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I santi della porta accanto 
Omelia di mons. Ciro Fanelli, Vescovo Di Melfi-Rapolla-Venosa
42ª Conferenza nazionale animatori - Clicca per ingrandire...

La Celebrazione eucaristica del terzo giorno di lavori della Conferenza è stata presieduta da mons. Ciro Fanelli che, proprio in questi giorni, celebra il suo primo Anniversario di ordinazione episcopale.

La sua presenza è una gioia che gustiamo da quando è arrivato alla Conferenza con notevole anticipo sul suo intervento, per vivere da partecipante i lavori dell’assemblea, concelebrando tra l’altro la Santa Messa insieme a mons. Valentinetti. Nella celebrazione eucaristica da lui presieduta, sullo sfondo della liturgia della Parola, il vescovo ha aperto la sua omelia con un’attestazione di fiducia sugli orizzonti della missione del RnS. I cardini della sua omelia sono stati: vivere in Cristo, l’umiltà come stile di vita del discepolo, la missione: «La radice di ogni autentico e fruttuoso impegno missionario – ha detto il presule - è l’intimità con il cuore di Cristo! Tanto da poter dire che per parlare di Cristo bisogna vivere di Cristo». Ecco dunque in che modo bisogna ricentrare la vita di ogni cristiano che sceglie di porsi alla sequela di Cristo.

Lo stesso Gesù con il suo stile “mite e umile” rendeva credibile l’annuncio del Vangelo e lo rende ancora oggi perché ci svincola dalla logica dell’autoreferenzialità e ci apre allo stile dell’amore di Dio, il dono di sé.

Queste prerogative rendono affascinante l’annuncio e manifestano la bellezza dell’amore di Dio nei suoi testimoni che sono capaci di essere gioiosi discepoli-missionari che evangelizzano per attrazione come la Parola ci indica da sempre: «Vi riconosceranno da come vi amerete» (cf Gv 13, 34-35).

Il Vescovo ha poi continuato la sua riflessione ponendo l’attenzione sulla lettera ai Filippesi di san Paolo e specialmente sulla figura dell’Apostolo delle genti, modello esemplare del vero discepolo-missionario pienamente configurato in Cristo; le parole di Paolo, infatti, lo confermano «Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me» (cf Gal 2, 20).  Anche se imprigionato, incatenato, sofferente, tribolato, Paolo continua a gioire perché sa che nulla accade per caso ma risponde a un preciso progetto di Dio in vista della salvezza. Ciò genera speranza, piena fiducia, stimoli a dare e fare di più per Cristo. Un legame inscindibile che fortifica la vocazione e la relazione con Gesù che diviene ragione e centro della missione e della vita.

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Mons. Fanelli ha voluto sottolineare le parole del Santo Padre Francesco nella Esortazione apostolica Gaudete et exsultate in cui si propone l’ideale di santità che rende capaci di resistere e affrontare le avversità. Continuando, Sua Eccellenza ha ripreso anche il n. 273 della Evangelii Gaudium con la frase, ormai simbolo di questa esortazione, «La missione al cuore del popolo non è una parte della mia vita o un ornamento […]. Io sono una missione su questa terra».  La bellezza di vivere la propria vita di fede come missione ci rende i “santi della porta accanto” capaci di rinnovare e riformare la Chiesa al suo interno e mostrando il suo vero volto al mondo.

In ultimo mons. Ciro Fanelli ci ha donato tre esempi da seguire.

Fratel Charles de Foucauld e la fecondità della via del “cuore umile” che crea una relazione profondissima con Cristo dal quale non ci si può staccare; don Tonino Bello che individua nel gesto di porsi come ultimi il segno profetico di un amore radicato in Cristo. Infine, sant’Ignazio di Loyola e la sua contemplazione del mistero della Trinità come una Trinità estroversa, che guarda il mondo con amore e decide di redimere gli uomini inviando il Figlio che diviene profeta itinerante tra la gente e riversa la misericordia del Padre. Il sogno della Chiesa, conclude il Vescovo Ciro, è quello di essere missionari capaci di rendere le nostre case e comunità, luoghi di preghiera, di comunione, di missione e misericordia.

Nino Di Guida

 

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I frutti di una comunione ecclesiale
Salvatore Martinez ringrazia mons. Ciro Fanelli

È stata un’omelia densa di spunti di riflessione e di immagini concrete da cogliere per un incontro autentico con il Signore, quella di mons. Ciro Fanelli. Salvatore Martinez ha voluto riassumerla in quattro parole: cuore, gioia, umiltà e missione.

«Sei stato salutato come colui che ci porta lo Spirito – ha detto Martinez a mons. Fanelli - ed è proprio vero: dove c’è lo Spirito c’è la Chiesa, dove c’è la Chiesa c’è il Vescovo e noi amiamo rappresentarlo in tutte le nostre convocazioni, conferenze, non solo per essere confermati nel cammino dai nostri Vescovi ma per condividere la fede».

Il Presidente del RnS, poi, dopo aver ringraziato mons. Fanelli per la sua presenza, ha chiesto ai concelebranti e a tutta l’assemblea di invocare su di lui lo Spirito Santo: «A chi non crede diamo Gesù, come fece Pietro alla Porta Bella, a chi crede, come noi, possiamo dare lo Spirito e questo è il regalo più bello che questa assemblea può darti. Noi oggi ti consegniamo le sue primizie che tu stesso hai seminato in noi: portale alla tua diocesi, ai tuoi fratelli e diffondile come grazia di comunione ecclesiale che abbiamo vissuto in questi giorni». Al termine della preghiera il vescovo ha ringraziato commosso, confessando di avere nel cuore l’intenzione di chiedere la preghiera.

Daniela Di Domenico 

(03.11.2018)