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Un popolo nuovo, un cuore nuovo 
Omelia Papa Francesco Solennità di Pentecoste
Papa Francesco Pentecoste 2017 - Clicca per ingrandire...

«Spirito di Dio, Signore che sei nel mio cuore e nel cuore della Chiesa, tu che porti avanti la Chiesa, plasmandola nella diversità, vieni. Per vivere abbiamo bisogno di Te come dell’acqua: scendi ancora su di noi e insegnaci l’unità, rinnova i nostri cuori e insegnaci ad amare come Tu ci ami, a perdonare come Tu ci perdoni». È un inno all’unità, una preghiera che sgorga dal cuore della Chiesa nella solennità in cui se ne ricorda la nascita, quella che emerge dalle parole del Successore di Pietro nel giorno di Pentecoste. Papa Francesco si rivolge agli oltre ottantamila fedeli accorsi tra le braccia del Colonnato del Bernini parlando dello Spirito Santo ma, soprattutto, allo Spirito Santo. Un’invocazione all’unità nella diversità che, dopo le parole pronunciate alla Veglia di Pentecoste ai quasi cinquantamila radunati al Circo Massimo per il Giubileo d’oro del Rinnovamento carismatico cattolico, trova una contestualizzazione internazionale ancor più vasta alla luce del tragico attentato consumatosi a Londra sabato sera, poche ore dopo la Veglia, a opera del fondamentalismo islamico: «Lo Spirito doni pace al mondo intero; guarisca le piaghe della guerra e del terrorismo, che anche questa notte, a Londra, ha colpito civili innocenti: preghiamo per le vittime e i familiari».

Nel tempo liturgico che conclude la Pasqua e che apre al tempo della missione della Chiesa, Papa Francesco parla della terza Persona della Trinità, «il Dono pasquale per eccellenza… lo Spirito creatore, che realizza sempre cose nuove». Il soffio dello Spirito, che aleggiava nel cenacolo tra gli apostoli come al Circo Massimo, in quel «Cenacolo a cielo aperto» citato dal Santo Padre – come si era espresso già allo Stadio Olimpico l’1 giugno 2014, durante la Convocazione nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo – segna una novità, «la nascita di un popolo nuovo. A Pentecoste lo Spirito discese dal cielo, in forma di “lingue come di fuoco, che si dividevano e si posarono su ciascuno […], e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue” (At 2, 3-4). La parola di Dio descrive l’azione dello Spirito, che prima si posa su ciascuno e poi mette tutti in comunicazione. A ognuno dà un dono e tutti raduna in unità. Il medesimo Spirito crea la diversità e l’unità e in questo modo plasma un popolo nuovo, variegato e unito: la Chiesa universale».

L’unità, tuttavia, non è università e omologazione ma «unità nella differenza», che emerge se non si cade nella tentazione di cedere alla «diversità senza l’unità» e «all’unità senza la diversità… La nostra preghiera allo Spirito Santo è allora chiedere la grazia di accogliere la sua unità, uno sguardo che abbraccia e ama» per «essere uomini e donne di comunione» e sentire la Chiesa come madre e casa: «la casa accogliente e aperta, dove si condivide la gioia pluriforme dello Spirito Santo».

La seconda novità dello Spirito è «un cuore nuovo», un dono che gli apostoli ricevono il giorno di Pentecoste: «“Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (Gv 20, 22-23). Gesù non condanna i suoi, che lo avevano abbandonato e rinnegato durante la Passione, ma dona loro lo Spirito del perdono. Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono… il dono all’ennesima potenza, l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza, senza perdono non si edifica la Chiesa».

Lo Spirito Santo, allora, si fa bussola del cammino del cristiano: «Lo Spirito ci esorta a percorrere la via a doppio senso del perdono ricevuto e del perdono donato, della misericordia divina che si fa amore al prossimo, della carità come “unico criterio secondo cui tutto deve essere fatto o non fatto, cambiato o non cambiato” (Isacco della Stella, Discorso 31)».

E, nel salutare dopo il Regina Coeli tutti i presenti, «in particolare, i gruppi del Rinnovamento carismatico cattolico, che festeggia il 50° di fondazione, e anche i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane che si uniscono alla nostra preghiera», Papa Francesco rivolge la sua ultima preghiera alla Vergine Maria: «Ella ci ottenga la grazia di essere fortemente animati dallo Spirito Santo, per testimoniare Cristo con franchezza evangelica».

 

Elsa De Simone

 

 

 

(04.06.2017)