La Celebrazione eucaristica del terzo giorno di lavori della
Conferenza è stata presieduta da mons. Ciro Fanelli che, proprio in questi
giorni, celebra il suo primo Anniversario di ordinazione episcopale.
La sua presenza è una gioia che gustiamo da quando è arrivato alla
Conferenza con notevole anticipo sul suo intervento, per vivere da partecipante
i lavori dell’assemblea, concelebrando tra l’altro la Santa Messa insieme a
mons. Valentinetti. Nella celebrazione eucaristica da lui presieduta, sullo
sfondo della liturgia della Parola, il vescovo ha aperto la sua omelia con
un’attestazione di fiducia sugli orizzonti della missione del RnS. I cardini
della sua omelia sono stati: vivere in Cristo, l’umiltà come stile di vita del
discepolo, la missione: «La radice di ogni autentico e fruttuoso impegno
missionario – ha detto il presule - è l’intimità con il cuore di Cristo! Tanto
da poter dire che per parlare di Cristo bisogna vivere di Cristo». Ecco dunque
in che modo bisogna ricentrare la vita di ogni cristiano che sceglie di porsi
alla sequela di Cristo.
Lo stesso Gesù con il suo stile “mite e umile” rendeva credibile
l’annuncio del Vangelo e lo rende ancora oggi perché ci svincola dalla logica
dell’autoreferenzialità e ci apre allo stile dell’amore di Dio, il dono di sé.
Queste prerogative rendono affascinante l’annuncio e manifestano la
bellezza dell’amore di Dio nei suoi testimoni che sono capaci di essere gioiosi
discepoli-missionari che evangelizzano per attrazione come la Parola ci indica
da sempre: «Vi riconosceranno da come vi amerete» (cf Gv 13, 34-35).
Il Vescovo ha poi continuato la sua riflessione ponendo l’attenzione
sulla lettera ai Filippesi di san Paolo e specialmente sulla figura
dell’Apostolo delle genti, modello esemplare del vero discepolo-missionario
pienamente configurato in Cristo; le parole di Paolo, infatti, lo confermano
«Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me» (cf Gal 2, 20). Anche se imprigionato, incatenato,
sofferente, tribolato, Paolo continua a gioire perché sa che nulla accade per
caso ma risponde a un preciso progetto di Dio in vista della salvezza. Ciò
genera speranza, piena fiducia, stimoli a dare e fare di più per Cristo. Un legame
inscindibile che fortifica la vocazione e la relazione con Gesù che diviene
ragione e centro della missione e della vita.
Mons. Fanelli ha voluto sottolineare le parole del Santo Padre
Francesco nella Esortazione apostolica Gaudete
et exsultate in cui si propone l’ideale di santità che rende capaci di
resistere e affrontare le avversità. Continuando, Sua Eccellenza ha ripreso
anche il n. 273 della Evangelii Gaudium
con la frase, ormai simbolo di questa esortazione, «La missione al cuore del
popolo non è una parte della mia vita o un ornamento […]. Io sono una missione
su questa terra». La bellezza di vivere
la propria vita di fede come missione ci rende i “santi della porta accanto”
capaci di rinnovare e riformare la Chiesa al suo interno e mostrando il suo
vero volto al mondo.
In ultimo mons. Ciro Fanelli ci ha donato tre esempi da seguire.
Fratel Charles de Foucauld e la fecondità della via del “cuore umile”
che crea una relazione profondissima con Cristo dal quale non ci si può
staccare; don Tonino Bello che individua nel gesto di porsi come ultimi il
segno profetico di un amore radicato in Cristo. Infine, sant’Ignazio di Loyola
e la sua contemplazione del mistero della Trinità come una Trinità estroversa,
che guarda il mondo con amore e decide di redimere gli uomini inviando il
Figlio che diviene profeta itinerante tra la gente e riversa la misericordia
del Padre. Il sogno della Chiesa, conclude il Vescovo Ciro, è quello di essere
missionari capaci di rendere le nostre case e comunità, luoghi di preghiera, di
comunione, di missione e misericordia.
Nino Di Guida
I
frutti di una comunione ecclesiale
Salvatore
Martinez ringrazia mons. Ciro Fanelli
È stata un’omelia densa di spunti
di riflessione e di immagini concrete da cogliere per un incontro autentico con
il Signore, quella di mons. Ciro Fanelli. Salvatore Martinez ha voluto
riassumerla in quattro parole: cuore, gioia, umiltà e missione.
«Sei stato salutato come colui che
ci porta lo Spirito – ha detto Martinez a mons. Fanelli - ed è proprio vero:
dove c’è lo Spirito c’è la Chiesa, dove c’è la Chiesa c’è il Vescovo e noi
amiamo rappresentarlo in tutte le nostre convocazioni, conferenze, non solo per
essere confermati nel cammino dai nostri Vescovi ma per condividere la fede».
Il Presidente del RnS, poi, dopo
aver ringraziato mons. Fanelli per la sua presenza, ha chiesto ai concelebranti
e a tutta l’assemblea di invocare su di lui lo Spirito Santo: «A chi non crede
diamo Gesù, come fece Pietro alla Porta Bella, a chi crede, come noi, possiamo
dare lo Spirito e questo è il regalo più bello che questa assemblea può darti.
Noi oggi ti consegniamo le sue primizie che tu stesso hai seminato in noi:
portale alla tua diocesi, ai tuoi fratelli e diffondile come grazia di
comunione ecclesiale che abbiamo vissuto in questi giorni». Al termine della
preghiera il vescovo ha ringraziato commosso, confessando di avere nel cuore
l’intenzione di chiedere la preghiera.
Daniela Di Domenico