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Il martirio è un quotidiano impegno di amore 
Sintesi dell'omelia di S. B. Louis Raphaël I Sako
40ª Convocazione nazionale RnS - S.B. Louis Raphaël I Sako - Clicca per ingrandire...

«Lo Spirito del Signore è sopra di me, per questo mi ha consacrato e mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annunzio» (Lc 4, 18). S. B. Luois Raphaël I Sako, Arcieparca metropolita di Baghdad dei caldei e Patriarca di Babilonia dei caldei, presiede la Santa Messa e commenta il passo biblico che segna l'inaugurazione dell'opera messianica. Il Patriarca sottolinea come questo testo antico parli di ricostruzione e consolazione; consolazione «degli afflitti, cioè degli esiliati, oppressi, umiliati, demoralizzati, che aspettavano un intervento di Dio come noi oggi in Iraq e in Siria, ma anche in Italia e in Europa». Ricostruzione e consolazione incarnate nella persona di Gesù, che legge e attualizza il brano del profeta Isaia.

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Il Patriarca caldeo si sofferma sull'importanza dell'incontro personale con Cristo, da cui discende la testimonianza personale a cui, dice, «tutti siamo chiamati. Noi cristiani d'Oriente - continua - la stiamo vivendo con il sangue dei nostri martiri (la Chiesa d'Oriente, la Chiesa caldea è la Chiesa dei martiri), i quali hanno dato la vita perché gli altri li hanno considerati diversi. Ci dicono sempre: "Voi siete diversi, non siete come noi". Questa è la testimonianza evangelica. In quanto minoranza, siamo continuamente di fronte alle difficoltà e ai sacrifici, ma siamo coscienti che essere cristiano non è una scelta facile e vuol dire "incorporarsi" in Cristo per essere il suo testimone. Ciò significa, se necessario, il martirio, che non è un'ideologia o uno scopo, come pensano i jihadistimusulmani, ma è un impegno di  amore, una realtà vissuta nella vita quotidiana. Nelle lodi di Salomone, un autore siriaco ha detto: "Io amo perché nell'amore trovo conforto. Mi incorporo a colui che amo; perché lui è vivo, anche io vivo"».

Il Patriarca di Baghdad racconta che spesso i giornalisti gli chiedono se ha paura, e lui risponde di no: «Io - continua - non ho mai avuto paura. In quanto consacrato, ho dato tutto e sono pronto per tutto. In Iraq - dice - si capisce che la fede, come ha detto Papa Francesco nell'Udienza del 19 aprile, "non è una questione ideologica o una speculazione filosofica, ma un cammino", e io direi "una realtà mistica". La fede è un incontro personale con Cristo che ci conosce, che ci ama, e a lui ci doniamo totalmente. Nell'amare non c'è logica. Credere è conoscere, amare è vivere e condividere».

S. B. Luois Raphaël I Sako termina con le parole del profeta Geremia: «"Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre (20, 7a)". La fede - conclude il Patriarca - è il nostro DNA».

Lucia Romiti

(25.04.2017)