Si apre con la Concelebrazione eucaristica la XVI
Assemblea del RnS, convocata
a Sacrofano dal 24
al 26 gennaio, sul tema “Tutti sapranno che siete miei discepoli se avrete
amore gli uni per gli altri” (Gv 13, 35). Evangelizzare è amare (Papa Francesco, 8 Giugno 2019).
Un’occasione importante per confermare il servizio di
corresponsabilità, dopo una lunga stagione di rinnovo degli Organismi di
servizio pastorale, inaugurata con l’elezione del Comitato nazionale di
Servizio, nell’aprile scorso e conclusa all’indomani della 43^ Conferenza
Nazionale Animatori (novembre 2019). Il vescovo di Rieti, mons. Domenico
Pompili, invitato a presiedere la celebrazione, ha salutato con affetto i
presenti, giunti da tutta Italia: «Celebriamo oggi la Santa Messa per la Nuova
Evangelizzazione e lo facciamo nel giorno in cui la Chiesa fa memoria di san
Francesco di Sales, vissuto in un contesto di grande contrapposizione tra
cattolici e protestanti. Uomo con grande
capacità di mediazione, soleva dire che “si prende di più grazie a una goccia
di miele che attraverso un barile di aceto. Un invito – ha detto don Domenico -
che non è buonista ma che ci introduce a questo incontro nel ribadire
l’importanza della qualità delle nostre relazioni interpersonali».
Nella sua omelia, il vescovo di Rieti commentando il Vangelo
(Lc 4, 14-22b), inquadra la situazione vissuta da Gesù, quando nel giorno di
sabato, si reca nella sinagoga di Nazaret, proclama la Scrittura, riavvolge il
rotolo e siede: «Qui il testo evangelico – osserva - fotografa il momento in
cui gli occhi di tutti sono fissi su di lui. Non potrebbe esserci descrizione
migliore di cosa è la Chiesa: uno sguardo fisso su Gesù. Questo è lo sguardo
che decide della Chiesa». Assumendo il fatto che in questa società la Chiesa
cattolica rappresenta una minoranza, in un contesto sempre più diversificato e
plurale, il Vescovo ha affermato che «chi non accetta questa sfida tende a
rifugiarsi nel passato», tende a fare quell’operazione che il sociologo tedesco
Zygmunt Bauman «definiva “retrotopia”, inutile come l’utopia: «un torcicollo
che ci porta a guardarci sempre indietro al tempo tutto sembrava bello». Si
rende ormai necessario accettare la sfida, in un tempo in cui «Dio sembra
essere scomparso dall’orizzonte della vita, in cui la parola stessa “Dio” è
equivoca… in cui la Chiesa “non se la passa molto bene”, perché nei suoi
riguardi all’ostilità sembra avere fatto seguito l’indifferenza».
La sfida è dura ma si può vincere, perché, dice don
Domenico, «tra Dio e la Chiesa c’è una realtà che si chiama Gesù Cristo, che è
ancora capace di attrarre a sé, di suscitare attenzione. E se Gesù è “la buona
notizia”, il “tramite necessario attraverso il quale la Chiesa si raduna”, noi
non si potrà favorire questo cammino se si è superficiali, se si è sballottati
dalle proprie passioni o ambizioni, se non si è capaci di essere raccolti: «Per
poter raccogliere è necessario essere persone raccolte, andare all’essenziale,
ritrovarsi al livello di profondità dell’esistenza… Essere raccolti – dice –
significa non improvvisare le riposte, implica la capacità di penetrazione delle
domande di senso, richiede una qualità, quella di abitare con se stessi, abitare secum, di non vivere solo fuori,
ma vivere anche all’interno, imparando a dare del “tu” alla nostra anima». Dunque
essere indipendenti dalle circostanze sempre mutevoli, persuaderci che ciò che
conta non è fare tante cose, ma tutto intensamente: non multa sed multum. «Quando sappiamo fare questo – osserva mons.
Pompili - gli altri se ne accorgono, si chiedono come sia mai possibile questo
modo di vivere sereno, pacificato, non nevrotico».
Nella sua conclusione, mons. Pompili individua uno specifico
mandato per il Rinnovamento: «Che ciascuno di voi possa fare una nuova
esperienza dello Spirito, per essere al tempo stesso carismatici e missionari:
questa doppia qualità è resa possibile da quella corrente di grazia che poi si
traduce in uno stile di vita. Uno stile che concretamente fa la differenza e
che sorprendentemente produce persone che si muovono, agiscono e intervengono
perché sono sotto lo sguardo di un Altro. Questo abbiamo ascoltato dal libro
del Siracide: “Gli occhi del Signore sono su quelli che lo amano” (34, 19a)».
A conclusione della Celebrazione, il Presidente Salvatore
Martinez ha ringraziato don Domenico Pompili: «Questa sintesi tra la dimensione
carismatica e missionaria è quella con la quale ci stiamo misurando sotto il
pontificato di Francesco. Non possiamo avere lo sguardo reclinato: dobbiamo
pregare perché il Rinnovamento possa avere lo sguardo di Maria ai piedi della
croce, guardare questo tempo che soffre, stare dentro le trame dello storia e
avere la capacità di cambiarle. Dobbiamo poter fare l’esperienza di Paolo, che
aveva bisogno della cecità per essere guarito e per poter guardare con gli
occhi del Maestro».
Luciana Leone