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Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 
Cronaca 29 luglio 2019
Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 - Clicca per ingrandire...

Tra acqua e deserto, l'esperienza della purificazione

Dal lago al fiume, rinnovando lo stupore e la volontà di convertire il cuore, protesi verso la santità. La giornata del 29 luglio per i pellegrini impegnati nel cammino in Terra Santa, promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo attraverso l'organizzazione del Consorzio Itinera Italia, è contraddistinta dall'acqua. Si è trattato, infatti, di un lunedì decisamente “caldo” in cui, lasciando la Galilea, i partecipanti hanno fatto tappa prima al fiume Giordano arrivando poi a Gerico, dopo la tradizionale sosta al Mar Morto, proseguendo poi il viaggio fino a Gerusalemme. Lì allo Yardenit, il sito di battesimo frequentato da pellegrini cristiani (a sud dello sbocco fluviale del lago di Tiberiade), Salvatore Martinez ha tenuto la terza meditazione, con l'Esperienza spirituale sul tema: «Lavati, purificati, perdonati: la rinuncia al peccato». Un vero momento di ascolto e “liberazione”, con il rinnovo delle promesse battesimali, il passaggio nelle acque attraversate tante volte da Gesù e la benedizione da parte delle guide spirituali. Proprio su questa immagine si è concentrato il Presidente nazionale del Rns, riferendosi al messaggio kerigmatico della morte e risurrezione del Signore, «che andò al Giordano per farsi battezzare», sapendo che «l'acqua diventa fuoco perché brucia il peccato e torna ad essere acqua perché ci dà la vita». È un'acqua, spiega Martinez, «che deve raccontare la vittoria di Cristo nella nostra esistenza per opera sua: Giovanni Battista sapeva chi era Gesù e la superiorità del suo battesimo di salvezza».

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E noi, battezzati, immersi nelle contraddizioni della contemporaneità, esposti alle continue tentazioni e molto spesso poco “addestrati” a fronteggiare gli assalti del maligno, siamo chiamati a vigilare. «Nel combattimento del cuore, è lì, che si annidano tutte le intenzioni cattive – aggiunge Salvatore Martinez -, ed è in questo spazio che dobbiamo accogliere Gesù, farLo entrare nella nostra vita, perchè Lui è l'unico che ha il potere di bonificarla dai tanti nemici spirituali . I nemici li troviamo tutti dentro di noi, non sono fuori, come ci ricorda Gesù in Mc 7». Quindi, il riferimento all'effusione dello Spirito: «Non un’acqua che scorre via, bensì un'acqua che deve rimanere, perchè si deve vedere che siamo i lavati, i purificati. Ecco cosa significa rinnovati: un lavacro di generazione e rinnovamento nello Spirito, come ricorda Paolo in Tt 3». Passaggi focali di un insegnamento che troverà poi ulteriore 'ispirazione' nel pomeriggio, nell'inimitabile scenario del deserto di Giuda. «Mentre eravamo peccatori - ha proseguito - Dio ci ha dato misericordia tramite il Giordano. In queste acque Satana viene soffocato, così come nel deserto è umiliato: niente più dell’umiltà di Cristo ai piedi soffoca e umilia il maligno». Perciò, ha concluso il Presidente del RnS, «anche noi dobbiamo umiliarci nell’umiltà di Cristo per godere degli effetti del battesimo. “Chi ha sete venga a me e beva”, ci dice Gesù, che vuole una Chiesa pura. Non possiamo deluderlo rimanendo nei nostri peccati ed entrando in queste acque anche noi diventeremo Giordano».

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È stato poi nella più antica città del mondo, Gerico, che i 250 pellegrini hanno potuto approfondire il tema del peccato. Da qui, tra l'altro, è possibile osservare la pianura di Galgala, dove erano acccampati gli Israeliti, guidati da Giosuè, in attesa di espugnare le mura della città per proseguire verso la Terra Santa. Tra uno scatto e una ripresa video al Monte delle Tentazioni, il gruppo è salito al Wadi Qelt, uno dei più caratteristici punti desertici della regione. Qui, con alle spalle uno dei panorami più spettacolari che la natura del Medio Oriente possa offrire, la quarta meditazione tenuta da Salvatore Martinez si è incentrata su: «Riconciliare il mondo nella verità». Partendo dalle tre unzioni, «sacerdotale, regale e profetica», si è riflettuto su cosa significa fare esperienza del deserto, dove «Cristo ci indica in che modo, chiaro e ineludibile, si combatte il maligno: ce lo ha ricordato anche Papa Francesco allo Stadio Olimpico: “Dov'è la Bibbia?”. Rendiamo la Parola di Dio agente, capace di operare, memori di quanto San Giovanni, nella Prima Lettera, capitolo 3, ci consegna: “Il Figlio di Dio si è incarnato per distruggere le opere del diavolo». Quello che Martinez definisce un «nemico organizzato» contro il «regno dell'incarnazione. Allora, non c'è altro da fare che «mettere a nudo la nostra fede in questo luogo, cercando di comprendere il valore del combattimento spirituale. San Pietro ci ricorda che “non è dato introdurci nelle profondità di Satana”, ma dobbiamo comunque fronteggiare il nostro nemico. Un nemico menzognero, che falsifica e che isola, separa e uccide: fin dal principio, infatti, è spirito di morte e le sue strategie sono chiare. Non c'è in lui verità e noi abbiamo due armi potenti per parare i colpi e per combatterlo: la “spada” della Parola di Dio e lo “scudo” della fede come ci insegna San Paolo in Ef 6. Le menzogne uccidono ma la verità salva». Il presidente del Rinnovamento nello Spirito ha spostato poi l'attenzione sulla visione distorta che attanaglia la Chiesa di oggi, minacciata da continue fake news, ferita dagli scandali della pedofilia: una Chiesa in cui «la verità è crocifissa» e molti, invece che «il trionfo di Cristo», vorrebbero assistere al «tonfo dei cristiani».

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Questo spazio di deserto, ci chiarisce inoltre, come afferma San Giacomo nella sua lettera, cap. 1, che «la tentazione porta al dubbio, il dubbio all'incredulità, l'incredulità al peccato e il peccato alla morte»: tocca a ciascuno di noi «fare verità senza rinnegarla», poiché spesso, per amore di questo valore, «ci si mortifica, si esperimenta il martirio». Con gli occhi estasiati rivolti verso le dune che si perdono all'orizzonte, mentre il sole tramonta, menzionando il capitolo ottavo della Lettera di San Paolo ai Romani,il presidente del RnS ha infine ricordato che è nel deserto che si “ripara” affrontando «il digiuno, la penitenza, l'elemosina, l'offerta della vita»: in ciò «siamo vincitori», ad imitazione del Cristo che «in questo stesso deserto ha vinto sulle tentazioni e sulla morte».

A presiedere infine la Celebrazione eucaristica è stato padre Giovanni Alberti, una delle guide del pellegrinaggio e già membro del Comitato Nazionale di Servizio del RnS. Esordendo con il Salmo 23 di Davide, il sacerdote passionista ha precisato in cosa consistono le «polarizzazioni» di cui la Bibbia abbonda e in cui «gli estremi si toccano».

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Come per il deserto dove crediamo non ci sia esistenza e invece «è abitatissimo da pastori, viandanti, eremiti». «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla: ma è davvero possibile qui?», domanda padre Alberti, spiegando perchè in questa contraddizione «sembra non esserci nulla e invece c'è tutto». C'è, prima di tutto, «l'ospitalità che solo il Padre ci offre e sui cuoi potremo sempre contare, pur sapendo che i nemici del bene  esistono e noi possiamo fronteggiare i loro assalti. Sono tante le cose inutili che fanno parte della nostra quotidianità, ma solo Dio rimane. Questo deserto, 'santuario' che si staglia alle nostre spalle, rappresenta l'infinito e noi siamo chiamati ad essere forti e duri, a non cedere al compromesso perchè il Signore è con noi: la porta della sua casa è aperta, sta a noi decidere se dimorarvi». Frasi in grado di riecheggiare nel silenzio della sera e accendere gli animi nel tragitto verso Gerusalemme, mentre i pullman approdano al Monte Scopus cantando canti ascensionali e lodando Dio per questo pellegrinaggio che, nei giorni da condividere nella Città Santa, si appresta a giungere al «compimento»....

Francesca Cipolloni

(30.07.2019)