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Il Vocabolario della famiglia 
Il saluto di Salvatore Martinez alle famiglie a Scafati
11° Pellegrinaggio nazionale delle Famiglie per la Famiglia - Clicca per ingrandire...

A chiudere, come ogni anno, la prima parte del Pellegrinaggio delle Famiglie, per poi dare il via al cammino fino a Pompei, il presidente nazionale Rns Salvatore Martinez.

Con il rosario stretto in mano, dapprima un ringraziamento ai presenti, uno per uno, ogni pellegrino elevato al “valore di famiglia”: separati, divorziati, risposati, vedovi e vedove, figli che dovevano essere abortiti, figli che erano stati abbandonati e sono stati ritrovati, figli adottati, figli affidati, diversamente abili, persone ammalate, figli, genitori, nonni, nessuno anonimo.

«Ognuno di noi è dentro questo rosario - ha esordito il Presidente – è dentro questa storia, è dentro questi misteri che non attraversano soltanto la nostra vita ma attraversano la storia dell’uomo, la storia del nostro Paese, la storia del nostro mondo».

Un ringraziamento è partito dal cuore per il sacrificio, per la perseveranza, per la testimonianza di fede e di gioia. Tutto ciò è grande regalo non solo per il Rinnovamento, per la Chiesa, ma per il nostro Paese.

«C’è un articolo della Costituzione all’inizio - continua Martinez – nel contesto del tema grande del “lavoro”, (art. 4.2), in cui si dice è un dovere per ogni cittadino assicurare, sul piano personale e sul piano associativo, il progresso spirituale del Paese. Un Paese progredisce se avanza spiritualmente, non se avanza solo materialmente. Noi oggi costruiamo il nostro Paese, noi oggi salviamo il nostro Paese, perché la crisi è spirituale. Si dimostra facilmente: le nostre chiese saranno sempre più chiuse perché le nostre case non sono aperte; le nostre chiese saranno sempre più spopolate perché le nostre case non sono popolate; nelle nostre chiese ci sarà meno preghiera, perché nelle nostre case non c’è più preghiera. Se Gesù non rinasce nelle nostre case, Gesù muore nelle chiese, muore nel Paese, muore nel mondo intero. Noi abbiamo una grandissima responsabilità, noi stiamo dalla parte della vita, non solo se gridiamo che la famiglia è viva!, ma se la famiglia vive regalando vita. Questo è il progresso spirituale di un Paese, che noi possiamo assicurare».

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Le domande poste ai pellegrini presenti sono nate poi spontanee: «Voi pensate che davvero questo mondo sia interessato al futuro dei nostri figli? Siete davvero convinti che si stia lavorando per permettere alla vita di trionfare sulla morte? In quanti modi ci stiamo preoccupando di comprendere il valore della vita? Se questo non avviene in una casa, non avviene nel luogo in cui la vita sboccia, non possiamo di certo attendere che questo avvenga nei Parlamenti. Quando tu parli a un ambasciatore, quando tu parli ad un vescovo o politico, prima di tutto lì c’è un uomo, lì c’è un figlio, lì c’è un padre. Perché non riusciamo a guardarci, a parlarci e a intenderci a partire da ciò che ci accomuna… La soluzione viene dal basso, dalla famiglia, viene dai luoghi nei quali possiamo riconoscerci in umanità fratelli, sorelle, membri della stessa famiglia umana e accomunati dallo stesso desiderio di vita. C’è nel cuore di ogni uomo un insopprimibile desiderio di vita: questo nasce, cresce, matura solo in una “casa”. Dio che “ha la vita”, avrebbe potuto dare il figlio che “è la vita” in mille modi; lo dà in uno e inequivocabile modo: cerca un padre e una madre, Maria e Giuseppe, e cerca una Casa a Nazareth. Gesù nasce in una casa, cresce in una casa, è educato in una casa… Ma se noi non lo facciamo, se non ritorniamo a farlo con passione, convinzione, questo non lo faranno altri per noi. Non deleghiamo ad altri la nostra responsabilità di dare la vita!». Condizione necessaria però è sempre la preghiera: senza la forza della preghiera tutto questo non sarà possibile; senza l'intelligenza della preghiera nulla di nuovo avverrà; senza la bontà che ci dà la preghiera, senza il coraggio di servire fino alla morte che ci dà la preghiera, questo non sarà possibile».

«Il Padre “ha la vita” ed è il creatore, il padre ha tutto e ce lo dona, ci dà Gesù, ci dà la famiglia, ci dà l’intelligenza i mezzi. Gesù “è la vita”. “È” significa vive, deve vivere! La domanda è: vive o non vive Gesù? È il canto preferito da Papa Francesco, anche questa mattina, in Sicilia, a Piazza Armerina, dove lui si trovava, accolto dai canti del RnS, si cantava “Vive Jesus el Senior”. Ma “vive” non è un canto: o vive o non vive; entra a casa tua, vive Gesù si o no? Se non c’è preghiera non vive, vivi tu ma Lui no. Deve vivere Gesù, “io sono la vita”, e “sono” significa devo starci. Va dunque identificato il problema. Il problema del non sapere più amare, di non riuscire più a insegnare ai figli ad amare».

Per concludere il suo intervento, il presidente introduce una breve lezione, insegnando un potente alfabeto, un “ABCD” della preghiera, le prime lettere dell’alfabeto associate ad alcuni effetti della preghiera.

“A” sta per Amati, noi siamo amati! Chi prega è amato! Ma diventa anche amante, cioè è capace di amare perché l’amore che sente lo dà; se non lo si ha non lo puoi dare. L’amore lo ha il Padre, l’amore è il Figlio, l’amore lo dà lo Spirito. Allora questo amore ce lo dà lo spirito. Siamo amati perché lo Spirito ci fa sentire l’amore e possiamo dare amore, perché ci aiuta lo Spirito che riceviamo pregando.

“B” come buoni. Non belli! Il mondo cerca belli, noi cerchiamo buoni. I veri belli sono i buoni, il male si vince con il bene, dunque la preghiera di guarigione, la preghiera di consolazione, la preghiera di liberazione, quella che produce un bene, la preghiera che ci fa diventare buoni. Senza preghiera il cuore rimane cattivo; senza la preghiera il cuore del mondo non sarà liberato dal male.

“C” come coraggiosi! Famiglie coraggiose Il coraggio di stare sotto il sole qui, il coraggio di portare anche gli ammalati, il coraggio di Papa Francesco, il coraggio dei piccoli, il coraggio di chi rischia, il coraggio di Maria. Chi dà il coraggio? Lo Spirito, ecco la preghiera, dobbiamo chiedere coraggio. Adesso lungo il pellegrinaggio ognuno deve chiedere il coraggio delle scelte da fare, il coraggio di resistere al male, il coraggio di resistere nella prova, il coraggio della fede e di scegliere di stare dalla parte del Vangelo di Gesù.

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“D” come disponibilità. Dobbiamo dire alla Madonna, allo Spirito, dobbiamo dire a Gesù: “Io sono disponibile!”. Ma se non hai la preghiera, tu il “sì” non lo dirai mai. Per dire sì, per essere disponibile, il tuo cuore deve pregare; per dire “sì” alla vita, “si” al servizio, all'accoglienza dei migranti, all'accoglienza dei poveri, ad attendere ad un servizio o ministero; per dire “sì” a tutto quello che ci viene chiesto, si deve essere disponibili. Senza preghiera sarà solo “no”, il “sì” di Maria lo si dice con la preghiera che ci rende disponibili».

«Questo ABCD della preghiera è già il Vangelo della famiglia. C’è bisogno di famiglie amate, famiglie buone, famiglie coraggiose e famiglie disponibili».

E nuovamente alzando il rosario come offerta - per chiedere alla Madonna uno sguardo per ognuno dei presenti, per aprire il cammino, per arrivare con Maria in Cielo mistero dopo mistero, per far entrare questa preghiera trasformante – il Pellegrinaggio si muove verso Pompei.

Antonella Di Coste

(17.09.2018)