Valdo
e Sandra, Mark e Mercy, Federico e Stefania: tre coppie di sposi, tre storie di
vita, tre esperienze umane che si sono raccontate giovedì 1 giugno, nella Basilica
di Santa Maria in Trastevere, in una serata giubilare organizzata dal
Rinnovamento nello Spirito dedicata alla famiglia, a quella «gioia dell’amore
che si vive nelle famiglie e (che) è anche il giubilo della Chiesa», come dice
Papa Francesco nell’Enciclica Amoris
Laetitia (cf n. 1).
Il
giubilo di queste famiglie, introdotte dal presidente RnS Salvatore Martinez, è
la gioia autentica di chi ha incontrato Gesù nella propria vita, nella buona e
nella cattiva sorte, sul Calvario e sul Golgota, ma senza fermarsi alle ore del
dolore. La gioia è quella di chi, dopo tutto questo, ha visto la pietra del
sepolcro rotolata, ha vissuto la risurrezione.
Valdo
e Sandra conoscono il Rinnovamento Carismatico nel 1995 in Brasile nel periodo
del loro fidanzamento: «Era il tempo dell’innamoramento, eravamo felici ma
anche consapevoli di quelle difficoltà umane che si vivono nel tempo della
conoscenza. Nonostante ciò, decidemmo di vivere il fidanzamento nella castità,
come Dio voleva, per prepararci alla nostra vita matrimoniale». La gioia del
matrimonio e la scelta di seguire i metodi naturali di concepimento
accompagnano la nascita di questa nuova famiglia. Nel 2005 nasce Pedro, il
primo figlio; nel 2009 nasce Ana Julia. All’allargamento della famiglia
coincide una sempre più forte consapevolezza di fare della loro vita familiare
una missione di evangelizzazione all’interno della comunità, della società
civile. Nel 2014 arriva Miguel Luis, il terzo figlio, nato al termine di una
gravidanza tranquilla. A pochi mesi di vita, tuttavia, a seguito di alcuni
controlli i medici diagnosticano a Miguel Luis la “sindrome di West”, una
sindrome molto rara caratterizzata da un ritardo nello sviluppo e spasmi. La
scienza aveva una sola risposta: il bambino non avrebbe camminato, avrebbe
avuto gravi difficoltà nel parlare, con crisi costanti. Alla scienza la vita ha
risposto così: «Miguel oggi ha quasi tre anni, è seguito da una terapista
occupazionale, fa logopedia e nuoto; riesce a camminare, seppur con qualche
fatica, e si esprime seppur con qualche ritardo cognitivo. È un bambino
gioioso, affettuoso, pieno di vita. I medici lo guardano interdetti e lo
seguono con una profonda umanità. Il neurologo, a oggi, è convinto che nostro
figlio non abbia più la “sindrome di West”.
Mark
e Mercy sono originare del Ghana ma vivono a Chicago, negli Stati Uniti. «La
nostra vita – dicono – è molto intensa ma, innanzitutto, ci consideriamo una
coppia missionaria negli USA. Prima delle parole, il nostro mezzo di
evangelizzazione è l’impegno come famiglia: essere fedeli l’un l’altro, nella
buona e nella cattiva sorte, in ricchezza e in povertà, in salute e in
malattia, fino alla morte. Facciamo di queste parole una scelta consapevole e
intenzionale per essere modello nel viverle». Hanno due figlie, Michelle-Marie
e Noelle, molto impegnate nella vita parrocchiale. Mercy è impegnata nella
preparazione ai sacramenti in parrocchia e insegna all’Accademia cattolica
“Augustus Tolton”; il ministero di Mark lo porta in giro per diversi Paesi: «In
questo caso io do sostengo alla famiglia – ricorda Mercy – prendendomi cura
delle nostre figlie. Dio ci ha sempre concesso la grazia necessaria nei momenti
della sua assenza». La preghiera in famiglia, nei diversi momenti della
giornata, è un aspetto molto importante della quotidianità. La costruzione e la
cura dei rapporti con le persone è un elemento cardine della loro testimonianza
ed evangelizzazione: «Ascoltiamo le persone offrendo speranza, amicizia e
soprattutto preghiera a coloro che incontriamo. Non esitiamo a usare i carismi,
per le strade, sui bus e sui treni, nei centri commerciali. La fede va
condivisa, le famiglie vanno sostenute nella quotidianità e nei momenti di
difficoltà. Continuiamo a contare sulla potenza dello Spirito Santo per essere
testimoni negli USA. Che il Signore susciti coppie missionarie nel nostro
mondo!».
Federico
e Stefania sono di Roma: il loro incontro con il Signore avviene durante il
corso prematrimoniale: «Vivevamo facendo affidamento sulle nostre forze,
bastando a noi stessi, ma dopo quel corso nulla era più come prima. Avevamo
incontrato l’amore di Dio, ed è stata una grande grazia averlo incontrato in
coppia, insieme». Dopo la gioia del matrimonio la loro vita coniugale vive il
difficile tempo di attesa di un figlio. La scoperta di un problema fisico in
Federico, poi affrontato e superato, non è tuttavia la soluzione al compimento
di questo desiderio: Stefania scopre di poter affrontare una gravidanza solo
ricorrendo alla fecondazione assistita. «Quel giorno si è abbattuto su di noi un
peso più grande di quanto immaginassimo. La nostra comunità aveva pregato per
noi ma non eravamo pronti ad affrontare le domande di quanti ci erano stati
vicini. Non avevamo voglia di fare nulla. Andammo in chiesa cercando riparo nel
silenzio dell’adorazione e lì incontrammo un fratello della comunità. La sua
risposta dinanzi a quanto accaduto è rimasta scolpita nei nostri cuori: “Bene,
allora adesso cominciamo a pregare”. Insieme pregavamo, imponevamo le mani sul
grembo affidandoci alla volontà di Dio».
A
marzo 2007, durante un ritiro, una profezia tocca il loro cuore: una coppia con
difficoltà di concepimento, presente in sala, avrebbe avuto un figlio entro
l’anno. Il 4 dicembre nacque Emanuele. La gioia di una nuova vita si ripresenta
nel 2009: una notizia condivisa subito con tutti. «Alla prima ecografia, però,
abbiamo scoperto che il piccolo non era cresciuto e che la gravidanza
probabilmente si era interrotta. Anche se all’inizio con difficoltà, ci siamo
affidati al Signore nei giorni in cui attendevamo l’esito di ulteriori analisi.
È ancora vivo il ricordo di quando siamo usciti dal laboratorio con la certezza
di aver perso Gabriele. Non è stato facile benedire Dio anche per la perdita di
un figlio, come non è stato facile accettare di essere l’unico caso – in venti
anni di interventi chirurgici – in cui il dottore che ha operato Stefania per
il raschiamento, le ha bucato l’utero». Ma con san Paolo Federico e Stefania
hanno custodito nel loro cuore la certezza che “tutto concorre al bene di
coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” perché
come dice il Siracide “A suo tempo ogni cosa sarà riconosciuta buona. Ora
cantate inni con tutto il cuore e benedite il nome del Signore”. Nel 2010, in
un viaggio nella terra di san Francesco e santa Chiara, Federico e Stefania, «il
Signore ha deciso di far fiorire ancora una volta un giglio nella nostra
famiglia donandoci una nuova gravidanza, vissuta da tutti con la pace nel cuore.
Marta è nata il 14 febbraio 2011, la festa degli innamorati. Ci piace pensare
sia il segno dell’amore di Dio per noi, del suo amore tra di noi, dell’amore
dei fratelli che con noi hanno condiviso e condividono ancora oggi le gioie e i
dolori in questo meraviglioso cammino».
Elsa De Simone