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“Nel nome del tuo santo servo Gesù” (At 4, 30b)

Sintesi della relazione conclusiva di Salvatore Martinez

 

«Preghiamo uniti per contaminare di Spirito Santo questo nostro tempo». Questo l’invito che Salvatore Martinez, presidente nazionale del RnS, ha rivolto agli animatori e responsabili del Movimento nella relazione conclusiva della XXXIV Conferenza Nazionale Animatori.

Parlando di un mondo che conosce il martirio, Martinez ha sollecitato l’assemblea a maturare la coscienza dei tempi ultimi per essere, proprio come gli apostoli, protagonisti di un miracolo che si realizza con l’unico nome che salva: Gesù. Nel Libro degli Atti, al solo pronunciare questo nome, lo storpio si mette in piedi e gli apostoli, costituiti servi, riconoscono la grazia di pronunciare il Suo nome. «A niente servono le strategie più perfette se non adoriamo il Santo di Dio» ha detto Martinez. Riprendendo il messaggio di mons. Crociata al Rinnovamento, il Presidente richiama «la necessità di affrontare il servizio in termini spirituali, quindi con gli occhi chiusi, per vedere l’opera dello Spirito, sia in termini pastorali, dunque ad occhi aperti per sapere leggere le necessità dei nostri gruppi».

Come diceva Sant’Agostino «Dio non ha bisogno di servi ma sono i servi che hanno bisogno di Dio». Questa apparente contraddizione, ha spiegato Martinez nel suo intervento, trova una risposta nel Vangelo di Giovanni: “Dove sono io, là sarà anche colui che mi serve”. «Mai potremmo avere una volontà diversa da quella del nostro Padrone se realmente vogliamo essere obbedienti alla Parola del Salvatore. Padre sia fatta la tua volontà: questa è la preghiera del servo scelto da Dio e fatto servo da Lui. Non basta essere scelti se non siamo stati fatti anche servi».

Nel corso dell’intervento è risuonato da parte del Presidente nazionale un richiamo a maturare nella coscienza di essere “servi inutili”. In questa inutilità «non c’è niente di nuovo o di più rispetto all’obbedienza che dobbiamo in quanto servitori» ha sottolineato Martinez.

Signore puoi scegliere me? Se non io, chi? Se non ora, quando? «Queste sono le suppliche che dobbiamo rivolgere al nostro Dio. E prima di sentirci servi, dobbiamo riconoscere di servire il Signore per fare la sua volontà in cielo e sulla terra. Con l’animo del servitore si riparte da Rimini. Responsabili – ha aggiunto Salvatore Martinez introducendo il tema dei rinnovi degli organismi pastorali - non si diventa con le elezioni ma lo si è già quando si aderisce alla Parola di Dio, quando si è fedeli e pronti nell’adesione alla sua volontà. I carismi precedono l’elezione, poi la comunità li riconosce e la grazia di stato li rafforzerà. Di elezione in elezione formiamo il corpo, una comunità di uomini che diventano servi e ricevono il titolo nel cuore prima ancora di essere eletti».

Servire diventa, allora, ha spiegato Martinez proseguendo la sua relazione, un “ridire la fede”, «ripartire dalla bontà di Dio che atterra gli atei e vince il male. La fede è il vocabolario della bontà divina e deve essere proclamata oggi con un’intelligenza e una creatività nuova». Ma servire è anche “ridare la speranza”. «Il miracolo si compirà – ha spiegato il Presidente - se avremo un cuore misericordioso tale da toccare le miserie del mondo e ridare la speranza che non può deludere». Infine servire è anche “rifare la carità”. Per questo occorre un «nuovo concetto spirituale di giustizia che significa combattere l’egoismo per rigenerare l’uomo e rifare il tessuto cristiano della storia in un mondo scomposto e desacralizzato, tra una folla di solitudini che genera “inquietudini incontrollabili”. In questo contesto – ha esortato Salvatore Martinez – dobbiamo essere un’anima ecclesiale che genera adorazione, stupore, una volontà d’amore che vince la negazione di Dio e le miserie sociali».

Nel corso dell’intervento il Presidente ha osservato che il piano di Dio sul Rinnovamento, sulla Chiesa e sul mondo non può essere ritardato e ha evidenziato, in vista delle prossime elezioni degli organi pastorali, cinque caratteristiche fondamentali della figura del responsabile, utili a trasformare il carisma in missione. Per prima cosa sono richiesti uomini di fede che non hanno paura di andare avanti di fronte ad ogni difficoltà. Non può mancare, poi, il rigore morale di uomini integri che si fanno esempio in una condotta di vita retta. Il terzo aspetto è quello del discernimento culturale, necessario per avere un giudizio netto su quanto accade nel mondo e su come bisogna operare per diffondere la Cultura di Pentecoste. A questo si aggiunge la capacità carismatica per far fruttificare i carismi che lo Spirito ci dona abbondantemente. Infine, l’ultimo elemento è riconosciuto nello spirito di servizio a Dio, alla Chiesa e agli uomini.

«Servizio come partecipazione ad un corpo che combatte per una svolta d’amore e per un’espressione autentica di fede nella politica, nell’economia, nella cultura, nelle famiglie. Abbiamo bisogno – ha affermato Salvatore Martinez – di una fede che si mette in movimento per insegnare agli uomini ad essere papà e mamme, per accompagnare i sacerdoti nel loro ministero, per aiutare ogni uomo ad essere pienamente tale, nella sua dignità. Mi piacerebbe – ha concluso il Presidente – parlare di Rinnovamento “umano” nello Spirito Santo. È l’uomo che si rinnova e così diventa adoratore, missionario, servo, politico, uomo di cultura, lavoratore. Prega, implora perché il Signore ti faccia meritare presto le ricchezze celesti».

A conclusione dell’intervento, in un clima partecipato, è stato proposto il rinnovo del Patto d’amore, un segno di responsabilità e di adesione personale in capo alle necessità del RnS. Al termine di questo momento, Salvatore Martinez ha rivolto a nome di tutta l’assemblea il suo grazie a tutti i responsabili e a quanti, nei quattro anni trascorsi, hanno donato la propria vita in un’offerta gratuita d’amore.

Laura Gigliarelli


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