«Signore,
il giorno di Pasqua entrasti nel Cenacolo: entra di nuovo in questo
grande cenacolo, alita sul volto di ciascuno di noi... ricevete lo
Spirito Santo!»: con questa invocazione, dinanzi agli oltre ventimila
presenti nella Fiera di Rimini, p. Raniero Cantalamessa ha esordito
nella relazione sul tema “Nello Spirito gridiamo: Gesù è il Signore!
Memoria, cuore, profezia di un cammino” (cf 1 Cor 12, 3). «Ho scelto lo
stesso tema generale della Convocazione per fare memoria del cammino di
riscoperta di Gesù Signore che abbiamo fatto nel Rinnovamento nello
Spirito, e del dovere che abbiamo di non spegnere ma di mantenere viva
nella Chiesa questa profezia». Lo Spirito che Gesù ha lasciato agli
apostoli è il Consolatore, che apre gli occhi e permette loro di
riconoscere che Gesù è il Signore. Accade negli episodi dopo la Pasqua,
quando “cade il velo” dagli occhi dei discepoli ed essi riconoscono il
volto di Gesù: solo allora, lo Spirito Santo introduce gli apostoli a
una verità nuova, trasfigurata, di Gesù, lui che agli apostoli aveva
detto «Lo Spirito vi dirà la verità vera» (cf Gv 16, 13). Da questo
movimento, dallo svelamento, dal kerigma, sgorga la fede – come
da un aratro che apre un solco viene poi tutto il resto –, che può
fondarsi su una motivazione oggettiva (la valutazione di quanto è
accaduto a Pasqua, con la morte e risurrezione di Cristo) o soggettiva
(di chi affermando la signoria di Cristo “con il cuore” riconosce il
diritto di Gesù sulla propria vita).
«C’è
un entusiasmo che caratterizza il Rinnovamento e che viene dalla
riscoperta di questa signoria – prosegue p. Raniero. Gesù è persona viva
e concreta che sta al nostro fianco: egli non è un personaggio di
cui si può parlare e a cui non possiamo dire nulla; egli è una
Persona con cui si può parlare come con nessun altro, è un amico
intimo, vivo». L’incontro e il dialogo con Cristo hanno una sola
conseguenza, “la corsa”. Corrono i discepoli che lo incontrano, corre
Pietro che si butta in acqua per arrivare il prima possibile a riva, e
questa corsa è il movimento che deve scaturire dall’incontro con il
Signore, ovvero la “nuova evangelizzazione”. Delineando quattro grandi
stagioni di evangelizzazione nella Chiesa – quella dei primi tre secoli
dopo Cristo, l’evangelizzazione dell’Europa post-invasioni barbariche,
quella dopo la scoperta del “nuovo mondo”, quella infine dell’odierno
mondo post-cristiano secolarizzato – p. Raniero si sofferma in
particolare su quest’ultima fase: «La diffusione del cristianesimo è
iniziata con la punta di un vascello, il kerigma, a cui hanno
fatto seguito i Vangeli, le Lettere degli apostoli, la Tradizione
apostolica fino all’immensa eredità del magistero della Chiesa. Ma non
bisogna dimenticare che si parte sempre dalla punta, la proclamazione
della signoria di Cristo. La cultura secolarizzata, oggi, non conosce il
grido del kerigma ma riconosce l’urlo. Come nell’opera L’urlo
di Munch, l’uomo si trova con un u
rlo
pieno di disperazione perché ha perduto il grido pieno di significato
che è il kerigma». I laici, allora, sono chiamati a essere parte
attiva della nuova evangelizzazione: «Essi sono l’energia nucleare della
Chiesa, una reazione a catena che la potenza di Gesù rende possibile! I
laici sono chiamati a evangelizzare non con un contributo professionale,
ma in quanto portatori di carismi, pescatori di uomini, capaci di
tendere le reti e portare a Dio tanta umanità. Per questo, ancora una
volta, a Dio che dice: “Chi manderò?”, rispondiamo: “Signore, manda me!”
(Is 6, 8)».
Al termine della
relazione, dopo un saluto e un incoraggiamento di p. Raniero a tutti i
Movimenti ecclesiali, in particolare a quelli nati dalla stessa matrice
carismatica, il cardinale Ivan Dias ha voluto ringraziarlo per le sue
parole: «A nome di tutti i presenti e del Rinnovamento in Italia e nel
mondo ti ringraziamo e siamo onorati che il predicatore del Santo Padre
predichi anche per noi!».
Elsa De Simone