«Ciò
che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto
con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani
hanno toccato, ossia il Verbo della vita, quello che abbiamo veduto e udito,
noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi».
Suonano bene le parole di San Giovanni nella sua prima Lettera ( 1 Giovanni
1,1-3) per descrivere lo spirito di testimonianza che dovrebbe albergare in
ciascun cristiano che si reca in pellegrinaggio in Terra Santa. Uno spirito
che, tra attese, timori, entusiasmi e consapevolezza, è già palpabile nei 250
partecipanti che, per una settimana, da Nazareth a Gerusalemme, attraversando
la florida Galilea e l'aridità del deserto, sono in cammino sui passi di Gesù
per vivere l'esperienza che da anni il Rinnovamento nello Spirito Santo
sperimenta anche attraverso il Seminario
di Vita Nuova.
Dopo
gli arrivi, venerdì 26 luglio, carichi di speranza (e, per alcuni, di
nostalgia), la giornata di sabato è iniziata con la prima meditazione di Salvatore Martinez, Presidente
nazionale del RnS. «Vogliamo mettere in cammino la nostra fede, e - spiega
Martinez - dobbiamo vedere se intanto la nostra fede “sta in piedi”. L'idea del
muoversi, del camminare, è fondamentale per comprendere cosa vuol dire essere
“cristiani”. La nostra fede ha bisogno di occhi, di sensi spirituali, “per
vedere”. In nessun luogo, come in Terra Santa, si comprende l’inesauribile
potenza dello Spirito che apre la vista al cuore e alla mente. Si parla tanto
di 'privacy': ecco, Dio entra; quasi invade la storia umana approdando nel più
inspiegabile dei modi, nel grembo della più anonima delle ragazze dal nome più
comune del mondo: Maria; in un villaggio, di cui non esiste notizia nei libri
dell’Antico Testamento come nei libri di censo romani: Nazareth. Accostiamoci
con lo stupore dei bambini. Senza la fede non possiamo farci pietre vive
osservando le tante pietre antiche che testimoniano la nostra fede. Siamo
Pellegrini, non anonimi passanti; chiamati a guardarci dentro». Quindi, da
parte del Presidente del RnS, un riferimento calzante al dialogo
interreligioso: un dialogo che, in Terra Santa, è continuamente martoriato dai
conflitti che impediscono il compimento della pace. «Siamo qui - ha affermato -
per riscoprire il patrimonio dell'Ebraismo, di fede e di cultura che ci lega a
questo popolo, “padri nella fede” e non solo “fratelli maggiori”, come li
definì San Giovanni Paolo II. Nulla si può capire delle nostre istituzioni,
tradizioni, liturgie, delle nostre stesse preghiere senza l'accesso a questo
legame intrinseco. Iniziamo da Nazareth, città totalmente araba, dove vivono
cristiani e musulmani, città dello Stato d’Israele. L'alleanza tra lo Spirito
Santo e Maria va letto dentro la storia di questo popolo. Ogni uomo che si dice
di Dio è figlio di Israele. Qui si è compiuta una promessa d'amore, la più
incredibile tra le promesse divine: 'Hic verbum caro factum est', qui il Verbo
si è fatto carne, non è rimasto carta, una promessa scritta. A Nazareth niente
è possibile oltre Gesù, niente è possibile più di Gesù. Ripetiamo insieme: “Oh,
se tutti gli uomini vivessero d'amore...” E allora, da qui muoviamoci e
accostiamo questo travolgente amore che si fa nostro, che può essere generato,
difeso, condiviso, adorato, baciato, come avvenne per Maria».
Saltata,
purtroppo, l'attesa tappa d'inizio, al Tabor, monte della Trasfigurazione a
causa di un incendio, i pellegrini, suddivisi in cinque pullman e guidati dalle
“speciali” guide spirituali, esperti conoscitori della Terra Santa – don Guido Maria Pietrogrande, padre
Giovanni Alberti, don Patrizio Di Pinto, don Fulvio Bresciani, don Vincenzo
Apicelli e padre Davide Carbonaro - si sono poi recati Cana. Nel luogo in
cui si compì il primo miracolo di Gesù gli sposi presenti rinnovano le
promesse matrimoniali e ricevono una speciale benedizione, in memoria del
Sacramento nuziale.
Il
pomeriggio è stato dedicato interamente alla scoperta di Nazareth, con la visita
della Basilica dell’Annunciazione e
la chiesa di S. Gabriele dei Greci ortodossi dove, secondo alcuni Vangeli
apocrifi, sarebbe avvenuto il “primo tentativo” di annuncio dell’Arcangelo
Gabriele. È stato poi Mons. Hanna
Kildani, Vicario del Patriarcato di Gerusalemme dei Latini per Israele, a
presiedere in Basilica la Celebrazione Eucaristica, portando i saluti
dell'Amministratore apostolico, mons. Pierbattista Pizzaballa. «Compiere un
pellegrinaggio nella casa di Maria - ha esordito mons. Kildani nell'omelia -
vuol dire stabilire un segno di amicizia con Gesù, significa dire “sì” al
Signore nella nostra vita. Testimoniare che siamo venuti dove Gesù è vissuto
crea un legame tra la Parola di Dio e la topografia della Terra Santa, così le
figure citate nel Nuovo Testamento saranno più chiare per noi credenti. E in
questa circostanza cosa vuole dirci la Vergine? Non si nasconde, come Eva,
bensì cerca il dialogo con Dio, accoglie la sorpresa. Il suo tratto distintivo
è la fiducia. Aver fiducia per noi, però, equivale spesso a tenere tutto sotto
controllo, ad avere il dominio delle relazioni. Questa non è però la fiducia
dimostrata da Maria, lei ci insegna a lavorare per progetti che non ci
appartengono, senza possederli. Questo è il suo esempio, senza dimenticarci che
pronunciare il nostro “sì” al Signore significa dire “sì”, prima di tutto, al
prossimo».
Sempre qui, nel “fiore della
Galilea”, i partecipanti al pellegrinaggio hanno poi potuto assaporare due
momenti particolari. Prima, la presentazione del luogo, sulla sommità della
collina che domina il paese, dove sorgerà il “Centro Internazionale Famiglia di
Nazareth”, progetto affidato dalla Santa Sede al RnS, attraverso la
costituzione dell’omonima Fondazione Vaticana presieduta
da Martinez e deputata ad operare per l’edificazione della “Casa del Papa per
tutte le famiglie del mondo”. Un vero “sogno destinato a realizzarsi”, come
raccontato dall'architetto Luigi
Leoni, membro del CN del RNS, che segue l'iter dei lavori. Successivamente,
i pellegrini hanno potuto gustare l'originale video “Maria e la storia della
Salvezza” presso Centre International Marie de Nazareth: all’interno, si
trovano alcuni dei più antichi reperti archeologici della città, risalenti
all'epoca della Santa Famiglia.
A chiudere la giornata, infine, l'emozionante incontro
con il gruppo di Rinnovamento nello Spirito Santo di lingua araba "Spirito e Forza”, presso il Convento Arcangelo Gabriele di Mujedel -
Migdal Ha'Emeq. Una serata di condivisione, amicizia, canti, testimonianza
e preghiera, nel ricordo di padre
Jack Karam, il religioso francescano, “pioniere del Rinnovamento in Terra
Santa”, come lo ha definito Salvatore Martinez, e indimenticata figura per la
comunità locale, che, ricostruendo questo luogo abbandonato, ha permesso la nascita
del gruppo carismatico in un angolo di mondo, geograficamente lontano, ma a noi
vicino attraverso la fede in Gesù.
Francesca Cipolloni