Il secondo relatore della mattina del 2 novembre è padre
Antonio Spadaro, teologo, saggista e direttore de "La Civiltà Cattolica".
Di ritorno dal Sinodo dei Giovani, è chiamato a parlare al Rinnovamento di
"Vita comunitaria, discepolato carismatico, servizio all'uomo" alla
luce del Magistero di Papa Francesco. «Questo trinomio che mi avete affidato -
afferma il Teologo - riassume il vostro cammino degli ultimi anni e vuole
essere uno stimolo ad andare avanti». Padre Antonio ammette che non è semplice
per un gesuita parlare di vita comunitaria; lo stesso Papa Francesco ha scelto
di vivere a Santa Marta, non perché l'appartamento pontificio nel Palazzo
apostolico fosse lussuoso, ma perché è troppo solitario: «Io ho bisogno di
vivere la mia vita insieme agli altri», ammise Papa Francesco durante
un'intervista.
Continua don Antonio Spadaro: «È bene riconoscere lo Spirito
Santo come forza centripeta e centrifuga, vivere secondo lo Spirito Santo vuol
dire vivere in questa continua tensione, protesi verso Dio e verso il mondo».
Bergoglio, da provinciale dei Gesuiti argentini, contrapponeva la colomba dello
Spirito che vola, allo struzzo che invece nasconde la testa. Il cristiano non è
chiamato a essere chiuso nella bottega di restauro, né in un laboratorio di
utopie.
Nell’Esortazione apostolica “Gaudete et Exsultate” leggiamo come la vita cristiana sia un
combattimento permanente, da soli perdiamo il senso della realtà e soccombiamo.
Vivere con gli altri, invece, ci dà la chiarezza interiore, che è spirituale.
«Quale grazia è avere una comunità mentre si combatte la battaglia della vita».
«È difficile lottare per farci santi se non percorriamo il nostro cammino di
santificazione nella comunità. Il servizio santo di cui parlerò - afferma padre
Antonio Spadaro - è il servizio della Misericordia». Secondo Papa Francesco la
parola misericordia non è un sostantivo ma un verbo: “misericordiare”. Al n. 80
della “Gaudete et Exsultate” il
Pontefice scrive che la “misericordia” è servire e perdonare; solo insieme, i
due poli del servizio e del perdono possono essere compresi. Il servizio non è
un fare qualcosa, ma la vita stessa è e non ha una missione, per
servire però c'è bisogno di una comunità.
Per quanto riguarda il discepolato carismatico, il Biblista
ha spiegato che esso si fonda, anzi di più, è il discernimento, che è riuscire
a riconoscere le tracce di Dio dove Lui è e si fa trovare, non dove noi
crediamo che Lui sia. Si fa discernimento quindi per riconoscere come compiere
meglio la missione che ci è stata affidata nel battesimo. Il carisma del
discernimento è strumento di lotta per seguire meglio il Signore. Alcune delle
tentazioni che ci allontanano dal servizio agli altri sono la falsa umiltà (“io non so fare nulla”) e la
deresponsabilizzazione, il credere di dover essere serviti dalla comunità. Al
contrario, lo Spirito Santo ci responsabilizza sempre.
Padre Spadaro afferma che uno dei frutti del Sinodo con i
Giovani sia stato proprio riaffermare la forma sinodale stessa della Chiesa:
ciascuno di noi, cioè, è responsabile della Chiesa. E conclude: «È importante
che ognuno trovi il proprio posto di servizio all’uomo in mezzo all’uomo».
Egle Pecora