È
un momento di grazia, non solo perché questo è un
bellissimo Raduno, ma perché siamo nell'anno del Giubileo!
Grazia speciale, misericordia speciale!
La luce del Signore può venire in modi molto diversi! E
vuole dare molte grazie, molte benedizioni.
Ora iniziamo a parlare di istituzione e carisma.
Penso che uno dei messaggi più importanti su questo argomento
sia stato dato da Giovanni Paolo II, in occasione della Pentecoste
del '98. Un'importante rivista disse che quando verrà scritta
la storia della Chiesa del XX secolo, gli storici parleranno di
una storia della Chiesa "prima" e "dopo" la
Pentecoste del '98: una svolta importante per la Chiesa.
Perché si è trattato di un avvenimento così
importante? Il Papa ha invitato tutti i nuovi movimenti della
Chiesa a radunarsi e in piazza San Pietro si sono presentate 500
mila persone provenienti da oltre 50 movimenti. Le parole del
Papa hanno colpito molto: «L'identità della Chiesa
è basata sulla certezza che Gesù Cristo è
vivo e opera nel presente».
Il Papa predica un Gesù che non è più nella
tomba! Che non è più inchiodato alla croce! Ma,
risorto dai morti, effonde il suo Spirito, agisce nella storia
e agisce nella vita delle persone. Trasforma la vita e la storia!
Ciò è vero in particolar modo nell'anno giubilare.
Quest'anno abbiamo già assistito a incredibili interventi
di Gesù Cristo!
Giubileo:
tempo privilegiato per incontrare Dio
Il
12 marzo scorso, giorno del perdono, il Papa con grande umiltà
ha chiesto a Dio misericordia per la Chiesa, misericordia per
i figli e le figlie della Chiesa che nei secoli non hanno vissuto
il Vangelo. E stato un momento molto importante, un giorno molto
solenne di pentimento.
È quasi come se Giovanni Paolo II stesse impersonando il ruolo
di Giovanni Battista, è come se stesse togliendo gli ostacoli
alla venuta del Signore, preparando le vie affinché il Signore
potesse venire alla Chiesa e al mondo.
In un modo particolare per l'anno giubilare.
Il Papa, quattordici anni fa, ha scritto un'enciclica sullo Spirito
Santo: l'ultima parte di questa enciclica è dedicata all'anno
giubilare! Nel profondo del cuore, già allora, egli aveva il senso
profetico di un incontro particolare con Gesù che si è concretizzato
in quest'anno giubilare. In quella enciclica Giovanni Paolo II
ha detto che «nell'anno giubilare l'essenza della vita della Chiesa
verrà resa chiara, e si tratta di un incontro con Dio, un incontro
con lo Spirito che dà la vita». Ecco di che si tratta: incontrare
Dio!
Questo è un Giubileo dell'incarnazione. Duemila anni fa, Dio e
gli esseri umani sono diventati una cosa sola. L'incarnazione
è unione. L'incarnazione è Dio e l'essere umano che diventano
una cosa sola. E in quest'anno giubilare abbiamo visto anche un
altro incredibile atto di grazia: la visita del Santo Padre in
Terra Santa.
Io ho qui molti articoli in proposito, non li leggerò tutti. Ed
è incredibile quello che si è letto sui giornali. Un rabbino ha
detto: «Duemila anni di sangue sono stati riparati, ricolmati
dal Papa». E un altro ha detto: «Duemila anni di guerre fra ebrei
e cristiani si sono conclusi». E questo è un incredibile atto
di Dio! L'abitante medio di Gerusalemme che si incontrava per
strada, se intervistato dalla tv, diceva cose del tipo: tutta
l'immagine che avevo del cristianesimo è cambiata completamente.
Che azione di grazia abbiamo visto: Gesù Cristo agisce nel presente
e cambia le vite!
Sempre nel '98 il Papa dice: «Con il concilio Vaticano II il Consolatore
ha dato recentemente alla Chiesa una nuova Pentecoste». E aggiunge
che quando lo Spirito interviene, lascia stupefatte le persone,
provoca eventi di incredibile novità, cambia radicalmente le persone
e la storia.
Docili
all'opera dello Spirito
Noi
vediamo che la storia viene cambiata dall'apertura di Giovanni
Paolo II, alla guida dello Spirito Santo. Egli sta obbedendo allo
Spirito Santo, dunque la storia viene cambiata. Abbiamo visto
il crollo del comunismo, abbiamo visto l'inizio di una guarigione
nei rapporti tra ebrei e cristiani. E sapete cos'ha detto il Papa
nella Incarnationis mysterium? «Sin dalla mia prima enciclica
fatta venti anni fa, ho atteso con ansia l'occasione del grande
Giubileo, con l'unico scopo di preparare ciascuno a essere docile
all'opera dello Spirito Santo» (cf n. 2).
Afferma che proprio il punto focale di tutto il suo pontificato
è centrato su questo momento, che sin dalla sua prima enciclica
ha avuto uno scopo in mente: che ogni singolo cattolico possa
essere docile all'opera dello Spirito.
E noi vediamo che la storia cambia. Ma naturalmente non deve essere
solo il Papa a essere docile allo Spirito Santo, noi possiamo
fare lo stesso! Dove ci troviamo: nel nostro ambiente, nella nostra
famiglia, nel nostro ordine religioso, nella nostra parrocchia,
nel nostro lavoro, perché tutti noi possiamo essere docili allo
Spirito, ovunque ci troviamo! E vedremo che Gesù Cristo cambierà
le persone e la storia, la storia delle famiglie e delle persone,
la storia delle parrocchie e delle diocesi.
E torniamo al '98. Il Papa dice che l'intervento dello Spirito
ha costituito l' esperienza del Concilio, in cui la Chiesa ha
riscoperto la dimensione carismatica quale uno dei suoi elementi
costitutivi. Ricordate: non sta parlando soltanto al Rinnovamento
carismatico, Giovanni Paolo II sta parlando a tutta la Chiesa!
E sta parlando di tutta la Chiesa! Sta ammettendo apertamente
che lo Spirito Santo ha corretto uno squilibrio durante il concilio
Vaticano II.
Una
Chiesa viva
Il
Papa sta dicendo che gli elementi istituzionale e carismatico
sono coessenziali della costituzione della Chiesa, quindi che
questi due elementi costituiscono, insieme, il fondamento della
Chiesa.
Dimensione carismatica significa dono. Significa che il Padre
e Gesù fanno sempre dei doni nuovi, tramite lo Spirito Santo,
a ogni singolo cattolico. Significa che la Chiesa è una realtà
dinamica, in cui Gesù Cristo è vivo, agisce nel presente, cambiando
le vite; e agisce non soltanto tramite i sacerdoti e i vescovi,
ma per mezzo di ogni singolo cattolico che sia aperto all'opera
dello Spirito Santo.
Quello che il Papa sta affermando è esegesi scritturale, è solida
teologia biblica. Ciò che lui ora sta facendo è gridarlo dai tetti,
è un annuncio profetico di una Chiesa viva in Gesù Cristo. Parte
istituzionale e carismatica insieme, che consentono a Gesù Cristo
di muoversi e agire, e trasformare le persone e la storia.
L'esempio
di santa Caterina
Ora
vi propongo un altro modello di questa integrazione della dimensione
carismatica e di quella istituzionale: santa Caterina da Siena.
Ricordate la vita di Caterina? Un'incredibile unità di contemplazione
e azione. Era in un'unione profonda con Dio, un matrimonio mistico.
Era molto attiva: molti viaggi, molta predicazione, molto accompagnamento
spirituale. Lei amava la Chiesa, ma vedeva le sue debolezze. Papa
Gregorio XI all'epoca era un uomo con qualche debolezza. Viveva
ad Avignòn, in Francia. Caterina sapeva che lo Spirito Santo agiva
in papa Gregorio XI, nel senso di riportarlo a Roma. E sapeva
anche che le era stata affidata una missione profetica e carismatica,
la missione di riportargli una verità. Da una parte, quindi, riconosceva
l'unzione che riposava su di lui come successore di Pietro, lo
chiamava "il dolce Gesù in terra", ma poi, comunque, andò da lui
per dargli la parola che Dio le aveva consegnato per lui: «Fai
l'uomo, torna a Roma!».
Fondamentalmente lei era una laica, italiana, era nel Terz'ordine
dei domenicani, e viveva la vita da laica devota ma flessibile.
Vedeva tutti i peccati del clero del tempo, ma mostrava loro il
massimo rispetto. Obbedì sempre al suo direttore spirituale, confidente
che se Dio avesse voluto farle fare una determinata cosa avrebbe
anche modificato i pensieri del suo direttore spirituale.
In Caterina da Siena vediamo uno dei migliori esempi di queste
dimensioni - istituzionale e carismatica - che operano insieme,
senza compromessi!
Il
pellegrinaggio che porta a Cristo
Concludendo,
passiamo a un segreto per il futuro, che può servirci per
quest'anno giubilare. Il Papa parla di tre segni per il Giubileo:
uno è la Porta santa, simbolo di Gesù Cristo.
All'ingresso della basilica di San Pietro c'è una piccola
"catechesi" di evangelizzazione che dice: «Quando
varcate questa porta lasciate alle vostre spalle il peccato, e
vi aprite alla grazia» (cf IM, n. 8). L'anno del Giubileo
è un anno di conversione, perché ciascuno di noi
lasci alle spalle il peccato: ci fa passare la porta che è
Gesù, e ci fa vivere più profondamente nella vita
della Chiesa. Il secondo segno giubilare è quello del'indulgenza,
grazia e misericordia per coloro che ne hanno bisogno. Sono specifici
princìpi della Bibbia. Nella lettera di san Pietro c'è
scritto che l'amore copre una moltitudine di peccati. Nella lettera
di san Giacomo c'è scritto che la preghiera di un uomo
unito a Dio è potente nei suoi effetti . L'indulgenza del
Giubileo è una grazia e dobbiamo approfittarne. Il terzo
segno del Giubileo è quello del pellegrinaggio.
Vi sono delle chiese particolari verso le quali possiamo andare
in pellegrinaggio, ma possiamo anche andare in pellegrinaggio
a trovare i malati, i poveri, i prigionleri... (cf IM, Decreto
disposizioni per l'acquisto dell'indulgenza giubilare, n. 4).
Sono molti i modi in cui possiamo compiere un pellegrinaggio.
Ma ce n'è uno di cui io vi voglio parlare in particolare,
una cosa per cui Dio dà delle grazie particolari: il pellegrinaggio
di santità. Ed è il pellegrinaggio che ci fa andare
fino in fondo con Gesù Cristo.
Sette
tappe per la santità
Vorrei
darvi una piccola presentazione delle sette tappe di crescita
spirituale di cui ci parla santa Teresa d'Avila nel libro il castello
interiore.
Prima
tappa. L'inizio della conversione: ci risvegliamo a Dio, riconosciamo
la gravità del peccato mortale, cominciamo a lottare.È il combattimento
per allontanarci dal peccato mortale.
Seconda
tappa. Il combattimento continua, è difficile, sembra che
lo sforzo sia tutto nostro. E cadiamo... Uno dei motivi per cui
cadiamo è che non riconosciamo le occasioni di peccato. Diciamo:
«Non mi voglio ubriacare», ma continuiamo ad andare al bar. Non
conosciamo il collegamento tra queste due azioni. Ci rendiamo
conto anche del peccato veniale e ci accorgiamo che dobbiamo cominciare
a non compiere il peccato veniale deliberato, volontario.
Terza
tappa. Nella nostra vita cristiana comincia ad arrivare una
certa stabilità. Cominciamo ad adempiere alle responsabilità del
nostro stato di vita. Cominciamo a riconoscere gli altri quando
peccano. Cominciamo a esprimere giudizi su coloro che non fanno
così bene come noi... Santa Teresa d'Avila dice che sono due i
motivi per cui la gente spesso si ferma: non sanno quanto Dio
voglia fare per loro - quindi non desiderano questa cosa abbastanza
- e non hanno voglia di pagare il prezzo. E aggiunge che il prezzo
è così piccolo rispetto a quello che Dio vuole per noi! Tutti
lo possono pagare con l'aiuto di Dio!
Quarta
tappa. Cominciamo a fare l'esperienza di Dio che prende sempre
più l'iniziativa nella nostra trasformazione. La nostra preghiera
comincia a farsi più profonda. La nostra vita comincia a essere
più nella pace. C'è la preghiera di raccoglimento. Una preghiera
silenziosa. La nostra mente, la nostra Immaginazione, forse, vanno
ancora in giro, dice santa Teresa, ma in qualche modo la nostra
volontà si unisce a quella di Dio.
Quinta
tappa. L'unione della nostra volontà con quella di Dio diventa
più profonda. Cominciamo a volere sempre di più quello che vuole
Dio, a vedere le cose come le vede Dio. E reagiamo alle cose così
come reagirebbe Dio! Santa Teresa dice che in questa fase può
cominciare, forse, la preghiera di unione che è come un più profondo
assorbimento in Dio. Ed è molto pratica nel dire che il segno
che Dio sta veramente operando è l'amore, la carità verso gli
altri.
Sesta
tappa. Avviene il fidanzamento spirituale in cui la purificazione
si fa più intensa. Ed è ciò che san Giovanni della Croce chiama
la "notte oscura dello Spirito". Talvolta il Signore si serve
delle malattie, dell'abbandono e isolamento, del fallimento dei
nostri progetti, del rifiuto, di una grande aridità in cui non
si sperimenta nessuna consolazione nel nostro rapporto con Dio.
E Teresa dice che lo scopo è la purificazione della nostra fede,
della nostra speranza e della nostra carità. Il Signore ci insegna
a credere senza vedere. Il Signore ci invita a sperare senza possedere,
ci insegna ad amare senza essere amati. Perdiamo il gusto per
la vita, nulla ci soddisfa, vogliamo morire...
Teresa dice che la verità è che Dio non è per niente lontano:
lui è molto vicino, mentre consente questa purificazione... E
parla anche di grazia e consolazione.
Il pericolo, per noi nel Rinnovamento, è che vediamo tanta azione
da parte di Dio, tanti interventi, sentiamo tante consolazioni,
siamo talmente incoraggiati dalla sua presenza, che quando arrivano
i tempi difficili, pensiamo che qualcosa non va! E lasciamo perdere
tutto! Ma è solo una purificazione! Resistete! Continuate a credere!
Continuate a sperare! Continuate ad amare!
La
settima tappa. È quella delle nozze spirituali. Una profonda
unione in cui Dio abita in noi. C'è ancora sofferenza, ci sono
ancora prove, ma sono come le onde in cima a un oceano che è profondo.
La profondità dell'oceano non viene disturbata dalla tempesta
che sta in superficie!
Ed è in questa fase che cresce molto fortemente il nostro desiderio
di rimanere nel mondo fintanto che Dio lo vorrà, è qui che ci
sarà grande frutto e fecondità nell' apostolato! In questa tappa,
Caterina ha abbandonato la sua cella nel convento ed è andata
nel mondo a predicare, a fondare molti monasteri. È un tempo di
grande fecondità spirituale grazie alla nostra unione con Cristo.
Sono quattro i dottori della Chiesa che ci sono stati dati in
questo secolo perché ci istruissero, perché ci accompagnassero.
Sono dottori dell'unione con Dio: Giovanni della Croce, Teresa
d'Avila, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux. Ora sono con noi,
per istruirci, per intercedere, per aiutarci a dire "sì" e andare
in fondo, fino in fondo con Dio. Lode al Signore!