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Gesù riassume tutto 
Condividere Gesù è il modo per creare ponti di dialogo tra cristiani e musulmani
39a Convocazione nazionale RnS - Clicca per ingrandire...

La sessione dedicata alla preghiera e al dialogo spirituale tra cristiani e musulmani, sul tema della salvezza per tutti gli uomini (tratto dalla 1 Tm 2, 4-6), è un momento di grazia che cattura e sorprende l’assemblea di Rimini.

Salvatore Martinez introduce Karl Medearis, cristiano, Mounzer Fatfat e Samir Kreidie, musulmani (rispettivamente dagli Stati Uniti, dal Libano e dall’Arabia Saudita), ricordando che sono laici che rivestono posizioni importanti nei Paesi in cui vivono, uomini che conoscono profondamente il Corano ma anche la Bibbia e che lavorano, talvolta a rischio della vita, per creare presidi di dialogo e di salvezza nel nome di Gesù.

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Karl Medearis, il primo a prendere la parola, racconta di essere nato in una famiglia cristiana – il padre era un pastore carismatico – la cui chiesa evangelica che era frequentata da suore e preti cattolici che pregavano con loro. Sarà stato anche questo a formare in lui la consapevolezza che ciò che li univa era l’amore per Gesù: «Gesù è colui che ci unisce, colui che chiama tutti a seguirlo; colui che non ci chiama a cambiare religione ma ci chiama a cambiare il nostro cuore. È il creatore di tutto e di tutti, è  il sapiente re dell’universo e questo universo include anche un miliardo e mezzo di musulmani». Karl racconta di avere predicato in diverse moschee, di essere stato addirittura invitato dalla rete televisiva Al Jazeera e di avere compreso, in queste occasioni, che Gesù, e non ciò che gli costruiamo intorno in termini di tradizione o di interpretazione, riassume tutto. Perché i musulmani amano e rispettano Gesù e lo stesso i cristiani.

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Mounzer Fatfat, coinvolto da Salvatore Martinez nel board della Fondazione vaticana da lui presieduta, ha nel suo  curriculm collaborazioni impressionanti, che includono l’Unesco e  le Nazioni Unite, impegni diplomatici e persino  una lunga consulenza al presidente Geroge Bush. Èconvinto che per ridurre gli estremismi «la diplomazia non funziona, la politica non funziona, le guerre e le uccisioni non servono e neanche le religioni funzionano». Il comune denominatore è Gesù. Non è frequente sentire dalla bocca di un musulmano queste parole: «Mi è stato insegnato che non si può essere musulmani senza credere in Gesù. Io non trovo nessuna contraddizione tra il seguire l’insegnamento di Gesù e quello del Corano… Seguendo lui io sono diventato un musulmano migliore e questo è un fatto». Intensissimo il suo tributo a Papa Francesco del cui lavoro per la pace si dice fiero.

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Samir Kreidie è un imprenditore di origine libanese che vive in Arabia Saudita. Racconta di essere stato educato in una scuola evangelica dove ha studiato la Bibbia, conosciuto Gesù e i suoi insegnamenti. Presto si rende conto che sta studiando «gli stessi profeti, gli stessi Adamo ed Eva, lo stesso Mosè, lo stesso Giovanni il Battista, la stessa Maria, lo stesso Gesù». E quando il suo maestro musulmano gli dice che tutti cristiani, qualunque cosa facciano, andranno all’inferno, sente un dolore profondo ma comincia la sua ricerca su Gesù, al quale, dice, alla fine si consegna. «Gesù – spiega - è la spina dorsale del Corano». Samir comincia a snocciolare i passi del Corano che parlano di Gesù, fino a quello in cui si dice che Gesù è l’unico profeta che è nato con un miracolo, è risorto per un miracolo e che non ha nessun peccato. «Sono convintissimo – aggiunge - che il ponte che collegherà musulmani e cristiani sarà Gesù: se il mondo musulmano esalterà Gesù nel modo che ci viene indicato nel Corano e se il mondo cristiano seguirà Gesù nel mondo prescritto della Bibbia».

La preghiera conclusiva è al tempo stesso un’invocazione di pace reciproca, una richiesta di perdono, un impegno a sostenersi, ad amarsi, a diventare operatori di pace.

Luciana Leone

(24.04.2016)