eppure si fida e la "ragazzina" dice sì e impara a fare la madre e l'uomo dice sì e da quel momento fa il padre. Dio si mette nelle loro mani e si compie il miracolo: il Creatore che si fida fino in fonda della sua creatura. Con il Natale è già ricucito lo strappo originario: un rammendo invisibile ha coperto il buco della trama d'amore tra Dio e l'uomo, e il filo che rammenda il peccato e la paura si chiama fiducia, perché la fiducia è già amore. E quando quel bimbo bisognoso crescerà, sarà maestro di libertà, spalancherà finestre, sarà vento nelle vele e liberatore di energie creative».

Ermes+Ronchi+290412Così è spiegata l'importanza di accostarci con piena fiducia alla Misericordia. «Non restiamo lontani - ha esortato padre Ronchi -, ma seguiamo i sentieri del cuore che ci portano verso il trono della grazia. La metafora del trono immagina un Re che governa e decide, Re di grazia, che è la "signora del mondo", del cosmo e della storia. Sul nostro andare, sul nostro smarrirci, sul nostro ritrovarci, veglia una benedizione, un sorriso, una benevolenza. In questo mondo di disgrazie è possibile trovare grazia, che è la bellezza di Cristo, la carezza di Dio e canale di accesso a lui che si offre». E qualcosa della grazia si può imparare rileggendo l'Annunciazione. «Maria - ha spiegato il Relatore - è riempita di grazia perché è piena della benevolenza, della simpatia e della tenerezza di Dio che per primo le ha detto sì. Tutti siamo amati così come siamo, ognuno riempito di cielo e di grazia. E che io sia amato dipende da Dio, non da me. Anche la Riscopriamo la nostra identità: santi perché amati per grazia».

Dalla grazia si giunge poi alla misericordia. «Il Padre di ogni misericordia è Dio. La misericordia per eccellenza - ha aggiunto Ermes Ronchi - si realizza nel grembo di una donna che riceve un seme e restituisce un frutto. Maria è madre di misericordia perché accoglie il Figlio di Dio. Anche noi dobbiamo essere misericordiosi con Dio. Accogliere Dio è aiutarlo ad incarnarsi in questo mondo per dare carne, corpo, importanza e spessore alla sua Parola. Il rapporto uomo-Dio non è dare-avere, né dare a ciascuno il suo. Che io sia salvo, non dipende dal fatto che io amo Dio, ma dal fatto che egli ama me. La giustizia di Dio è salvare, non punire. Nella Bibbia ci accorgiamo che all'uomo non è chiesto di scontare il peccato, ma di confessarlo. Misericordia, quindi, non è semplice perdono dei peccati, ma esprime il compito di madre che Dio ha nei nostri confronti. La sola legge è che l'uomo viva: "Vai e non peccare più". Queste sono le parole che nel Vangelo bastano a cambiare una vita».

Laura Gigliarelli

(29.04.2012)