Ancora una volta il
Signore non finisce di elargire grazia e benefici al suo popolo che, fiducioso,
alza le braccia e lo acclama nel corpo dell’Eucarestia.
Il momento di
adorazione, che conclude la sessione mattutina del secondo giorno della
Convocazione, è animato dal coordinatore nazionale
Mario Landi e da don Fulvio Di Fulvio, già membro del Comitato nazionale
di servizio.
L’assemblea è
condotta a vivere il momento con fiducia, è invitata a togliere i calzari
sporcati della paura, dei rimorsi, dell’immobilismo, dell’ipocrisia, per
entrare nel luogo della gioia con la lode sulle labbra, un luogo di
misericordia e di santità.
È un momento di
grazia, nel quale i problemi e gli affanni vanno dimenticati per mettere al
centro la lode a Dio. Proprio come avvenne per Pietro e Silla in carcere,
quando umiliati, frustati, bastonati, glorificano Dio; ed ecco che cadono le
catene di tutti. La parola profetica che viene donata infatti riguarda proprio
questo episodio, tratto da Atti 16,
25-26: «Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio,
mentre i carcerati stavano ad ascoltarli. D’improvviso
venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione;
subito tutte le porte si aprirono e si sciolsero le catene di tutti».
L’invito è di glorificare Dio nonostante tutto. Le lacrime scendono copiose, rigano i volti,
molta è la sofferenza, ma c’è fiducia nel Dio che ama e libera, che viene per
sciogliere ogni legame, per liberare da ogni schiavitù, da ogni inganno del
nemico, tutti.
L’invito è anche
quello di ringraziare Dio per ogni aspetto della vita, perché il Signore opera
anche attraverso le malattie, le delusioni, le ferite, il dolore, i fallimenti,
i lutti: sono questi il luogo privilegiato della salvezza.
Molto intenso anche
il momento nel quale don Fulvio ha pregato per la liberazione da due grandi
nemici della Chiesa e dei credenti: il giudizio che ferisce e divide, da
sostituire con l’amore, e la malizia, ovvero la corruzione e la sensualità che
non vengono da Dio e che rendono malate le relazioni.
Tante le deviazioni e
le menzogne del demonio che sono state affidate alla misericordia del Signore,
fino ad arrivare alla benedizione conclusiva, che si estende e raggiunge le
montagne di tutti i tempi della nostra vita, passato, presente e futuro,
spianate e trasformate da Gesù, che passa
e prende tutto su di sé, in una strada di salvezza.
Da sottolineare la puntualizzazione del presidente Salvatore
Martinez a conclusione della preghiera. «La liberazione – afferma – è parte
integrante e fondamentale del ministero di Gesù, ed è quello che ci comanda di
fare quando ci insegna a pregare: “liberaci dal male” che recitiamo nel Padre
nostro. Allora – conclude - dobbiamo praticare di più la liberazione in mezzo a
noi».
Fania Raneri