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Un progetto di vita: la sacramentalità cristiana 
Omelia del Patriarca di Venezia mons. Francesco Moraglia
Convocazione nazionale 2018 - Clicca per ingrandire...

“Gesù lo vide e ne ebbe compassione… lo portò in una locanda e si prese cura di lui… E disse: «Va’ e anche tu fai così»” (cf Lc 10, 30, 37): un tema attualissimo quello della 41ª Convocazione nazionale in cui ci ha introdotto, con sapienza e chiarezza, mons. Francesco Moraglia, Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale Triveneto. Il tema racchiude in sé tutta la forza e lo slancio di un vero progetto di vita: «Ripensare se stessi e le proprie comunità a partire dall’essenziale, il Signore Gesù, il sacramento fondamentale della salvezza, il Suo Vangelo».

Uno dei nuclei tematici dell’omelia, tratto dagli Atti degli Apostoli (cf 9, 26-31), è relativo alla figura di Paolo che, «dopo “l’incontro/scontro” con Gesù sulla via di Damasco, diventerà per la Chiesa il testimone concreto, vivo, reale di quanto la grazia di Dio possa compiere nell’umano».

Dalle parole del Patriarca tutta la portata e la potenza della grazia, che Dio mette a disposizione dell’uomo: «La Chiesa e noi uomini possiamo sempre contare sul dono dello Spirito e sulla grazia che tutto rinnova in Dio». Una grazia che non è prigioniera del tempo e dello spazio… ma irrompe con la sua forza creatrice, come è accaduto anche per Saulo che da primo persecutore diventerà poi il primo evangelizzatore.

Lo stesso Paolo rimane disorientato di fronte alla grazia dello Spirito che lo ha liberato completamente dall’uomo vecchio trasformandolo in un uomo nuovo. Ecco la straordinaria forza della sacramentalità cristiana. «Paolo – continua mons. Moraglia - non è il risultato di scelte umane; Paolo è sacramento della grazia di Cristo». E l’intera Storia umana ci insegna essere sempre frutto delle mani di Dio. Tutto ha origine solo da Dio e in Dio.

«Lo Spirito opera sempre nella Chiesa e ci domanda di diventare suoi strumenti; ci esorta a lasciarci condurre da lui e non di voler essere noi a condurlo, di fidarci e non di pretendere garanzie umane, saperi umani, di amare gratuitamente senza domandare il prezzo…».

La parabola del buon Samaritano invita a prendersi cura, in modo concreto, dell’altro. Come figli di Dio, siamo chiamati e mandati da Gesù, per essere compassionevoli come Lui «stesso ha fatto e vuole fare, per via sacramentale, attraverso i suoi discepoli».

In una società “dell’immagine”, dell’apparire, dell’individualismo, dell’indifferenza dispensatrice di morte, mons. Moraglia ricorda l’urgenza di farsi buoni samaritani: «La parabola di Luca – ha continuato mons. Moraglia - non è suscettibile di lettura morale. Essa ha valenza teologica, sacramentale, come già mostrarono i Padri della Chiesa. Nella parabola del buon Samaritano, infatti, è racchiusa l’intera storia della salvezza: la caduta dell’uomo, il suo incontro salvifico col Samaritano per eccellenza, il Signore Gesù, l’albergo ossia la Chiesa a cui Gesù affida l’umanità ferita e sofferente in attesa del suo ritorno…». Tutti diveniamo così debitori dell’unico buon Samaritano, Gesù, quando ci prendiamo cura gli uni degli altri, perché Lui l’ha voluto; Egli ci rende suoi debitori e creditori dell’unico buon Samaritano.

Quello di Gesù è un esplicito invito di conversione: lasciare tutto e seguirlo, stare e abitare con Lui, rimanere con Lui, accogliere la grazia dello Spirito secondo la Sua promessa: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi darà testimonianza; e anche voi, allora, diventerete nella vostra persona, nelle vostre comunità testimonianza di me…» (cf Gv 15, 26-27).

Nel concludere, mons. Moraglia ha rivolto un augurio speciale al popolo del RnS: «A tutti auguro di accogliere una rinnovata e abbondante effusione dello Spirito Santo, riscoprendo la grazia del santo battesimo, la grazia del sacramento che ci fa cristiani; riscoprire, con umile fierezza l’identità di appartenergli, di essere suoi, lui che è l’unico Buon Samaritano».

 

Debitori e creditori dell’unico Samaritano
Martinez rivolge il suo saluto a mons. Moraglia

Convocazione+nazionale+2018

Del buon Samaritano noi siamo creditori e debitori! Riprendendo le parole del Patriarca, il Presidente RnS ha salutato e ringraziato mons. Moraglia per essere intervenuto. «L’invito che Lei ci ha rivolto – ha proseguito Martinez - è ciò che noi in questa giornata abbiamo cercato di esperimentare: “Gioire profondamente perché il cuore di Dio è più grande del cuore dell’uomo!”». Una delle dimostrazioni più vigorose della misericordia del Signore, in questa giornata, è stata la presenza di numerosissimi sacerdoti che della sacramentalità della Chiesa, rievocata più volte dal Patriarca di Venezia, sono stati l’espressione più bella. Molti di loro, pur non facendo parte del cammino del RnS, hanno riscoperto nel sacramento della riconciliazione sacramentale l’esperienza di grazie della quale, nel segreto del loro cuore, sono stati depositari. E quante anime, in questa giornata vissuta nella potenza dello Spirito, sono state strappate al diavolo!

Infine, un ringraziamento speciale alla Conferenza episcopale del Triveneto, di cui mons. Moraglia è Presidente, e al Patriarcato di Venezia: «Noi vogliamo estremamente bene alla Chiesa e ci abbeveriamo al suo Magistero. Come anche lei ci ha ricordato, questo cammino di profonda conversione e gioiosa vita secondo lo Spirito ha bisogno dell’esperienza della misericordia di Dio e della comunione ecclesiale… noi viviamo questa comunione come un grande dono dello Spirito. Grazie!».

Daniela Di Domenico

(30.04.2018)