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Il Ritiro di Natale nella Sede Nazionale, alla “luce” del Mistero 
Venerdì 20 dicembre 2019
Ritiro Natale 2019 - Clicca per ingrandire...

Un momento di preghiera “accesa” dalla luce dell’attesa di un Gesù che sta per nascere nel cuore di ciascuno. Questo ha rappresentato il tradizionale Ritiro di Natale rivolto ai dipendenti del RnS e della Odos Servizi, svoltosi come di consueto nella Cappella della Sede nazionale di via degli Olmi, prima della pausa per le festività. Un’occasione per meditare e attingere insieme alla “fonte” della Parola, preparando gli animi a quella “Buona Novella” che non può smettere di sorprenderci, e rinnovarci.

A introdurre la mattinata è stato Salvatore Martinez, Presidente Nazionale del RnS, che ha ricordato quanto intenso si è rivelato questo anno che volge al termine, caratterizzato, in particolare, dal rinnovo degli Organismi Pastorali di servizio, con l’auspicio, a pochi giorni dalla felice riuscita dei Pranzi d’Amore in dodici Carceri italiane, di continuare «a perseverare con la grazia dello Spirito, adempiendo al primo comandamento: tutti dobbiamo amare».

Ritiro+Natale+2019

Quindi, un “regalo” più che gradito, il video messaggio di don Guido Pietrogrande, Consigliere spirituale nazionale del RnS, che ha salutato i presenti con un augurio fatto di schiettezza e genuinità: «Quale Gesù state aspettando? Diffidate delle imitazioni: lunico Gesù che viene al mondo è quello che ci vuol bene e ci salva, non quello che ci costruiamo noi. Buon Natale di Gesù, dunque, ma che sia di questo Gesù».

Il Presidente del RnS ha poi dettato una meditazione con un’esegesi del capitolo II del Vangelo di Luca. «Levangelista suggerisce di leggere questo brano su due registri. Da una parte – spiega Martinez -, cè Gesù che nasce a Betlemme; e poi cè un altro evento che si registra in un luogo diverso, al Campo dei pastori, dove avviene quella che viene definita la «seconda visitazione». Martinez illustra “cinque consegne” tratte da questo passo evangelico, «nelle quale ognuno può e deve ritrovarsi». La prima, che «siamo “uomini e donne messi a nudo”, bisognosi di umanità, di protezione, di amore. Lo è per primo Gesù. Nella stalla e nella croce è chiusa tutta la parabola del Figlio di Dio. Nel mistero del Natale ci sentiamo bisognosi di umanità». Il secondo messaggio è che «il Natale è “il nostro regalo al Padre”, perché se è vero che il Padre ci regala il Figlio, in realtà anche noi diventiamo regalo per il Padre: con il Figlio noi stessi diventiamo figli. Se Lui nasce noi nasciamo, se Lui ama noi amiamo, trasformandoci nel più bel dono di Gesù al mondo». Il terzo concetto è racchiuso nell’espressione «vite inginocchiate». Come possiamo capire infatti «lonnipotenza di Dio se non con un gesto d'amore in ginocchio? L'amore chiede umiltà, e questa verità ovviamente ci sfida, mette in discussione le nostre intelligenze, i nostri stili di vita». Il quarto pensiero, «vite fasciate». Ci si fascia «per proteggerci, segno che siamo fragili, che sotto le bende c'è qualcosa da proteggere; la vita ci ferisce e spesso ci spinge a nascondere una parte di noi». Infine, la quinta consegna: «Il mistero del Natale è “una luce interminabile, non a intermittenza”; una verità che non smette mai di stupirci, un mistero sempre da penetrare con l’intelligenza della fede che reclama verità. Perciò è una festa della luce oltre che della vita. Nasce Dio: la luce viene da Lui che ci salva».

Ritiro+Natale+2019

Prima dell’atto di affidamento a Maria, un ultimo incoraggiamento dal Presidente del RnS: «Ognuno di noi ha punti di sofferenza e di attesa; è la vita che ci fa andare incontro al bisogno di Dio. Proviamo allora a ospitare questo Cristo che nasce in un modo più convinto, più personale e responsabile. Ogni anno ci viene chiesto un “di più” e un “di meglio”: Gesù è Dio, altrimenti sarebbe un mero calcolo, un affare tra gli altri, una possibilità tra tante di essere felici. Il Natale non s’incontra sotto l'albero, ma in casa, in una casa. Oggi tutte le strade devono portare verso quella mangiatoia».

Ritiro+Natale+2019

La Celebrazione eucaristica è stata presieduta da padre Giovanni Alberti, già Membro del Comitato Nazionale di Servizio ed esperto conoscitore della Terra Santa, che nell’omelia ha esordito con una fiaba, metafora della nostra esperienza quotidiana di cui Dio «fa parte nell’ordinario» e se non c’è, «come lo zucchero in una bevanda», ne sentiamo la mancanza. «Nel suo disegno di amore, Dio entra sempre dalla porta di servizio, e mai in maniera scenica». Ora che è Natale, suggerisce padre Alberti, «siamo chiamati a lasciare un messaggio di ottimismo, perché il segno di Dio nella storia cè, si vede e rimane. Manteniamolo allora, nella vita di ogni giorno, nella fede, nella società, nella politica. Noi tutti siamo figli di questa storia e di questo segno».

Francesca Cipolloni 

 

(23.12.2019)