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Al via il Convegno Internazionale Sturziano

Sessione di apertura

 

 Guzman Carriquiry, moderatore della sessione

Si sono aperti nel pomeriggio a Catania, presso il centro congressuale Le Ciminiere, i lavori del Convegno Internazionale Sturziano promossoClicca per ingrandire... dal RnS e dalla Fondazione Istituto di promozione umana “mons. Francesco Di Vincenzo”, in occasione del cinquantesimo della morte del fondatore del Partito popolare italiano. Tema: “Don Luigi Sturzo, uomo dello Spirito. Una testimonianza d’amore, di libertà e di servizio al popolo. Attualità e attuabilità degli ideali cristiani sturziani”.

«Per noi, la prima, vera, unica rivoluzione fu quella del cristianesimo, basata sui due principi di carità e di giustizia. La vera rivoluzione comincia con una negazione spirituale del male e una spirituale affermazione del bene». A ricordare queste parole profetiche del servo di Dio don Luigi Sturzo, Guzman Carriquiry, sottosegretario del Pontificio Consiglio per i laici. «Uno straordinario sacerdote e uomo politico, un grande siciliano»: così Carriquiry, moderatore della sessione di apertura del Convegno, ha definito don Sturzo, sottolineandone l’attualità del pensiero.

In apertura sono stati letti i saluti del presidente della Repubblica Napolitano, del presidente del Senato, Schifani, e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta.

 

La preghiera di mons. Gristina e il saluto di mons. Crociata

A mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, il compito di guidare un breve momento di preghiera introduttiva, con le parole del salmo 127, «nel quale riecheggia la confortante assistenza della grazia di Dio che viene in soccorso alle nostre fatiche umane e che assicura un avvenire fecondo alle nostre case». Mons. Gristina ha anche detto all’assemblea riunita «nel segno della carità sociale di don Sturzo» che la «civiltà dell’amore» e una nuova «cultura della Pentecoste» richiedono «una generazione di uomini e donne alla sincera ricerca del dialogo e non del conflitto, dell’amore del prossimo e non dell’egoismo, della giustizia e non della sopraffazione».

 

Subito dopo è intervenuto il Segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, il quale ha dato il suo saluto a tutti i convenuti al Convegno sturziano.Clicca per ingrandire... «Sono stato colpito dall’opportunità – ha detto – che ci viene data di riflettere sulla figura di don Luigi Sturzo, sulla sua vita, il suo pensiero, le sue opere, mentre è in pieno svolgimento l’Anno sacerdotale voluto dal Santo Padre Benedetto XVI a 150 anni dalla morte di san Giovanni Maria Vianney». Ripercorrendo alcuni tratti della figura del Prete di Caltagirone, il Porporato ha evidenziato alcune analogie tra lui e il Curato d’Ars. E in conclusione ha invitato i presenti a riflettere sulla intensità con cui Sturzo ha saputo vivere ogni aspetto della sua vita, cercando sempre la via del rinnovamento personale, ecclesiale, civile. «Forse don Luigi non sarà un testimone ripetibile – ha concluso - ma di certo è testimone e sprone a una misura elevatissima di intensità nella vita interiore, di intensità nell’obbedienza ecclesiale, di intensità nel coraggio dell’agonismo e di intensità nel coraggio del rinnovamento».

 

Il messaggio di Sua Santità Benedetto XVI

«L’esempio luminoso di questo presbitero e la sua testimonianza di amore, di libertà e di servizio al popolo sia stimolo e incoraggiamento per tutti i cristiani, e specialmente per quanti operano in campo sociale e politico perché diffondano, con la loro coerente testimonianza il Vangelo e la Dottrina sociale della Chiesa», così ha detto il Papa, riferendosi a don Sturzo, nel video messaggio di saluto trasmesso durante il Convegno.

 

Il saluto delle Autorità civili

A dare il benvenuto a tutti i partecipanti, il Sindaco della città che ospita il Convegno. La politica come amministrazione del bene comune, come servizio all’uomo: «questa – ha sottolineato il primo cittadino di Catania, Raffaele Stancanelli – la lezione civile e morale che don Sturzo ci ha lasciato».

Parole di ringraziamento sono state espresse dal presidente della Provincia di Catania a Martinez e a tutti coloro che hanno reso possibile la realizzazione del Convegno. Giuseppe Castiglione ha tratteggiato poi la figura dello Statista siciliano, mettendo in luce il suo europeismo e la sua certezza che «il problema meridionale» Clicca per ingrandire...fosse «una questione di politica nazionale». L’on. Castiglione ha sottolineato la rilevanza dei numerosi scritti lasciati da don Sturzo, e l’importanza delle opere sociali che, ponendosi nel segno della sua eredità, verranno lasciate sul territorio siciliano. Prima fra tutte, l’Agenzia nazionale per il reinserimento dei detenuti, che, questa la novità, guarda non solo al detenuto, ma anche alla sua famiglia.

Anche Raffaele Lombardo ha messo in luce la «straordinaria rilevanza sociale delle iniziative nate intorno al Fondo dei fratelli Sturzo». Tutto il pensiero politico di don Sturzo – ha detto il Presidente della regione Sicilia – è stato costruito a partire dalla persona umana. Alla scuola di don Sturzo - ha continuato citando De Gasperi – si è formata una classe dirigente che si è ispirata al principio di coerenza.

Per Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea, lo Statista siciliano è stato il «pensatore Clicca per ingrandire...cristiano che più nella vita politica ha dato forza alla dottrina sociale della Chiesa inserita nell’attività politica e di governo». Né il mercato sfrenato che porta al benessere di pochi né il capitalismo di stato, ma una terza via: l’economia sociale di mercato. Il modo di concepire la politica sociale ed economica di don Sturzo – ha detto Tajani – è l’unico in grado di permettere all’uomo, nell’epoca della globalizzazione, di uscire da una delle più gravi crisi economico- finanziarie in cui è caduto. Puntando sull’etica  - ha concluso - potremo rendere attuale il pensiero di don Sturzo.     

 

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La testimonianza di Francesco Sturzo

Era emozionato l’avvocato Francesco Sturzo, pronipote di don Luigi, che ha voluto ringraziare Salvatore Martinez e quanti hanno collaborato per organizzare l’evento, «per rendere omaggio a mio zio». Nel suo breve intervento ha voluto ricordare che don Luigi è stato sempre obbediente alla Chiesa, rinunciando a incarichi prestigiosi, come quello di Nunzio apostolico a Parigi, per rimanere un semplice prete che voleva essere presente nella vita sociale e politica dell’Italia, «in mano ai liberali e ai massoni». Quando il Presidente della Repubblica Einaudi volle nominarlo senatore, prima di accettare chiese alla Santa Sede l’autorizzazione, perché don Luigi, pur essendo politicamente impegnato è rimasto un prete fedele alla sua vocazione sacerdotale. Così ha concluso la sua testimonianza. Poi un silenzio pieno di commozione e l’ultima frase sussurrata con orgoglio: «…e poi, io ho chiuso gli occhi a mio zio».

 

Martinez, l’introduzione al Convegno

«Nel 50° della morte, noi vogliamo che don Luigi torni vivo; che tornino a parlare di lui non solo i libri o le pietre degli edifici che abbiamo restaurato, ma la sua eredità spirituale scritta nel cuore delle nuove generazioni e riscritta nella coscienza sociale addormentata Clicca per ingrandire...del nostro Paese. Ed è confortante sapere che lo vogliamo in tanti. Siamo qui per dire che è possibile farlo, al di là di ogni steccato culturale, al di là delle appartenenze, al di là dell’autonomia della Chiesa e della laicità dello Stato». Nella sua introduzione al convegno, Martinez ha invitato a «tenere a mente tre parole care a Sturzo: amicizia, collaborazione e aiuto reciproco. Erano per don Luigi – ha detto - la “cifra” della nostra laicità cristiana». Il presidente RnS ha poi sottolineato la grande lezione di don Luigi Sturzo: nell’agire sociale e politico è necessario evitare di separare l’umanesimo dal cristianesimo e di perdere il contatto con il soprannaturale.

 

La prolusione del card.  Angelo Comastri

Presente al tavolo degli ospiti, in questa sessione di apertura del Convegno, anche il Vicario generale di sua Santità per la cittàClicca per ingrandire... del Vaticano e Arciprete della Basilica di San Pietro, card. Angelo Comastri, il quale ha parlato della figura del Prete calatino che, come ha sottolineato, accettò la sua carica politica come apostolato, come sacrificio, cercando «di essere sempre e soltanto un prete». L’opera politica di don Sturzo – ha detto ancora – si fondava sul suo credere fermamente che nella Storia non c’è solo il sangue frutto dell’odio, ma c’è anche il sangue del Figlio di Dio, Nome di sicura speranza e di vittoria certa degli uomini. Andando poi al cuore del Cristianesimo, come fece don Luigi, il Cardinale ha rivolto all’assemblea la domanda: Perché Gesù non scese dalla croce? La risposta è il cuore stesso del Cristianesimo: Gesù non scese dalla croce perché se lo avesse fatto avrebbe detto che il potere è la forza vincente del mondo, ma Lui invece ha detto che è l’amore la molla che cambia il mondo. «Sturzo volle portare questo amore nel mondo della politica».

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La prolusione di Lech Walesa

Un intervento pieno di speranza cristiana, umana e politica quello del premio Nobel per la pace Lech Walesa, che da Catania ha lanciato un appello perché gli uomini di fede siano più attivi, più efficaci, più determinati nell’azione politica. La sua prolusione ha chiuso la sessione di apertura del Convegno Internazionale Sturziano. È necessario – ha detto con forza il fondatore di Solidarnosc parlando dell’Europa - educare le coscienze dell’uomo. Più grandi sono le dimensioni, i livelli di sviluppo, più è importante nutrire dei valori. «Che i vostri eroi – ha concluso invitando a cogliere ogni opportunità – non rimangano chiusi nell’ambito di una regione, di una nazione».


Altre foto:

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Claudia Koll

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Luca Marconi

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La sala del Convegno


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