“Le Misericordie del Signore non sono finite” (Lam 3,22-a): un bagno rigenerante di guarigione e liberazione nelle braccia di Dio Padre. Con questa promessa di restaurazione è iniziato il weekend per gli animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo del Lazio, un tempo di preghiera per tornare nei gruppi, nelle parrocchie e nelle diocesi, vivificati e rinnovati al servizio nella vigna del Signore. L’incontro si è svolto il 24 e il 25 marzo, presso il Centro Giovanni XXIII a Frascati (RM) dove erano presenti circa 600 animatori dei gruppi e delle comunità del Lazio.
Siate santi!
Ad aprire la prima giornata di ritiro un momento forte di preghiera per invocare da subito la misericordia, la grazia e la bontà di Dio. «Oggi – ha dichiarato il coordinatore regionale don Patrizio Di Pinto – inizia il nostro giubileo. Un week end per vincere ogni tentazione del male con un’intenzione speciale: siate santi perché io, il vostro Dio, sono Santo». Una santità da accogliere con atteggiamento adorante. È così che “le ombre svaniscono”. Poi la promessa di fede del Signore: “Li guarirò dalle loro infedeltà, li amerò di vero cuore” (Os 14, 5). Una vita che risorge a vita nuova grazie alla presenza di Maria, che è regina della pace.
Conclusa la preghiera comunitaria carismatica, il coordinatore nazionale Mario Landi ha portato il suo saluto. «C’è un’infedeltà personale e comunitaria – ha detto – e in questi giorni il Signore vuole guarire tutto di noi. Sono venuto a portare un annuncio di gioia, “un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 19), un anno giubilare per il Rinnovamento che servirà a “rimettere in libertà gli oppressi”».
«Quello che viviamo – ha aggiunto Maura Cattani del Comitato regionale di servizio – è come un tuffo nel cuore trinitario di Dio. Il Signore ci invita ad entrare nel suo grembo per rigenerarci come figli e poi come animatori». A guidare questi due giorni di ritiro, sono stati invitati due membri anziani del Rinnovamento, entrambi hanno fatto parte del Comitato nazionale di servizio, Maria Tortonese e Fabio Calandrella, al quale è stata affidata la relazione di apertura, dedicata proprio alla Misericordia di Dio nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Ma prima la raccomandazione: «Spogliatevi di tutto quello che sapete per diventare come bambini e essere solo quello che il Signore vuole».
«Parlare di Misericordia – ha spiegato Calandrella – significa non avvicinarsi a una parola ma ad una Persona. Padre, Figlio e Spirito Santo sono una relazione che genera Misericordia e l’origine di questa grazia nasce dal Padre, magnanimo e dal cuore grande. Dio, in particolare, è longanime, allarga il suo cuore per fare entrare tutto. Dio propone e il Figlio abbraccia questa Misericordia nella sua fedeltà. Gesù per esperienza personale è in grado di seguire gli uomini, incarna la Misericordia del Padre, in quanto lui stesso è stato provato su ogni cosa a somiglianza di noi. E proprio perché ha fatto esperienza della debolezza umana, Gesù è in grado di comprendere la nostra. Interviene poi l’azione dello Spirito Santo attraverso grazia, amore e comunione».
A conclusione della mattinata è stata celebrata la S. Messa presieduta dal vescovo di Frascati Raffaello Martinelli. «Un popolo – ha detto don Patrizio – radunato attorno al suo Pastore».
«È Dio che perdona i peccati per la potenza dello Spirito Santo – ha affermato il Vescovo – che è potenza d’amore. Quello che opera e agisce è l’amore del Padre che a noi si è donato nella Misericordia del Figlio». Al termine della Celebrazione, il grazie del Coordinatore regionale: «Accogliamo la sua parola Eccellenza e ci impegniamo con fede a dire il nostro “sì” al Signore in un atteggiamento di obbedienza continua».
Lasciamoci guardare da Dio
Il percorso nel pomeriggio è ripreso con l’esperienza spirituale pensata per entrare nella Misericordia e accogliere il dono di Dio su ciascuno. Guarigione spirituale, fisica, morale e fraterna. «Immaginiamo – ha esortato Maria Tortonese – di essere alla presenza della Trinità per incamminarci verso la Misericordia di Dio. Siamo qui per lasciarci incontrare dalla dolcezza e dalla tenerezza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Uno sguardo che vede le nostre necessità e bisogni. Oggi – ha continuato – chiediamo al Signore di essere nello sguardo creatore di Dio che fa nuova la nostra realtà».
«Senza affrettare i tempi – ha aggiunto Calandrella – lasciamoci guardare da Dio. È questo il momento della fermata per essere avvolti da questo sguardo che diventa forma del nostro Spirito e della nostra paura. Per la strada che stiamo percorrendo, lasciamoci guardare adesso. Senza pensare al passato, ma alla storia nuova che il Signore vuole con noi. Il Signore – ha proseguito – desidera guarirci dal non perdono verso noi stessi, per lasciarci rivestire del nostro ruolo di figli di Dio per riprendere una vita vera, autentica e senza difese». A concludere la preghiera un lungo tempo d’intercessione per la consolazione dei cuori.
Una fonte di acqua viva per tutti
Con la preghiera carismatica è iniziata la seconda giornata di ritiro. «Oggi – hanno annunciato i fratelli del Comitato regionale – siamo convocati come famiglia, in un tempo nuovo di lode e di benedizione. Si allieta il cuore di Gesù nel farci misericordia. La Trinità si rallegra per questo popolo che dall’esilio torna a casa». Si tratta di un amore che lascia meravigliati, nella fede di un Dio che ama personalmente e insiste sulla santificazione, una guarigione da tutto ciò che rende gli uomini lontani e impuri. Una liberazione da accogliere per opera dello Spirito di Dio. E poi – da parte del Comitato – l’invito a rinnovare il sigillo battesimale per rinunciare a ogni forma di tentazione e di peccato. Segnati con un segno di croce sulla fronte per essere liberati, consolati e guariti, gettati nelle braccia del Padre con lo spirito di un bimbo.
Terminato il momento di preghiera, il tema della Misericordia nella relazione fraterna, sponsale e filiale, è stato al centro dell’intervento di Fabio Calandrella. «Una relazione – ha annunciato – diventa di Koinonia e di misericordia quando accolgo la mia miseria e arrivo a capire la sacralità della miseria dell’altro».
A partire dalla parola di Ezechiele (cf Ez 34, 11-16), è stata Maria Tortonese a soffermarsi, invece, sulla Misericordia del “pastore” che passa in rassegna il suo gregge. «La prima azione che un pastore deve compiere – ha spiegato – è cercare e non aspettare che l’altro arrivi. È mettersi in viaggio, frugare, fino a trovare la pecora per averne cura. Il Signore cura quella ‘malata’, la fascia e la guarisce. Ancora tocca la ‘grassa’ e la ‘forte’, ossia chi si trova in un tempo di benessere da accogliere nell’infinita bontà di Dio. Ciascuno di noi diventa pecora amata». E poi come Maria, in preghiera, per accogliere nel cuore il progetto di Dio, aderendo alla sua volontà. Un’invocazione potente dello Spirito Santo per rendere ognuno capace di dire “sì”. Così una fonte d’acqua viva è scesa sul Comitato Regionale, in ginocchio, stretti gli uni agli altri, per rinnovare la loro chiamata. Lo Spirito ha riempito poi il cuore dei diocesani. In una grazia che non finisce e che si è riversata anche su tutti i delegati regionali. Poi l’intercessione sui pastorali, allontanando ogni forma di divisione per entrare nell’eternità di Dio. Infine, tutti insieme sugli animatori e poi sui fratelli e le sorelle dei propri gruppi. Uniti come stirpe di Dio. La mattinata si è conclusa con le testimonianze di forza, di guarigione e di liberazione e un forte grazie a Dio.
Mostrare al mondo il Volto di Dio
L’ultimo momento vissuto prima dei saluti è stata la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Patrizio Di Pinto. «Un’Eucaristia – ha detto il Coordinatore regionale – come inno di ringraziamento al Signore: rendere grazie a Dio perché Dio ci ha fatto grazie. Il Signore – ha concluso nell’omelia – dimentica le iniquità del suo popolo per un’alleanza eterna, realizzata attraverso la gloria della croce. Nel momento in cui il chicco di grano muore produce frutto. È l’ora di Gesù, l’ora della passione e della glorificazione, affrontata nella debolezza con la forza dell’amore. È il nostro amore in Cristo che vince ogni opera del male. Incontrare Gesù significa scelta di vita che si fa dono per gli altri. Nel mondo scristianizzato farsi dono significa far vedere a tutti il volto di Cristo. Questo deve essere il nostro impegno. Noi cristiani dobbiamo ridare al mondo la voglia di Dio. Oggi solennemente davanti all’altare dobbiamo prenderci questo compito. Questo deve accadere in noi e attraverso di noi. Amen!».
Laura Gigliarelli