Tolte le maschere dai volti al termine del segno di
accoglienza, il popolo numeroso degli animatori e dei responsabili viene
abbracciato dalla Parola che passa portando verità, giustizia, libertà,
conversione, tenerezza. Con le braccia elevate al cielo si glorifica il Padre e
si ringrazia Gesù Risorto che continua a edificare il suo Corpo.
Si loda la fedeltà di Dio che convoca e
costituisce: per quarant’anni ha vegliato con la sua benedizione sulla
Conferenza, donando nuove energie per vincere ogni stanchezza e tiepidezza, per
continuare a proclamare le Sue meraviglie, per rinnovare l’Alleanza con Lui e
donare una koinonìa sempre nuova.
Si chiede a Gesù che si realizzi pienamente la Parola
con la quale lo Spirito ha convocato gli animatori: “Un cuor solo, un’anima sola” (At 4, 34) e in anticipo si ringrazia
per quanto farà e dirà. A viva voce nel
tempio tutti dicono gloria, invocando intensamente lo Spirito come fonte di
guarigione e di unità, desiderando con forza la sua santità e la sua misericordia.
Mentre scende su tutti la consapevolezza profonda
di essere stati radunati dall’amore di Dio, lo Spirito viene come Fuoco che
divampa nel tempo e nella storia di ciascuno, portando nuova luce, nuovi
desideri di comunione. La sua presenza e la sua gloria suscita nell’assemblea un
grande stupore: nella sala divenuta casa della sua gloria risuona il grido
riconoscente del salmista, “Eterna è la
sua Misericordia” (Sal 135).
Sacerdoti, giovani, anziani, nuovi animatori, tutti
celebrano la sua Misericordia e contemplano Gesù Signore, Volto della
misericordia del Padre, vivendo come i discepoli la beatitudine del mistero di
una nuova rivelazione del suo amore: “beati
gli occhi che vedono ciò che voi vedete e udite” (Lc 10, 21-24).
In un profondo silenzio si accoglie la profezia di
Giovanni il Battezzatore: “Ho visto lo
Spirito scendere come colomba dal cielo e rimanere su di lui…” (cf Gv 1, 31)
che consacra con una nuova unzione il desiderio di essere immersi nelle acque
dello Spirito come Gesù nelle acque del Giordano, di voler vedere e darne
testimonianza.
In un tempo di contemplazione intensa si adora e si
chiede allo Spirito di rimanere perché
ciascuno possa riconoscere che Gesù è il Figlio di Dio.
A Lui, il Signore dei Signori, l’Alfa e l’Omega,
l’Amen del Padre, al termine della preghiera si acclama con spirito di
esultanza e di gioia. Coralmente si esclama come il centurione ai piedi della
croce e il Battista sulle rive del Giordano: è Lui il figlio di Dio!
In ginocchio, obbedienti alla Parola, “ogni ginocchio si pieghi e ogni lingua
proclami che Gesù Cristo è il Signore (cf Fil 2, 10-11), si ringrazia lo Spirito
che rende testimoni di una nuova effusione stringendo insieme con vincoli
d’amore.
Infine, a mani unite, come corde di reciproca sollecitudine
e sostegno, stretti in un unico desiderio di ascoltare, contemplare, professare
la propria fede, si applaude alla fedeltà di Dio e con gioia ciascuno
percepisce l’altro come espressione di questa sua eterna fedeltà.
Emma Agrelli