Vengo dalla Nigeria. I
miei genitori e le mie cinque sorelle sono tutti lì. Sono nato in una felice
famiglia cattolica e già da piccolo partecipavo alle attività della parrocchia e
ho fatto parte del gruppo dei Carismatici. Da ragazzo sarei voluto diventare
sacerdote ma i miei genitori si sono opposti e ho proseguito gli sudi in
ingegneria civile.
All'Università ero
rappresentante del mio corso e presidente dell'organizzazione degli studenti
cattolici e ciò mi ha reso famoso nell’università. I miei problemi sono
iniziati quando sono stato inserito all’interno di un "gruppo di
culto", contro la mia volontà. Era un gruppo di fanatici e, dopo il mio
rifiuto, mi hanno minacciato di uccidermi. Per sfuggirgli, mi sono rifugiato a
casa mia; non potevo denunciare il fatto alla polizia poiché alcuni membri e
alcuni funzionari governativi appartenevano allo stesso gruppo. Il giorno del
mio compleanno ero in casa per festeggiare con i familiari e i fratelli della
Parrocchia quando due di loro sono venuti per uccidermi. Purtroppo, il
proiettile destinato a me ha colpito mio cugino che mi stava vicino,
uccidendolo.
Dopo questa tragedia, sono fuggito in un'altra regione dove viveva anche Fred, un
mio amico. Avevamo in mente di lasciare
il Paese per cercare lavoro e raggiungere altri amici già partiti. Non avevo
scelta: dovevo partire per non essere ucciso o messo in carcere procurando
vergogna alla mia famiglia. Avendo abbastanza denaro sul mio conto bancario, ho
aiutato Fred a pagare il costo del viaggio.
Siamo partiti per la Libia nel 2014. È stato un
viaggio impossibile da affrontare senza l’aiuto di Gesù
come Salvatore della mia vita. Abbiamo attraversato il deserto del Saharah
su un furgoncino con una quarantina di ragazzi e ragazze, senza cibo e denaro
ma soltanto acqua. Ai posti di controllo lungo la strada ci veniva chiesto
denaro e siamo stati picchiati. Lungo il viaggio alcuni sono morti di stenti e
la sola cosa che potessi fare era pregare. Quando qualcuno se ne accorgeva, si
univa a me nel pregare. Nel deserto ho visto scheletri, corpi morti e alcune
donne che erano state stuprate per poi esser lasciate morire. Ma Dio, nella sua
gloria, ha impedito che ciò accadesse anche a me. A Sabah, in Libia, siamo
stati rapiti dagli Arabi e trattati come schiavi. Una notte abbiamo deciso di
scappare ma durante la fuga molti sono stati uccisi. Per giorni non abbiamo
mangiato e bevuto, finché un uomo del Ghana ha deciso di aiutarci. Dopo due
anni di sofferenza, ho incontrato una persona che poteva aiutarmi a raggiungere
l'Europa con un barcone. Non immaginavo che si trattasse di un gommone ad aria.
C'erano più di 1000 persone in attesa di attraversare il Mar Mediterraneo verso
l'Europa.
Così una sera ci hanno portato sulla spiaggia. Io ero molto spaventato. Tra i
diversi gommoni, sentii una voce, come un'eco nell'orecchio, che mi suggeriva
di salire sulla quarta barca. Salendo sulla barca cominciai a recitare il Salmo
23. Avevo molto freddo e il mio spirito era debole; cominciai a ricordare la
mia famiglia, soprattutto mia madre. A un certo punto, l'acqua aveva cominciato
a entrare nella nostra barca e stavamo affondando. Ci siamo tolti i vestiti per
asciugare l'acqua e buttarla fuori. Ed ecco arrivare una scialuppa di
salvataggio che ci ha portato su una grande nave. Dopo due notti in mare siamo
arrivati in Italia e dalla Sicilia ci hanno portato a Varese. Ho saputo che le
barche n.2 e n.3 sono naufragate e soltanto 50 persone si sono salvate.
A Varese, ho cominciato a
partecipare alle Messe e ho incontrato un gruppo del RnS. Ciò che mi ha dato
più gioia in questo gruppo è stato l'amore vicendevole. Nessuno mi ha
discriminato e tutti mi hanno aiutato a costruire una fede più forte nella
gloria di Dio. Sebbene la vita qui non sia facile per me perché ancora non ho
un lavoro, la mia famiglia in Nigeria ripone ogni speranza in me. Sono in
Italia da sette mesi e prego per ottenere dei documenti. Metto tutta la mia
fiducia nel Signore: per Lui nulla è impossibile! In Nigeria molte famiglie sono
nel dolore per l'uccisione di cristiani da parte dei musulmani; molte sono
senza tetto. Nonostante tutte queste sofferenze noi continuiamo a pregare e a
dare lode a Dio.
(22.04.2017)