«Un padre nell’episcopato, un
fratello nella fede carismatica»: con queste parole colme di stima e profondo
affetto Salvatore Martinez ha introdotto mons. Santo Marcianò, Ordinario
Militare per l’Italia, che ha aperto i lavori dell’Assemblea nazionale con la
relazione sul tema: “Battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo”
(1 Cor 12, 13a) – “Vita nello Spirito e fraternità nel RnS”.
E mons. Marcianò, da sempre
vicino al Rinnovamento ed egli stesso spesso partecipe della vita del
Movimento, non ha trattenuto la gioia nell’essere parte di questo evento
statutario del RnS: «È commovente e sorprendente essere “tra noi”: dopo il
Giubileo della misericordia, è una straordinaria occasione il Giubileo d’oro
del Rinnovamento, un segno di condivisione e di carità».
Il Rinnovamento, ha indicato
mons. Marcianò, deve essere «come il flusso di un fiume che gradatamente si
arricchisce d’acqua nuova, lambisce nuovi paesaggi, traccia nuovi solchi e così
si trasforma in piena: Rinnovamento – ha proseguito – significa “lasciarsi
inondare dalla grazia dello Spirito”, al punto da non aver timore della sua
azione trasformante. Questo fa lo Spirito: trasforma». Una trasformazione che
trova la sua pienezza nell’intimo dei cuori per poter, poi, diventare evento
rinnovatore della Chiesa, della società, della città dell’uomo, «una
trasformazione che lo stesso Spirito opera e opera secondo il suo compito di
Creatore».
E ancora, cosa significa
“Rinnovamento”? «Nuova creazione che Dio, nello Spirito, compie attraverso il
Figlio, parola del Padre. “Creare” significa parlare, fare, trasformare; il
“sia fatto” è l’agire trasformante di Dio». Il Vescovo ordinario militare per
l’Italia ha donato una lettura spirituale della Parola tema del suo intervento,
cogliendo alcuni spunti concreti.
«Il corpo è via di accesso allo
Spirito: uno è il corpo, uno lo Spirito, una la via di unità tra corpo e
Spirito. Dinanzi all’eclissi della componente trascendente dell’uomo,
all’eclissi del corpo dell’uomo che oscura la verità sull’uomo stesso e ne vanifica
le realtà interiori, il corpo è il punto di luce atteso». I gesti del corpo –
sorrisi, silenzi, abbracci, ogni movimento – sono come il prisma attraverso il
quale lo Spirito passa: «il corpo è profezia, linguaggio, espressione,
comunicazione, creatore di una Parola concepita nello Spirito».
Quattro sono le relazioni tra
corpo e Spirito.
- Il corpo è “epifania dello Spirito”, nella
sacramentalità e comunicabilità del corpo: «san Giovanni Paolo II definisce il
corpo “quasi sacramento”, capace di rendere visibile ciò che è invisibile, per
trasferire nel piano della comprensibilità umana ciò che è serbato nel segreto
di Dio».
- Il corpo è “umiltà”: «siamo corpo se siamo
docili allo Spirito, se siamo abbandonati alla sua azione che è soave ma
decisa. San Giovanni Paolo II inserisce in questa dinamica la castità: quanto
più siamo umili nello Spirito tanto più siamo casti, nella perfetta
partecipazione di tutto ciò che nell’uomo è corporeo a ciò che in lui è
spirituale».
- Il corpo è “vivente nello Spirito”, segno di
appartenenza e identità: «“appartenenza” è parola cara a Papa Francesco. Non
c’è identità senza appartenenza: comprendiamo chi siamo solo in relazione al
corpo a cui si appartiene. L’identità di ciascuno è data concretamente
dall’appartenenza che non è possesso, non esclude, non costringe ma accoglie e,
accogliendo, vivifica. Non si può raggiungere il vero amore nella
frammentazione, non se il corpo è separato dallo Spirito».
- Il corpo è “operante per lo Spirito”, nella
carismaticità e carità: «i “doni spirituali” (cf 1 Cor 12) non esistono se non
nel corpo: se il corpo ha il compito di manifestare lo Spirito, i carismi – che
manifestano lo Spirito – sono dati attraverso il corpo».
Ricordando
le parole che Papa Francesco ha consegnato al Rinnovamento alla Convocazione
del 2015 – “Possa il Rinnovamento sparire in quanto tale e diventare una grazia
pentecostale per la Chiesa” – mons. Marcianò ha espresso questo augurio: «Amate
e donatevi in modo assoluto: dissolvetevi, scioglietevi per essere nella Chiesa
un fiume che lambisce nuovi corsi, raccogliendo gli esseri umani in un unico
corpo».Il Rinnovamento
fa parte di me: è questo il “grido di appartenenza” che deve sgorgare dai
cuori, «questo senso di appartenenza che dà sicurezza e identità, che dona
maggiore capacità di amare».
«Siamo grati
per questa “ostensione” – ha commentato il presidente Salvatore Martinez al
termine della relazione di mons. Marcianò –. È questo ciò che sta a cuore al
Rinnovamento: passare dalla teofania all’ostensione, dono di sé. L’identità
discende dall’appartenenza: siamo persuasi che il Rinnovamento “si sciolga” e
dia testimonianza del movimento interiore dello Spirito nella misura in cui è
pronto ad incarnarsi secondo lo Spirito».
Elsa De
Simone