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Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 
Cronaca 28 luglio 2019
Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 - Clicca per ingrandire...

Beati coloro che si pongono alla scuola di Gesù

«L'insegnamento di Gesù si addice prima al cuore prima che alla mente. Questa è l'unica scuola dove non si impara qualcosa. Qui si impara Gesù. Questo è il luogo in cui Gesù srotola il cuore Suo e pronuncia uno dei discorsi più 'rivoluzionari' della storia. Qui, infatti, si ode il manifesto della rivoluzione cristiana, i paradossi della vita cristiana, qui Gesù convoca ciascuno di noi: chiama alcuni, altri sgrida, ma il suo è sempre un invito, è un appello». La terza giornata del pellegrinaggio nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo in Terra Santa, 'benedetta' dal caldo sole di luglio, inizia con l'insegnamento di Salvatore Martinez al Monte delle Beatitudini. Lì, sull'altura immersa nel tipico scenario che caratterizza la rigogliosa Galilea, regione che fu testimone della predicazione pubblica di Gesù, i 250 pellegrini si sono ritrovati per ascoltare la meditazione del Presidente nazionale del RnS incentrata, appunto, sul significato delle beatitudini e sulla sequela di Cristo.

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«Si conosce Gesù seguendolo e imitandolo. Un vero alunno - ha affermato - non ha altro desiderio che imparare dal Maestro. Questo facevano gli apostoli e noi, credenti di oggi, quanto più siamo capaci di imparare il suo gesto, tanto più possiamo dirci suoi discepoli. Sant'Agostino diceva: “il suo amore sarà tanto più grande quanto più lo conosceremo”. Così, abbiamo bisogno di autenticare sempre il nostro “sì”: se lo sentiamo indegno, allora dobbiamo rimetterci a questa scuola di Gesù e imparare da Lui. E qui si viene per imparare ciò che ha fatto Gesù, che non teme di essere imitato. Egli è Dio, il solo Maestro accreditato dal Padre, non c'è scienza più perfetta, più umana e divina insieme di quella che Cristo qui rivendica, che testimonia, fino al sacrificio estremo». Parole capaci di raggiungere il cuore di ciascuno dei partecipanti e di quanti, tramite i social media, seguono da casa questo cammino speciale. «Gesù è una parola chiara – ha concluso poi Martinez -, se la ricevi non puoi rifiutarla. Gesù è una parola potente e se la ricevi non puoi dirti incapace, né vinto. Oggi ognuno di noi qui può dirsi mακάριος(dal greco, felice) e con un cuore creato per credere».

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È stato poi di nuovo Mons. Hanna Kildani, Vicario del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini per Israele, a presiedere la Celebrazione Eucaristica. «Oggi cercate di vedere la natura con gli occhi di Gesù e di immaginarla come era ai suoi tempi, dicendo insieme: beati noi. Lasciamo andare la nostra mente - ha esortato -, e muoviamoci alla maniera di Gesù. In tanti descrivono le beatitudini come una sorta di “costituzione morale”, una linea di comportamento che i credenti devono tenere. Papa Benedetto XVI affermò poi che le rivelazioni annunciate da Gesù esprimono la perfezione dell'amore evangelico. In questa tappa dico a voi, cari pellegrini: beati voi, che vi trovate sul monte delle beatitudini, che non sono poesia, bensì rappresentano il Cristo stesso, ciò che i cristiani dovrebbero imitare». Il Signore, infatti, ha concluso mons. Kildani, «ha vissuto con la sua incarnazione, vita, morte e risurrezione le beatitudini. Siamo tutti sul monte e abbiamo l'occasione non solo di capirle, ma di amare e imitare Gesù».

Basta osservare i volti di chi, con età, provenienza e storia di vita diverse, sta prendendo parte a questa esperienza per realizzare che il messaggio evangelico contenuto nel “discorso della montagna” (Mt 5, 1-12) - dove sorge la Basilica progettata dal noto architetto italiano Antonio Barluzzi - è un'attualissima bussola per orientare il proprio cammino di fede. Lo testimoniano Eufemia, il cui sorriso giovane da solo basta a raccontare lo stupore e la consapevolezza, al tempo stesso, di queste giornate, o Serafino e sua moglie, che da anni aderiscono al Movimento, oppure Michele, un nonno pellegrino?capace di commuoversi ripensando alle innumerevoli grazie che Dio gli ha riservato negli anni.

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Da lì, le altre tappe “classiche” narrate dai Vangeli e che, dopo la visita in questi luoghi, assumeranno per tutti connotati diversi, riecheggiando nel cuore e nella mente con ancora più forza. Tabgha, nella chiesa che ricorda l'episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, con gli splendidi mosaici della primitiva Chiesa bizantina; la chiesa del Primato di Pietro, che custodisce la pietra su cui Cristo - secondo la tradizione e la testimonianza della pellegrina Egeria -, dopo la pesca miracolosa preparò il mangiare ai suoi discepoli e scelse, appunto, Pietro per guidare la Chiesa (cfr. Giovanni 21, 1-19). Particolarmente sentito il momento in cui, ciascuna delle guide spirituali, ha invitato i pellegrini a riflettere sulle tre domande poste dal Signore al pescatore (“Simone figlio di Giovanni, mi ami davvero?”) e sulla profonda valenza dell'agape a cui, come cristiani credenti, anche noi siamo vocati. Quindi Cafarnao, con l'antica sinagoga e gli scavi archeologici, che pure consegna una preziosa 'eredità' sulla figura del primo tra gli Apostoli.

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È però nel pomeriggio che si sono sommate le sensazioni più intense. Prima a Magdala, città ricca di scavi, recentemente restituita ad una degna valorizzazione e inserita negli itinerari di viaggio, con l'originale barca custodita all'interno della chiesa moderna da cui scorgere il panorama del lago e ripensare ai passi compiuti dal Nazareno in quella terra. Carica di emozioni l'esperienza spirituale con la preghiera di liberazione guidata da Salvatore Martinez, prima di prendere il largo verso Tiberiade. Come da tradizione, a bordo di due battelli, grazie alla rilettura da parte di don Guido Pietrogrande, Assistente spirituale nazionale del RnS, del brano del Vangelo che racconta la «tempesta sedata» (Matteo 8, 23-27), tra danze, canti di gioia e di lode, è stata vera “Festa dei discepoli”. Con l'animo già pronto a godere delle giornate che verranno.

Francesca Cipolloni
(30.07.2019)