«Il
documento su cui era scritto il nostro peccato è stato annullato. Gesù lo ha
tolto di mezzo. Con esso le nostre sofferenze sono rimaste inchiodate sulla
croce», annuncia Salvatore Martinez introducendo il momento dedicato all’invocazione
dello Spirito Santo e al Ministero di consolazione, liberazione e guarigione
sul tema “Stavano presso la croce di Gesù (cg Gv 19, 25). Ai piedi di Gesù per
esperimentare la sua presenza salvifica”.
«Avendo
privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico
spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo» (Col 2, 15), proclama il
Presidente RnS, sottolineando che Cristo ha umiliato il maligno dandone
pubblico spettacolo nel modo più ignominioso, perché fosse vittoria su ogni
morte.
«Signore
sono qui ai tuoi piedi, voglio amare te», intona il canto mentre l’assemblea si
pone ai piedi della croce, in ginocchio e con il cuore vicino a Maria e
all’apostolo Giovanni. Con l’intercessione di san Giovanni Paolo II, di sr.
Faustina Kowalska e di p. Matteo La
Grua, la preghiera s’innalza a Dio.
Subito
il Presidente invoca la conversione dello sguardo per tutti quegli occhi che
esprimono violenza, giudizio, malvagità. Per tutti quegli occhi che non vedono
l’immigrato, il carcerato, il povero, l’abbandonato. «Signore, dammi il tuo
sguardo, tu che sei il più bello dei figli dell’uomo», invoca ancora Martinez
perché ognuno dei presenti possa “vedere” le cose di lassù. Perché gli occhi si
facciano accoglienti e aperti alla misericordia e al perdono.
Il
Presidente invita poi l’assemblea a innalzare le «mani che grondano sangue,
mani impure», usate per abortire, ferire, colpire percuotere figli, moglie o
marito, anziani. Su di esse s’invoca la grazia di Dio che le renda innocenti
perché possano accarezzare il povero, l’orfano, la vedova, quel genitore che
soffre l’abbandono.
«Signore,
il tuo sangue divino ci libera e ci guarisce dal nostro sangue infetto. Lascia
che tocchiamo i tuoi piedi – prega Martinez. Ci basterà una stilla del tuo
sangue per togliere da noi rapina, vendetta, odio, tutte le opere infruttuose
della carne». In questo momento di grande intimità col suo popolo, Gesù visita
tanti cuori feriti nella maternità e nella paternità, nell’ansia, nelle
preoccupazioni, nella desolazione di un deserto interiore che proprio ora torna
a fiorire. S’innalza, forte come un grido, la voce di Martinez: «Questo povero
grida e il Signore lo ascolta, lo libera da tutte le sue angosce» (Sal 33, 7).
L’assemblea canta con fede rinnovata: «Gesù è la pace che scioglie ogni
timore». Sì, solo lui è la pace che entra nelle famiglie dove pace non c’è, nei
luoghi di lavoro, nelle profondità del cuore e della mente di ogni uomo. Grande
è la vittoria di Dio in questo combattimento spirituale. «Fugga ogni sentimento
di morte che è su di noi - continua Martinez. Non c’è più spazio per satana.
Nessuno dica più “speravo”, ma dica “credo”». Ecco il momento favorevole in cui
ognuno chiede a Gesù guarigione da ogni malattia.
Nell’adorazione
del mistero della sofferenza, ingiusta eppure salvifica, di Gesù, s’invoca il
suo nome su ogni sofferenza umana: sulle malattie mortali, sugli interventi
chirurgici, sull’insopportabile sofferenza dei bambini malati. Sulle malattie
delle articolazioni, su quelle cardiache, su coloro che sono paralizzati su una
sedia a rotelle.
«Dio
ha iniziato un lavoro che continuerà», annuncia con gioia il Presidente,
esortando l’assemblea ad acclamare con tutto il corpo e la mente al Signore che
ha vinto anche oggi, come ieri e sempre.
Una
gioia nuova fa esplodere un incontenibile applauso di gratitudine a Gesù,
mentre risuona ancora la voce di Martinez: «Tutto posso in colui che mi dà
forza» (Fil 4,13).
A
conclusione di questo tempo un segno molto significativo: un sudario va a
coprire il corpo del Crocifisso posto al lato del palco, mentre una croce
luminosa, drappeggiata anch’essa da un velo, qui segno di risurrezione, viene
innalzata da alcuni giovani, a rappresentare la vittoria di Cristo.
Elena Dreoni