«Con
grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione
del Signore Gesù e tutti godevano di grande simpatia».
(At 4, 33): un carismatico non può conoscere una testimonianza
debole, che non parta da profonda convinzione. Gesù ci
ha salvato con il potere dello Spirito, e nel potere dello Spirito
ci spinge a rendere testimonianza con grande forza, a dare conto
a tutti della sua presenza vittoriosa nella nostra vita.
Dal
sepolcro vuoto una presenza viva
Vorrei
salutarvi con un'immagine: il sepolcro vuoto (cfr Gv 20, 1-8).
È la sorpresa più grande che gli apostoli potessero
attendersi da Gesù. Una domanda: vi siete avvicinati al
sepolcro? È vuoto, è risorto! La vita di un carismatico
inizia sempre da questa straordinaria sorpresa: le cose vecchie
sono passate, ne sono nate di nuove. Non più lutto, pianto,
rassegnazione, ma speranza viva, un'impagabile certezza: in Gesù
sono una creatura nuova. Un carismatico non cerca Gesù
dove non può stare, non lo invoca ostinatamente nel passato:
egli è il Dio della vita, è il Dio che dà
la vita, è il Dio che ci fa dare la vita perchè
altri, come noi, possano essere salvati dalla grazia del suo nome.
Rimini 2000 è un kairòs, un momento favorevole,
giorni favorevoli per sperimentare in maniera nuova, travolgente,
la presenza viva di Gesù nella nostra vita.
Siamo qui per proclamare Cristo, «speranza della gloria»
(Col 1, 27), il Dio «che ci riempie d'ogni gioia e pace
nella fede» (cfr Rm 5, 13).
La Scrittura ci esorta «a rendere ragione della speranza
che è in noi» (1 Pt 3, 15); siamo un popolo di scampati,
di salvati. Gesù ha già vinto e ci ha salvato dal
rancore, dalla paura, dalla solitudine, dalla malatia, dal peccato,
dalla tristezza del mondo, dalla mentalità del mondo.
Quante cose ci tenevano lontani da lui; quante cose ci facevano
tenere lo sguardo ripiegato, come i discepoli di Emmaus per dire:
«È finita, invano ho atteso, invano ho sperato»
(cfr Lc 24, 21). Quante volte abbiamo ritardato la nostra visita
al sepolcro, pensando di non trovare alcuna novità.
Vi prego allora: avvicinatevi ancora di più al sepolcro!
Molti uomini hanno smarrito Cristo: solo chi contempla e sperimenta
nella propria vita il prodigio della risurrezione è capace
di consegnare Cristo, speranza delle genti. Chi non si è
ancora deciso per Gesù non perda altro tempo: è
il momento dell'incontro decisivo, consegni la propria vita a
Gesù. Chi ha già fatto questo passo non esiti a
ritornare a Gesù, come se fosse la prima volta, come nei
giorni dello stupore, del primo grande innamoramento.
Gesù, con la sua vita, non ha evitato la morte. Un carismatico
conosce bene questa realtà di vittoria. Un carismatico
viene allenato dallo Spirito a vincere le situazioni di morte,
dentro e fuori di noi, nel potere del Figlio di Dio, che mi ha
amato al punto di donarmi la sua stessa vita.
Questi sono giorni in cui siamo chiamati a essere «lieti
nella speranza» (Rm 12, 12).
Cristo è la nostra speranza: noi non speriamo in qualcosa
(una guarigione, un dono carismatico), noi speriamo in Qualcuno,
in colui che ci ha salvati, Cristo Gesù, colui che solo
ha il potere di salvare quanti lo cercano e lo invocano con sicerità
di cuore.
Saranno giorni di festa, saranno giorni di grazia, saranno giorni
di giubilo. Il Giubileo è questa "ora interminabile
di speranza", è l'oggi e il qui di Gesù
Cristo. La porta è spalancata, la tomba è vuota;
questi giorni diventano "epifania di Dio", manifestazione
della sua gloria.
Giorni
di festa e di grazia
Un
augurio per noi che ci apprestiamo a vivere questi indimenticabili
giorni: che il Rinnovamento si riveli ancora di più nella
potenza dello Spirito, nella forza del Vangelo di Gesù
risorto, operando due sfide: ripartire dall'uomo, ripartire
dalla Chiesa.
Ripartire dall'uomo dicendogli che non è lui il Vangelo,
cioè misura della verità.L'uomo non è capace
di dare nulla di buono se non si rivela in lui in Vangelo di Gesù.
Senza Cristo non c'è alcuna buona notizia. Quanti fallimenti,
quante sofferenze derivano da questo terribile equivoco: nessuno
può salvare se stesso, nessun uomo può dare salvezza.
Gesù Cristo, l'unico salvatore del mondo. Bisogna fare
di più, il mondo attende i carismatici, i testimoni della
risurrezione.
Ripartire dalla Chiesa collaborando con Giovanni Paolo
II, e con la Chiesa tutta, in ogni sua componente, perchè
il mondo divenga "una grande città dello Spirito".
Questa è la sola vera globalizzazione che i carismatici
devono fortemente desiderare. Il mondo una grande città
dello Spirito., il luogo dove la Chiesa, corpo di Cristo, attraverso
la collaborazione di tutte le sue membra - vescovi, sacerdoti,
laici, famiglie - mediante i carismi, gli uffici, i ministeri
che lo Spirito assicura alla sua Chiesa, supera ogni carenza d'amore,
per rendere la Chiesa, sposa di Cristo, così bella, così
affascinante, così incisiva nella sua comunione, da non
passare più inosservata in molti angoli della terra. Se
è vero che molti lasciano la Chiesa o non la conoscono
neppure, è vero anche che tutti guardano ai cristiani,
a noi e alla nostra testimonianza. E allora iniziamo noi, iniziamo
per primi. Varchiamo con speranza la porta del nostro Giubileo,
Cristo Gesù, e non stanchiamoci di ripetere che Gesù
è veramente risorto e risorgerà in ogni uomo.