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La matematica della Misericordia 
Omelia di mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna
39a Convocazione nazionale RnS - Clicca per ingrandire...

«Anche io oggi sono convocato! Nessuno è qui per caso ma perché Lui ci vuole». Già dalle prime parole di mons. Zuppi si evince il fil rouge della sua omelia: “la chiamata”, una chiamata speciale che è divenuta concreta quando un fratello o una sorella ci ha invitato a partecipare alla Convocazione di Rimini. E la chiamata del Padre non cessa mai, si consolida nello stare insieme, nel gridare a chi ci è vicino che Cristo è risorto. Un annuncio che deve risuonare in tutte quelle strade e nei luoghi deserti di umanità, che spesso caratterizzano proprio le città in cui viviamo. «Qui a Rimini, la Parola ascoltata e lo Spirito che ci avvolge e pervade aprono i nostri occhi come avvenne ad Emmaus a quei due discepoli tristi dal cuore indurito e tardo».

Anche dalle parole di mons. Zuppi continua a trasudare l’invito a rispondere alla chiamata di Dio con misericordia, «forza della risurrezione di Dio che ci viene affidata». La misericordia ci libera dall’odio, ci fa riscoprire un fratello lontano e, donandoci occhi nuovi, anticipa il futuro, un futuro di bene. La misericordia è poi unità - ci ricorda il Vescovo - che esorta ad accogliere il prossimo e quindi a generare la vita. «È la “matematica della Misericordia” – la definisce mons. Zuppi – più si divide e più si moltiplica». E ognuno di noi, se misericordioso, «può essere una porta di speranza a tanti che la cercano». Questa è la vera gloria di cui parla Gesù nel Vangelo, una gloria non costruita sulla forza o sul potere, ma fatta di piccoli e umili gesti e basata sull’amore. Dice infatti il Signore: «Vi do un comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri, come io vi ho amato”» (Gv 13, 34). Amare gli altri, senza distinzioni e senza dover specificare la quantità, ha ricordato l’Arcivescovo di Bologna, per realizzare quella «circolarità  di cuori che tutti arricchisce e tutti rende pieni…». Il nostro non può essere un amore qualsiasi, il nostro amore deve essere lo stesso di Gesù. «Facciamoci “riconoscere”», ha aggiunto mons. Zuppi, «come i discepoli si distinguano per quanto e per come amano».

Sintesi di Daniela Di Domenico

(24.04.2016)