«Possiate
diventare tanti sicomori sui quali i Zacchei di oggi possano arrampicarsi per
vedere Gesù»: sono queste le parole di benedizione con le quali Sua Eccellenza
esordisce, che ben collimano con l'esortazione finale: «Nulla è ancora perduto
perché c'è ancora tanta gente disposta a spendersi per Cristo». È questa la
passione che deve permeare il nostro cuore.
La
stessa passione che ha animato il profeta Geremia, fedele al popolo e a Dio,
tanto da soffrire una vera e propria lacerazione interiore; nonostante ciò, il
Profeta non scende a compromessi e pur di rimanere fedele al Dio che tanto ama,
paga il prezzo dell'incomprensione e della solitudine.
Esattamente
come hanno fatto i cristiani della piana di Ninive appena cinque anni fa; senza
scendere a compromessi di sorta con l'Isis, sono dovuti fuggire dall'oggi al
domani verso una destinazione ignota, «portandosi dietro solo la fede in Gesù».
Sono loro i “Profeti di oggi” che ci ricordano il prezzo della fedeltà.
Commentando
il Vangelo, Sua Eccellenza si sofferma su due concetti: la“scienza” che ci
permette di conoscere la realtà e “la sapienza”, ciò che “dà sapore" alla
stessa.
Il
Vangelo insegna che, ciò che dona sapore alla nostra conoscenza è l'incontro
personale con Gesù; «senza questo incontro ciò che sappiamo non costruisce, non
è fecondo, non dona vita».
Nonostante
ciò la Scrittura testimonia che Gesù «dava fastidio»; eppure non parlava di
politica, non parlava contro il potere, nè trasgrediva alcuno dei Comandamenti.
Però,
il suo modo totalmente nuovo di parlare della legge e dei comandamenti
spiazzava gli scribi e i farisei: un sapore nuovo, un gusto diverso e inatteso,
e per questo fastidioso e incomprensibile. Era il sapore dell'amore e della
gratuità.
Parlava
solo della relazione con il Padre e di come la legge sia al servizio dell'Uomo
e non il contrario; una legge che rende liberi e non schiavi.
Proseguendo,
mons. Pizzaballa ricorda che «anche noi oggi siamo chiamati a essere come il
profeta Geremia, come Gesù: persone che sanno dare sapore alle cose che dicono,
alle cose che fanno».
Ecco
allora che interpellando se stesso, Sua Eccellenza provoca le nostre coscienze
a porsi un quesito: «Siamo noi a servizio della comunità? Siamo noi a servizio
della verità? Nel nostro parlare, nel nostro agire, nel nostro comportarci,
siamo il Sicomoro della situazione?». «Ebbene - continua -, tutto ciò è
possibile se è avvenuto quell’incontro personale e vivo con il Signore Gesù,
incontro che ci porta a una decisione concreta, chiara, evidente, determinata e
determinante verso la società, verso la vita». Possa lo Spirito che abita i
nostri cuori suscitare in ciascuno di noi parole e azioni decise verso Cristo e
verso l'Uomo.
Igor Cocevari
Venite da
pellegrini in Terra Santa!
Il
ringraziamento di Salvatore Martinez a mons. Pizzaballa
A conclusione della Celebrazione, Salvatore Martinez
rivolge a mons. Pizzaballa parole di gratitudine e stima per la sua presenza a
Rimini e per il suo impegno apostolico in Terra Santa. Non solo un sentito
grazie, ma anche la promessa di sostenere, attraverso la preghiera, il cammino
intrapreso da anni in una Terra piena di contraddizioni e difficoltà.
«Caro padre Pierbattista, sento vivo il desiderio di
ringraziarti… Chi abbraccia il Sentiero di vita nuova nello Spirito in Terra
Santa abbraccia davvero l’inizio di una vita nuova! Tu ci ha aiutato a
comprendere quanto la profezia sia crocifissa, e Gesù stesso, rivolgendosi a
Gerusalemme, dice: ”Tu che uccidi i profeti!”». C’è davvero bisogno d’amore in
questa Terra e… la sua polvere che si attacca ogni volta al nostro cuore,
spinge a tornare ogni anno».
Il presidente Martinez ha ricordato, inoltre, l’impegno
che da qualche anno lega il RnS alla Terra di Gesù, per un progetto voluto da
Giovanni Paolo II prima e da Papa Francesco oggi: la costruzione del “Centro
internazionale Famiglia di Nazareth”. Un centro a Nazareth che avrà lo scopo di
accogliere e ospitare le famiglie provenienti da tutto il mondo. Si potrà
avverare, allora, la “profezia della Sacra Famiglia” perché, ha detto il
Presidente RnS, «le famiglie che passeranno per questo Centro potranno poi
raccontare il Vangelo della famiglia». Tenacia e pazienza sono la costante del
nostro impegno e di una continua progettazione.
In risposta, mons. Pizzaballa ha confermato:
«Abbiamo bisogno di questo Centro internazionale. A Gerusalemme ci sono molti
centri ma abbiamo bisogno di un luogo di incontro libero, un luogo ecumenico,
perché noi, a volte, siamo imprigionati dentro le nostre dinamiche locali e
abbiamo bisogno di qualcuno che venga da fuori e sia libero da queste tensioni…
La tenacia sarà premiata perché il diavolo cerca di ostacolare le opere belle
ma se siete tenaci il diavolo non prevarrà».
L’Amministratore apostolico di Gerusalemme ha poi
invitato i fedeli a pregare per lui perché è indispensabile il sostegno della
preghiera per chi deve portare la Parola di Cristo in una Terra difficile come
Gerusalemme: «A volte – ha detto mons. Pizzaballa – mi chiedo se sono un
“sicomoro” anche io, un albero che permette agli altri di vedere Gesù!». Poi ha
fatto delle raccomandazioni: in Siria, in Iraq, e a Gaza in particolar modo, ci
sono ancora tantissimi profughi e cristiani che vertono in condizioni
drammatiche, alcuni hanno acqua ed elettricità razionata, non ci sono medicine
ecc. Dobbiamo pregare per loro affinché possano ricominciare a vivere in
maniera dignitosa, umana e continuare a dare testimonianza della loro fede in
Cristo.
«Grazie di venire in Terra Santa – ha concluso il
Vescovo -. In questa Terra ci sono tantissimi turisti ma pochi “pellegrini”. E
voi siete pellegrini!».
Daniela Di Domenico