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Una Mamma che dona tutto 
L’omelia di don Guido Maria Pietrogrande nella Festività dell’Immacolata
+ TESTIMONIANZE
41ª Conferenza nazionale animatori - Clicca per ingrandire...

«Ho nel cuore un'immagine familiare. È il giorno del compleanno di una mamma e sul tavolo ci sono un mazzo di rose rosse e una scatola di cioccolatini. I regali sono per lei, ma la mamma sceglie di aprire subito i cioccolatini per darli ai figli. È un po' quello che avviene quando festeggiamo la festa della Vergine Maria. I cioccolatini sono per noi. La Vergine dona tutto». Così don Guido Pietrogrande, consigliere spirituale nazionale, ha introdotto l'omelia nella seconda giornata di Convocazione, festa dell'Immacolata Concezione. 

Così è stato nella casa di Nazareth, ha spiegato don Guido aggiungendo: «In una vita di semplicità, fatta di quotidianità, eroica, senza vanti, è arrivato l'Angelo». Se nella prima lettura, dal Libro della Genesi, «il male ha riempito il mondo di smog, nel "sì" pronunciato da Maria i cieli diventano azzurri e la terra è ridente. Così è finito il tempo in cui ci si nasconde davanti a Dio, ci si può presentare a Lui perché si è nell'umiltà. Maria si presenta a Dio e Dio la presenta a noi».

Nell'omelia risuonano anche le parole del Salmo «Cantate al Signore un canto nuovo perché ha compiuto meraviglie». «Un canto nuovo - spiega il Consigliere spirituale - che non è il solito battersi il petto. La lode che la Vergine innalza a Dio è una lode di obbedienza, una lode che sarà espressa anche nel canto libero del Magnificat, è una lode senza un perché». E in questa lode autentica si vedono i frutti. «I carismi - aggiunge don Guido - iniziano a prendere le ali e si muovono nell'assemblea mostrando gioia, entusiasmo e completezza di vita, che è la nostra vocazione».

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Nel Vangelo (cf Lc 1, 26-38) poi si parla di un altro carisma della Vergine Santa: l'ascolto della parola di Dio che in lei viene accolta e diventa vita. «Questo carisma - ha esortato Pietrogrande - non manchi nelle nostre assemblee. È il carisma che rende vero quello che ascoltiamo e diciamo».

Poi c'è il carisma dell'intercessione. «A Maria nulla viene negato. Maria esercita questo dono come una mamma saggia e previdente, per la Chiesa, per l'umanità, per ognuno di noi, affinché non manchi il vino dell'unità, dell'evangelizzazione, della carità fraterna». Ma c'è un altro carisma di Maria che il Vangelo di oggi mostra, è il carisma dell'accompagnamento. Maria ha accompagnato Gesù fino al calvario. «È Lei - ha aggiunto don Guido - che ci insegna ad accompagnarci tra di noi, ad avere pazienza e stima reciproca. Che ci istruisce su come dipendere dal carisma del fratello».

Il Consigliere nazionale ha infine rivolto l'ultimo pensiero ai giovani, a coloro che sono chiamati al dono della consacrazione sacerdotale. «Molti sono pensati per cose grandi, per una vita piena vissuta sull'immagine del Figlio di Dio, casto, umile e obbediente. Anche qui si prova la carismaticità della nostra esperienza». 

E nel giorno della festa della Vergine, proprio con una preghiera di affidamento a Lei si è conclusa l'omelia: «Maria, tu che tutto conosci, chiedi quello che ancora manca alla nostra vita».

Sintesi di Laura Gigliarelli


 
TESTIMONIANZE:
 

Un Seminario per imparare a perdonare

La testimonianza di Anna

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Appartengo al gruppo Emmaus di Forlì da circa 2 anni. Ho frequentato il Seminario di Vita nuova nello Spirito e ricevuto la Preghiera di effusione l’anno scorso. Durante quel periodo ho ascoltato con interesse insegnamenti e testimonianze che mi hanno toccato il cuore e mi hanno aiutata a vedere la vita e la mia storia con occhi nuovi.

L’insegnamento che mi ha toccato di più è stato quello sul perdono verso Dio, verso se stessi e verso gli altri. Essendo separata da circa 30 anni, era rimasta nel fondo del mio cuore tanta sofferenza e, soprattutto, tanto rancore nei confronti del mio ex marito, che non vedevo da tanto tempo, perché avevo rotto ogni rapporto con lui. Mi accorsi, però, che durante quell’insegnamento sul perdono, il Signore stava iniziando un’opera di compassione nei suoi confronti e a sciogliere la mia rabbia.

A questo punto è successa una cosa incredibile. Venni a sapere per caso che il mio ex marito, molto malato, era stato ricoverato all’ospedale di Forlì, dopo essere tornato dall’estero dove aveva vissuto una vita dissoluta, dimenticando persino i suoi doveri di padre. Ma durante quella malattia ai reni, il Signore lo aveva cambiato e lo aveva spinto alla fine dei suoi giorni a riconciliarsi con la sua famiglia e con Dio.

Il Signore, che non lascia mai a metà la sua opera, cominciò a lavorare dentro di me. Io, che fino allora avevo odiato, giudicato e condannato per 30 lunghi anni mio marito, mi sono sentita guidata dallo Spirito Santo non solo a pregare per lui, ma anche ad andare a visitarlo in camera di rianimazione.

Appena mi ha vista, mi ha mandato un bacio. In quel momento il mio cuore si è riempito di commozione. Gli ho preso la mano e ho recitato la coroncina della Divina Misericordia e poi ho chiamato il sacerdote per l’unzione degli infermi. Dopo pochi giorni il Signore l’ha preso con sé e io e mia figlia siamo andate al suo funerale per l’ultimo saluto.

Ringrazio il Signore che ha fatto meraviglie e ha portato tanta pace nel mio cuore e in quello di mia figlia, che mi ha seguito in questo cammino di riconciliazione.
 
 

Un odio che si è trasformato in amore

La testimonianza di Ginetta

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Ho 36 anni e sono sposata da 21 anni. Mio marito Pasquale ha 40 anni. Avevamo una vita felice e serena con due meravigliosi figli che oggi hanno 20 anni (Luigi) e 18 anni (Antonia).

Tutto sembrava andare bene quando all’improvviso una bufera s’è scatenata determinando rabbia e disperazione. All’improvviso mio suocero è stato crivellato. Nessuno di noi sapeva e sa chi è stato l’autore del delitto, né la motivazione. Questo episodio ha destabilizzato tutta la mia famiglia. Il comportamento di mio marito, che  cercava di indagare e conoscere la verità, è stato interpretato negativamente e ha determinato il suo arresto. Io mi sentivo sola e abbandonata. La fede vacillava. Anche la morte di mio suocero, che mi voleva bene, ha messo in crisi la mia fede.

In quel momento fui avvicinata dai Testimoni di Geova che cercavano di consolarmi con la Sacra Scrittura ma questa non alleviava il mio dolore. Poi, mia sorella minore mi invitò a partecipare alla preghiera del gruppo dell’Isola di Capo Rizzuto. Fui accolta fraternamente dai fratelli che iniziarono a pregare per me e per mio marito e a starmi molto vicini in quei momenti difficilissimi.

Visitando mio marito nel carcere di Melfi (PZ), seppi da lui che aveva incontrato un altro detenuto di nome Michele che conosceva il Rinnovamento e aveva abbandonato anche lui i Testimoni di Geova. Insieme, io da fuori e lui dentro il carcere, abbiamo fatto questo cammino di conversione. In carcere mio marito si ammalò gravemente (del morbo di Cron) e in questa circostanza gli venne comunicata la condanna all’ergastolo. Fu un duro colpo per me ma la fede e la certezza che le mie sorelle del gruppo pregavano costantemente per noi mi ha sempre sostenuta.

Fu una grande gioia per noi due quando, dopo un Seminario di vita nuova, ricevemmo l’effusione dello Spirito. Per noi significò una grande forza, dopo tanto dolore e irrazionali condanne che nemmeno i nostri avvocati difensori riuscivano a comprendere. Tutti i fratelli del gruppo di Melfi, settimanalmente e per un anno intero, hanno pregato per mio marito. Inoltre i diversi gruppi delle diverse regioni d’Italia hanno formato un muro di fuoco di preghiere affinché il Signore ci desse la forza di andare avanti di fronte a questa ingiusta condanna.

C’è stato un momento intenso nella preghiera, due giorni prima del processo. Ricevetti la parola profetica di Daniele:  «Ma Susanna gridò a gran voce e disse: “Dio eterno, che conosci ciò che è nascosto e conosci tutte le cose prima che avvengano, tu sai che costoro hanno testimoniato il falso contro di me ed ecco, io muoio senza aver fatto niente di ciò che essi hanno detto di male contro di me”. Il Signore ascoltò la sua voce…» (cf 13, 42ss).

Mio marito venne poi trasferito nel carcere di Opera (Milano). Io ero lontano e non potevo essere accanto a lui; ero inquieta sapendo che gli mancava l’aiuto della preghiera carismatica. Scrissi al cappellano il quale si incontrò con Daniela Freni, referente per il RnS nel carcere. Così, a febbraio, mio marito è riuscito a iniziare il cammino col gruppo RnS del carcere e in quel momento ebbe l’assoluzione.

Devo ringraziare il Signore perché mi ha fatto uscire dal tunnel della disperazione e, attraverso la sua Parola e la potenza dello Spirito, ha trasformato la mia vita. L’odio che nutrivo prima si è trasformato in amore e perdono per quanti hanno calunniato mio marito. Oggi voglio ringraziare Marcella e quanti si prodigano nelle carceri per stare accanto ai fratelli che soffrono.

  
 
  
(08.12.2017)