rivista di maggio-giugno 2000


 

 

Un solo Corpo: Chiesa e Carismi


(Ralph Martin)
 

Oggi è la festa di santa Caterina patrona d'ltalia e d'Europa, che costituisce un esempio incredibile del rapporto tra istituzione e carismi.
Sono molto felice di essere stato chiamato a parlare di questo argomento, e mi sento già come se stessi parlando nel centro di un tempio... Il Signore è vicino a noi come il nostro stesso respiro, è vicino a ogni singola persona qui presente.

È un momento di grazia, non solo perché questo è un bellissimo Raduno, ma perché siamo nell'anno del Giubileo! Grazia speciale, misericordia speciale!
La luce del Signore può venire in modi molto diversi! E vuole dare molte grazie, molte benedizioni.
Ora iniziamo a parlare di istituzione e carisma.
Penso che uno dei messaggi più importanti su questo argomento sia stato dato da Giovanni Paolo II, in occasione della Pentecoste del '98. Un'importante rivista disse che quando verrà scritta la storia della Chiesa del XX secolo, gli storici parleranno di una storia della Chiesa "prima" e "dopo" la Pentecoste del '98: una svolta importante per la Chiesa.
Perché si è trattato di un avvenimento così importante? Il Papa ha invitato tutti i nuovi movimenti della Chiesa a radunarsi e in piazza San Pietro si sono presentate 500 mila persone provenienti da oltre 50 movimenti. Le parole del Papa hanno colpito molto: «L'identità della Chiesa è basata sulla certezza che Gesù Cristo è vivo e opera nel presente».
Il Papa predica un Gesù che non è più nella tomba! Che non è più inchiodato alla croce! Ma, risorto dai morti, effonde il suo Spirito, agisce nella storia e agisce nella vita delle persone. Trasforma la vita e la storia! Ciò è vero in particolar modo nell'anno giubilare. Quest'anno abbiamo già assistito a incredibili interventi di Gesù Cristo!

Giubileo: tempo privilegiato per incontrare Dio

Il 12 marzo scorso, giorno del perdono, il Papa con grande umiltà ha chiesto a Dio misericordia per la Chiesa, misericordia per i figli e le figlie della Chiesa che nei secoli non hanno vissuto il Vangelo. E stato un momento molto importante, un giorno molto solenne di pentimento.
È quasi come se Giovanni Paolo II stesse impersonando il ruolo di Giovanni Battista, è come se stesse togliendo gli ostacoli alla venuta del Signore, preparando le vie affinché il Signore potesse venire alla Chiesa e al mondo.
In un modo particolare per l'anno giubilare.
Il Papa, quattordici anni fa, ha scritto un'enciclica sullo Spirito Santo: l'ultima parte di questa enciclica è dedicata all'anno giubilare! Nel profondo del cuore, già allora, egli aveva il senso profetico di un incontro particolare con Gesù che si è concretizzato in quest'anno giubilare. In quella enciclica Giovanni Paolo II ha detto che «nell'anno giubilare l'essenza della vita della Chiesa verrà resa chiara, e si tratta di un incontro con Dio, un incontro con lo Spirito che dà la vita». Ecco di che si tratta: incontrare Dio!
Questo è un Giubileo dell'incarnazione. Duemila anni fa, Dio e gli esseri umani sono diventati una cosa sola. L'incarnazione è unione. L'incarnazione è Dio e l'essere umano che diventano una cosa sola. E in quest'anno giubilare abbiamo visto anche un altro incredibile atto di grazia: la visita del Santo Padre in Terra Santa.
Io ho qui molti articoli in proposito, non li leggerò tutti. Ed è incredibile quello che si è letto sui giornali. Un rabbino ha detto: «Duemila anni di sangue sono stati riparati, ricolmati dal Papa». E un altro ha detto: «Duemila anni di guerre fra ebrei e cristiani si sono conclusi». E questo è un incredibile atto di Dio! L'abitante medio di Gerusalemme che si incontrava per strada, se intervistato dalla tv, diceva cose del tipo: tutta l'immagine che avevo del cristianesimo è cambiata completamente. Che azione di grazia abbiamo visto: Gesù Cristo agisce nel presente e cambia le vite!
Sempre nel '98 il Papa dice: «Con il concilio Vaticano II il Consolatore ha dato recentemente alla Chiesa una nuova Pentecoste». E aggiunge che quando lo Spirito interviene, lascia stupefatte le persone, provoca eventi di incredibile novità, cambia radicalmente le persone e la storia.

Docili all'opera dello Spirito

Noi vediamo che la storia viene cambiata dall'apertura di Giovanni Paolo II, alla guida dello Spirito Santo. Egli sta obbedendo allo Spirito Santo, dunque la storia viene cambiata. Abbiamo visto il crollo del comunismo, abbiamo visto l'inizio di una guarigione nei rapporti tra ebrei e cristiani. E sapete cos'ha detto il Papa nella Incarnationis mysterium? «Sin dalla mia prima enciclica fatta venti anni fa, ho atteso con ansia l'occasione del grande Giubileo, con l'unico scopo di preparare ciascuno a essere docile all'opera dello Spirito Santo» (cf n. 2).
Afferma che proprio il punto focale di tutto il suo pontificato è centrato su questo momento, che sin dalla sua prima enciclica ha avuto uno scopo in mente: che ogni singolo cattolico possa essere docile all'opera dello Spirito.
E noi vediamo che la storia cambia. Ma naturalmente non deve essere solo il Papa a essere docile allo Spirito Santo, noi possiamo fare lo stesso! Dove ci troviamo: nel nostro ambiente, nella nostra famiglia, nel nostro ordine religioso, nella nostra parrocchia, nel nostro lavoro, perché tutti noi possiamo essere docili allo Spirito, ovunque ci troviamo! E vedremo che Gesù Cristo cambierà le persone e la storia, la storia delle famiglie e delle persone, la storia delle parrocchie e delle diocesi.
E torniamo al '98. Il Papa dice che l'intervento dello Spirito ha costituito l' esperienza del Concilio, in cui la Chiesa ha riscoperto la dimensione carismatica quale uno dei suoi elementi costitutivi. Ricordate: non sta parlando soltanto al Rinnovamento carismatico, Giovanni Paolo II sta parlando a tutta la Chiesa! E sta parlando di tutta la Chiesa! Sta ammettendo apertamente che lo Spirito Santo ha corretto uno squilibrio durante il concilio Vaticano II.

Una Chiesa viva

Il Papa sta dicendo che gli elementi istituzionale e carismatico sono coessenziali della costituzione della Chiesa, quindi che questi due elementi costituiscono, insieme, il fondamento della Chiesa.
Dimensione carismatica significa dono. Significa che il Padre e Gesù fanno sempre dei doni nuovi, tramite lo Spirito Santo, a ogni singolo cattolico. Significa che la Chiesa è una realtà dinamica, in cui Gesù Cristo è vivo, agisce nel presente, cambiando le vite; e agisce non soltanto tramite i sacerdoti e i vescovi, ma per mezzo di ogni singolo cattolico che sia aperto all'opera dello Spirito Santo.
Quello che il Papa sta affermando è esegesi scritturale, è solida teologia biblica. Ciò che lui ora sta facendo è gridarlo dai tetti, è un annuncio profetico di una Chiesa viva in Gesù Cristo. Parte istituzionale e carismatica insieme, che consentono a Gesù Cristo di muoversi e agire, e trasformare le persone e la storia.

L'esempio di santa Caterina

Ora vi propongo un altro modello di questa integrazione della dimensione carismatica e di quella istituzionale: santa Caterina da Siena. Ricordate la vita di Caterina? Un'incredibile unità di contemplazione e azione. Era in un'unione profonda con Dio, un matrimonio mistico. Era molto attiva: molti viaggi, molta predicazione, molto accompagnamento spirituale. Lei amava la Chiesa, ma vedeva le sue debolezze. Papa Gregorio XI all'epoca era un uomo con qualche debolezza. Viveva ad Avignòn, in Francia. Caterina sapeva che lo Spirito Santo agiva in papa Gregorio XI, nel senso di riportarlo a Roma. E sapeva anche che le era stata affidata una missione profetica e carismatica, la missione di riportargli una verità. Da una parte, quindi, riconosceva l'unzione che riposava su di lui come successore di Pietro, lo chiamava "il dolce Gesù in terra", ma poi, comunque, andò da lui per dargli la parola che Dio le aveva consegnato per lui: «Fai l'uomo, torna a Roma!».
Fondamentalmente lei era una laica, italiana, era nel Terz'ordine dei domenicani, e viveva la vita da laica devota ma flessibile. Vedeva tutti i peccati del clero del tempo, ma mostrava loro il massimo rispetto. Obbedì sempre al suo direttore spirituale, confidente che se Dio avesse voluto farle fare una determinata cosa avrebbe anche modificato i pensieri del suo direttore spirituale.
In Caterina da Siena vediamo uno dei migliori esempi di queste dimensioni - istituzionale e carismatica - che operano insieme, senza compromessi!

Il pellegrinaggio che porta a Cristo

Concludendo, passiamo a un segreto per il futuro, che può servirci per quest'anno giubilare. Il Papa parla di tre segni per il Giubileo: uno è la Porta santa, simbolo di Gesù Cristo. All'ingresso della basilica di San Pietro c'è una piccola "catechesi" di evangelizzazione che dice: «Quando varcate questa porta lasciate alle vostre spalle il peccato, e vi aprite alla grazia» (cf IM, n. 8). L'anno del Giubileo è un anno di conversione, perché ciascuno di noi lasci alle spalle il peccato: ci fa passare la porta che è Gesù, e ci fa vivere più profondamente nella vita della Chiesa. Il secondo segno giubilare è quello del'indulgenza, grazia e misericordia per coloro che ne hanno bisogno. Sono specifici princìpi della Bibbia. Nella lettera di san Pietro c'è scritto che l'amore copre una moltitudine di peccati. Nella lettera di san Giacomo c'è scritto che la preghiera di un uomo unito a Dio è potente nei suoi effetti . L'indulgenza del Giubileo è una grazia e dobbiamo approfittarne. Il terzo segno del Giubileo è quello del pellegrinaggio. Vi sono delle chiese particolari verso le quali possiamo andare in pellegrinaggio, ma possiamo anche andare in pellegrinaggio a trovare i malati, i poveri, i prigionleri... (cf IM, Decreto disposizioni per l'acquisto dell'indulgenza giubilare, n. 4). Sono molti i modi in cui possiamo compiere un pellegrinaggio. Ma ce n'è uno di cui io vi voglio parlare in particolare, una cosa per cui Dio dà delle grazie particolari: il pellegrinaggio di santità. Ed è il pellegrinaggio che ci fa andare fino in fondo con Gesù Cristo.

Sette tappe per la santità

Vorrei darvi una piccola presentazione delle sette tappe di crescita spirituale di cui ci parla santa Teresa d'Avila nel libro il castello interiore.

Prima tappa. L'inizio della conversione: ci risvegliamo a Dio, riconosciamo la gravità del peccato mortale, cominciamo a lottare.È il combattimento per allontanarci dal peccato mortale.

Seconda tappa. Il combattimento continua, è difficile, sembra che lo sforzo sia tutto nostro. E cadiamo... Uno dei motivi per cui cadiamo è che non riconosciamo le occasioni di peccato. Diciamo: «Non mi voglio ubriacare», ma continuiamo ad andare al bar. Non conosciamo il collegamento tra queste due azioni. Ci rendiamo conto anche del peccato veniale e ci accorgiamo che dobbiamo cominciare a non compiere il peccato veniale deliberato, volontario.

Terza tappa. Nella nostra vita cristiana comincia ad arrivare una certa stabilità. Cominciamo ad adempiere alle responsabilità del nostro stato di vita. Cominciamo a riconoscere gli altri quando peccano. Cominciamo a esprimere giudizi su coloro che non fanno così bene come noi... Santa Teresa d'Avila dice che sono due i motivi per cui la gente spesso si ferma: non sanno quanto Dio voglia fare per loro - quindi non desiderano questa cosa abbastanza - e non hanno voglia di pagare il prezzo. E aggiunge che il prezzo è così piccolo rispetto a quello che Dio vuole per noi! Tutti lo possono pagare con l'aiuto di Dio!

Quarta tappa. Cominciamo a fare l'esperienza di Dio che prende sempre più l'iniziativa nella nostra trasformazione. La nostra preghiera comincia a farsi più profonda. La nostra vita comincia a essere più nella pace. C'è la preghiera di raccoglimento. Una preghiera silenziosa. La nostra mente, la nostra Immaginazione, forse, vanno ancora in giro, dice santa Teresa, ma in qualche modo la nostra volontà si unisce a quella di Dio.

Quinta tappa. L'unione della nostra volontà con quella di Dio diventa più profonda. Cominciamo a volere sempre di più quello che vuole Dio, a vedere le cose come le vede Dio. E reagiamo alle cose così come reagirebbe Dio! Santa Teresa dice che in questa fase può cominciare, forse, la preghiera di unione che è come un più profondo assorbimento in Dio. Ed è molto pratica nel dire che il segno che Dio sta veramente operando è l'amore, la carità verso gli altri.

Sesta tappa. Avviene il fidanzamento spirituale in cui la purificazione si fa più intensa. Ed è ciò che san Giovanni della Croce chiama la "notte oscura dello Spirito". Talvolta il Signore si serve delle malattie, dell'abbandono e isolamento, del fallimento dei nostri progetti, del rifiuto, di una grande aridità in cui non si sperimenta nessuna consolazione nel nostro rapporto con Dio. E Teresa dice che lo scopo è la purificazione della nostra fede, della nostra speranza e della nostra carità. Il Signore ci insegna a credere senza vedere. Il Signore ci invita a sperare senza possedere, ci insegna ad amare senza essere amati. Perdiamo il gusto per la vita, nulla ci soddisfa, vogliamo morire...
Teresa dice che la verità è che Dio non è per niente lontano: lui è molto vicino, mentre consente questa purificazione... E parla anche di grazia e consolazione.
Il pericolo, per noi nel Rinnovamento, è che vediamo tanta azione da parte di Dio, tanti interventi, sentiamo tante consolazioni, siamo talmente incoraggiati dalla sua presenza, che quando arrivano i tempi difficili, pensiamo che qualcosa non va! E lasciamo perdere tutto! Ma è solo una purificazione! Resistete! Continuate a credere! Continuate a sperare! Continuate ad amare!

La settima tappa. È quella delle nozze spirituali. Una profonda unione in cui Dio abita in noi. C'è ancora sofferenza, ci sono ancora prove, ma sono come le onde in cima a un oceano che è profondo. La profondità dell'oceano non viene disturbata dalla tempesta che sta in superficie!
Ed è in questa fase che cresce molto fortemente il nostro desiderio di rimanere nel mondo fintanto che Dio lo vorrà, è qui che ci sarà grande frutto e fecondità nell' apostolato! In questa tappa, Caterina ha abbandonato la sua cella nel convento ed è andata nel mondo a predicare, a fondare molti monasteri. È un tempo di grande fecondità spirituale grazie alla nostra unione con Cristo.
Sono quattro i dottori della Chiesa che ci sono stati dati in questo secolo perché ci istruissero, perché ci accompagnassero. Sono dottori dell'unione con Dio: Giovanni della Croce, Teresa d'Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux. Ora sono con noi, per istruirci, per intercedere, per aiutarci a dire "sì" e andare in fondo, fino in fondo con Dio. Lode al Signore!