Un Vento ti spinge verso la Terra Santa… Non è una
spiaggia caraibica, non è un hotel. Niente da fotografare con ingordigia di
tramonti; niente da immortalare con selfie scattati come una raffica di fucile…
Niente di tutto questo…
Non aspettative di un mare cristallino, di un
aperitivo in piscina… Niente di tutto questo. Un impulso irrefrenabile che
viene da dentro. Cosa cerchi? Dove vai? Lui… la Terra che i suoi piedi hanno calpestato.
Hai paura? No, dal cuore no. Ma adesso è sicuro? Non
importa, vado, devo. Ne ho bisogno. Ma cosa cerchi? Io non lo so, ma sento che
devo andare. Ho come una corda nel cuore che mi tira, mi trascina, mi attrae. Devo!
Voglio! Vado perché è l’unica volta in cui “il devo” si fonde con “lo voglio”. Tutti
diciamo spesso “faccio ciò che voglio e sono libero”; beh, adesso dico: “sono
libero perché aderisco a un ‘devo’ che nasce da dentro”.
Tutti insieme ci ritroviamo all’aeroporto; con alcuni
ci conosciamo, con altri siamo sconosciuti, ma lo siamo davvero? Sembra di
vedere il popolo di Dio in cammino. Tutti verso qualcosa o Qualcuno. Tutti con
un desiderio nel cuore. Tutti con le proprie ferite, con il medesimo sguardo. Non
si ode: ”Speriamo che non piova!” oppure… “speriamo di mangiare bene” o ”speriamo
bene altrimenti ho speso soldi inutilmente”. Si ode invece un grido unanime che
nasce dal cuore e si stampa negli occhi di ciascuno: Gesù… Gesù… Gesù…!
Voliamo.
Il cielo sopra le nuvole sembra un anticipo di Paradiso. Siamo vicini a Tel Aviv
e la domanda che nasce dentro si immagina che sia quella degli apostoli quando
si coricavano la sera: “Chissà cosa ci aspetta domani con Lui… Sarà meraviglioso
perché saremo con Lui”.
L’arrivo a
Tel Aviv
Descrivere le giornate e i posti visti è sicuramente
riduttivo. Tuttavia sento il desiderio di raccontare il mio cuore. In aeroporto
il benvenuto è di Paolo Zunino, Carlo Vaccarini e Agostino Cossu con la
chitarra sulle spalle che ci accolgono e ci spiegano i dettagli. Un piccolo
disguido con una valigia, Carlo aiuta una sorella mentre Paolo continua ad
accogliere: siamo già famiglia. Paolo e Carlo saranno una presenza costante, un
accompagnamento. Agostino rende meraviglioso pregare cantando… Ho osservato le
sue mani quando si muovono sulla chitarra: lui chiude gli occhi un attimo prima
di iniziare a suonare; volge la testa verso l’Alto come se si perdesse in
preghiera e poi… le mani volano. Sembra un concerto: mille strumenti non sortirebbero
lo stesso effetto. In preghiera lui diventa una cosa sola con la chitarra; l’armonia
che ne esce è perfetta e si adatta a ogni necessità dei cuori: canti di lode,
di guarigione, di liberazione; diventiamo un coro unico e sembra che musica e
voci salgano verso il Cielo.
Le nostre guide (don Guido Maria Pietrogrande, p.
Giovanni Alberti, don Patrizio Di Pinto, don Fulvio Bresciani, don Vincenzo
Apicelli) si prendono cura di noi, sono Padri. Hanno la capacità di rendere
attuale ciò che accadde 2000 anni fa. Ci accompagnano fondendo storia a cuore e
ogni parabola, ogni episodio del Vangelo, ogni angolo di Terra Santa dove
accadde qualcosa, parla anche di me, della mia vita, di chi sono io. Ieri è
oggi, un eterno presente, il tempo di Dio. Salvatore, non si risparmia mai, e
mai nega un sorriso anche quando la stanchezza dei continui impegni lo assale. Gli
impegni suoi sono tanti e fondamentali non solo per il Rinnovamento ma per
tutti. A Salvatore viene chiesto molto da “Lui”, ma quando lo si incontra
sembra che continuamente lui dica il suo “sì”; quando ci parla si illumina, gli
occhi gli brillano, la sua voce tuona, le sue parole scendono dentro di noi come
fuoco. Prima di rivolgere la parola a un fratello o una sorella lui sorride con
gli occhi, ma di più, lui accoglie. Grazie Dio per averci dato Salvatore:
guidaci uomo di Dio, prenditi cura di noi.
La sua
voce, la sua veste, il suo volto ovunque
Durante le Messe sembra di avere Gesù con noi, non
solo sull’altare, ma Lui è ovunque tu ti giri. Sembra di vederlo nella sua tunica
di lino bianco, a braccia aperte, e sembra dire: “Vieni tra le mie braccia”.
Sembra di udire “Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14, 16). Lui è una
presenza. Io allora non chiedo, non ho pretese: spalancami le Tue braccia che
mi ci getto, solo sul Tuo cuore il mio cuore stanco trova riposo, e batte, batte.
Vivo, io finalmente vivo.
Nel deserto tutto tace… La Sua presenza fende gli
occhi del cuore. Don Fulvio prega in lingue e don Guido traduce “cercate me”;
mentre lo pronuncia sembra che l’uomo, la natura, il Creato si fermino per un
istante, sembra che la sua voce si spanda su tutto ciò che ci circonda.
“Amore”, la
Parola che accompagna
Adesso scendiamo dal Tabor, rientriamo a casa, ma Tu
sei la mia perla preziosa. In Terra Santa Gesù è presenza, si respira amore. Amore
è la parola che accompagna e resta nel cuore. Investiti dall’ amore di Colui
che ha trovato il modo di dirmi: ti dono mio Figlio per farti capire quanto ti
amo, ”ascoltatelo”. In Terra Santa la parola “ascoltatelo” non assume un tono
di minaccia, non è la promessa di una punizione se mi smarrisco, tutto cambia,
assume il tono di un Vento delicato, la brezza dello Spirito, e al tempo stesso
assume il tono di un amore infuocato. Sì mio Signore, non ho paura, perché io
mi sento la tua perla preziosa.
Atterriamo a Roma, salutiamo i nostri “Padri”, tra
cui don Patrizio che continuiamo a guardare mentre si incammina verso l’uscita.
Viene spontaneo dire: «Resta con noi Signore che si fa sera…» (cf Lc 24, 29). Se
provassi a descrivere come un diario la Terra Santa, sarebbe una cronaca; se descrivessi
le sensazioni, sarebbe riduttivo. Io non ci riesco, e allora lo dico in lingue…
la Terra Santa è…
Edoardo Benedetti