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Insieme, ai piedi di Gesù 
Invocazione dello Spirito Santo e Ministero di consolazione, liberazione e guarigione
40ª Convocazione nazionale RnS - Ministero di consolazione, liberazione e guarigione - Clicca per ingrandire...

«Il documento su cui era scritto il nostro peccato è stato annullato. Gesù lo ha tolto di mezzo. Con esso le nostre sofferenze sono rimaste inchiodate sulla croce», annuncia Salvatore Martinez introducendo il momento dedicato all’invocazione dello Spirito Santo e al Ministero di consolazione, liberazione e guarigione sul tema “Stavano presso la croce di Gesù (cg Gv 19, 25). Ai piedi di Gesù per esperimentare la sua presenza salvifica”.

«Avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo» (Col 2, 15), proclama il Presidente RnS, sottolineando che Cristo ha umiliato il maligno dandone pubblico spettacolo nel modo più ignominioso, perché fosse vittoria su ogni morte.

«Signore sono qui ai tuoi piedi, voglio amare te», intona il canto mentre l’assemblea si pone ai piedi della croce, in ginocchio e con il cuore vicino a Maria e all’apostolo Giovanni. Con l’intercessione di san Giovanni Paolo II, di sr. Faustina Kowalska e di p. Matteo La Grua, la preghiera s’innalza a Dio.

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Subito il Presidente invoca la conversione dello sguardo per tutti quegli occhi che esprimono violenza, giudizio, malvagità. Per tutti quegli occhi che non vedono l’immigrato, il carcerato, il povero, l’abbandonato. «Signore, dammi il tuo sguardo, tu che sei il più bello dei figli dell’uomo», invoca ancora Martinez perché ognuno dei presenti possa “vedere” le cose di lassù. Perché gli occhi si facciano accoglienti e aperti alla misericordia e al perdono.

Il Presidente invita poi l’assemblea a innalzare le «mani che grondano sangue, mani impure», usate per abortire, ferire, colpire percuotere figli, moglie o marito, anziani. Su di esse s’invoca la grazia di Dio che le renda innocenti perché possano accarezzare il povero, l’orfano, la vedova, quel genitore che soffre l’abbandono.

«Signore, il tuo sangue divino ci libera e ci guarisce dal nostro sangue infetto. Lascia che tocchiamo i tuoi piedi – prega Martinez. Ci basterà una stilla del tuo sangue per togliere da noi rapina, vendetta, odio, tutte le opere infruttuose della carne». In questo momento di grande intimità col suo popolo, Gesù visita tanti cuori feriti nella maternità e nella paternità, nell’ansia, nelle preoccupazioni, nella desolazione di un deserto interiore che proprio ora torna a fiorire. S’innalza, forte come un grido, la voce di Martinez: «Questo povero grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce» (Sal 33, 7). L’assemblea canta con fede rinnovata: «Gesù è la pace che scioglie ogni timore». Sì, solo lui è la pace che entra nelle famiglie dove pace non c’è, nei luoghi di lavoro, nelle profondità del cuore e della mente di ogni uomo. Grande è la vittoria di Dio in questo combattimento spirituale. «Fugga ogni sentimento di morte che è su di noi - continua Martinez. Non c’è più spazio per satana. Nessuno dica più “speravo”, ma dica “credo”». Ecco il momento favorevole in cui ognuno chiede a Gesù guarigione da ogni malattia.

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Nell’adorazione del mistero della sofferenza, ingiusta eppure salvifica, di Gesù, s’invoca il suo nome su ogni sofferenza umana: sulle malattie mortali, sugli interventi chirurgici, sull’insopportabile sofferenza dei bambini malati. Sulle malattie delle articolazioni, su quelle cardiache, su coloro che sono paralizzati su una sedia a rotelle.

«Dio ha iniziato un lavoro che continuerà», annuncia con gioia il Presidente, esortando l’assemblea ad acclamare con tutto il corpo e la mente al Signore che ha vinto anche oggi, come ieri e sempre.

Una gioia nuova fa esplodere un incontenibile applauso di gratitudine a Gesù, mentre risuona ancora la voce di Martinez: «Tutto posso in colui che mi dà forza» (Fil 4,13).

A conclusione di questo tempo un segno molto significativo: un sudario va a coprire il corpo del Crocifisso posto al lato del palco, mentre una croce luminosa, drappeggiata anch’essa da un velo, qui segno di risurrezione, viene innalzata da alcuni giovani, a rappresentare la vittoria di Cristo.

Elena Dreoni

(23.04.2017)