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          Intervento di Salvatore Martinez al Seminario Internazionale per i 
          Vescovi sul tema:    
          
          
          I Movimenti ecclesiali nella 
          sollecitudine pastorale dei Vescovi 
          
            
          
          Roma, 18 Giugno 1999 
          
          
            
          
          
          Origine e denominazione 
          
          
            
          
          Il “Rinnovamento nello Spirito Santo” si sviluppa in Italia agli inizi 
          degli anni ‘70 e si configura oggi come un movimento ecclesiale. “Il 
          Rinnovamento nello Spirito Santo” in Italia è espressione della grande 
          corrente spirituale denominata “Rinnovamento Carismatico Cattolico” o 
          più semplicemente “Rinnovamento”, inaspettatamente esplosa alla 
          chiusura del Concilio Vaticano II, in America. Oggi il Rinnovamento è 
          diffuso in 204 Paesi dei cinque continenti fra 82 milioni di 
          cattolici, e assume nelle varie nazioni stili, forme di vita e stati 
          giuridici diversi fra loro, anche se, in definitiva, riconducibili 
          all’unica, comune scaturigine.   
        
          
                  
                   Il 
          Rinnovamento, sin dal suo sorgere, appare come un esaudimento, tra 
          tanti altri, di quell’audace speranza profetica formulata da Giovanni 
          XXIII in preparazione al Concilio Ecumenico Vaticano II (25/11/1961): 
          “Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una nuova Pentecoste” e 
          delle parole pronunciate da Paolo VI, nell’udienza generale del 16 
          Ottobre 1974: “Voglia il Signore effondere, oggi, una grande pioggia 
          di carismi per rendere feconda, bella e meravigliosa la Chiesa, capace 
          d’imporsi all’attenzione e allo stupore del mondo profano, del mondo 
          laicizzante”. 
          
          Non possiamo non ricordare come già Papa Leone XIII, il 1° gennaio del 
          1901, avesse dedicato il ventesimo secolo allo Spirito Santo intonando 
          il Veni Creator Spiritus in nome della Chiesa intera, dopo la 
          pubblicazione dell’enciclica dedicata allo Spirito Santo. Leone XIII 
          esortava i cristiani a ritornare al cenacolo di Pentecoste e invocare 
          lo Spirito Santo per la riunione della cristianità. Certamente la voce 
          di Leone XIII ha “bucato” il cielo, se osserviamo il rigoglio di 
          movimenti carismatici e di Chiese pentecostali che, proprio a partire 
          dal 1901 in una prima ondata, e successivamente, in una seconda ondata 
          proprio in coincidenza del Concilio Ecumenico Vaticano II, si sono 
          diffusi in ogni parte del mondo come autentica risposta dell’unico 
          Spirito alle preghiere dei Papi per il rinnovamento spirituale di 
          questo nostro secolo.  
          
          La grazia del Rinnovamento cattolico è parte di un movimento di 
          risveglio carismatico suscitato dallo Spirito ancora più grande, per 
          così dire “trasversale”, che sta attraversando le tre grandi 
          tradizioni – cattolica, protestante ed ortodossa – e coinvolgendo, 
          secondo le ultime stime dei sociologi, circa 450 milioni di cristiani 
          che si sforzano di testimoniare una vita nuova nello Spirito a partire 
          dall’esperienza dell’effusione dello Spirito o battesimo nello 
          Spirito, esperienza di cui farò cenno più avanti.   
          
          Possiamo intravedere, in questo fenomeno di rinnovamento tra i 
          cristiani, sia a livello teologico che di esperienza dei carismi, un 
          “anticipo” dell’opera che più sta a cuore allo Spirito Santo: l’unione 
          dei cristiani, l’unità della Chiesa. Il Card. Suenens, tra i primi 
          interpreti e promotori di questo risveglio spirituale, affermava che 
          “il terzo millennio vede apparire all’orizzonte dei “segni” – tra i 
          quali il Rinnovamento è in modo particolare foriero di speranza – che 
          annunziano l’approssimarsi dell’unità visibile”: non ci sarebbe, 
          perciò, da stupirsi se questo soffio rinnovatore fosse un segno di 
          come lo Spirito sta spingendo le Chiese al di là dei propri steccati. 
          Lo ha fortemente intuito Giovanni Paolo II, che nella Ut unum sint ci 
          ha parlato di ecumenismo spirituale, indicandoci poi nel Giubileo del 
          2000 “un momento decisivo del cammino verso l’unità di tutti i 
          cristiani”. 
          
          La scelta di denominare l’esperienza italiana “Rinnovamento nello 
          Spirito” in luogo di “Rinnovamento Carismatico Cattolico” è già degli 
          inizi, come effetto della prima riflessione teologica e della 
          mediazione culturale che gli iniziatori del movimento in Italia ebbero 
          a compiere per attestarne l’identità cattolica. Il nome “Rinnovamento 
          nello Spirito” è tratto dalla lettera di san Paolo a Tito (cf 3, 5) 
          nella quale l’apostolo afferma che siamo salvati mediante un lavacro 
          di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo. La 
          caratteristica inconfondibile dell’espressione adottata è quella di 
          polarizzare l’attenzione sullo Spirito Santo e non sui carismi, sul 
          Donatore e non tanto sui doni: in tal modo risulta più facile 
          ricordare che nessuno può convenientemente attestarsi “carismatico” se 
          non in riferimento alla Chiesa, perché essa è carismatica. 
          
             
          
          
          Natura e spiritualità 
          
          
            
          
          L’esperienza carismatica che contraddistingue il Rinnovamento non ha 
          un fondatore, come tante altre realtà ecclesiali, né un carisma 
          particolare da segnalare alla Chiesa e al mondo, ma vuole contribuire 
          a ridestare la struttura fisiologica dell’esistenza cristiana, che è, 
          per sua natura, un’esistenza “nello Spirito”. Ecco perché già il Card. 
          Suenens definiva il Rinnovamento “una corrente di grazia capace di 
          dare una scossa alla Chiesa post conciliare”, e ancora “un movimento 
          dello Spirito che aiuti la Chiesa a divenire tutta carismatica secondo 
          le attese e le proposizioni del Concilio Vaticano II”.  
          
          Il RnS è uno strumento ecclesiale per una nuova comunicazione 
          spirituale della fede, ma non rappresenta in se stesso una nuova 
          spiritualità. Non si può neanche indicare una finalità precisa del 
          RnS, ma solo segnalare il suo dinamismo interno, orientato al 
          rinnovamento di tutta la Chiesa, in tutte le sue manifestazioni vitali 
          e in tutte le sue attività. Afferma Giovanni Paolo II: “Tutta l’opera 
          di rinnovamento della Chiesa che il Concilio Ecumenico Vaticano II ha 
          così provvidenzialmente iniziato non può realizzarsi se non nello 
          Spirito Santo, cioè con l’aiuto della sua potenza”. Il Papa evidenzia, 
          quindi, che non è sufficiente un rinnovamento a livello di documenti e 
          di strutture ecclesiastiche se non viene toccato il cuore dell’uomo, 
          per opera dello Spirito Santo. 
          
          Il Rinnovamento è aperto a tutti, a ogni categoria ecclesiale e 
          sociale, senza distinzioni di età e di sesso, perché tutti possano 
          fare la meravigliosa esperienza della vita nello Spirito che, secondo 
          la promessa di Gesù, viene concesso senza misura (Gv 3, 34) a ogni 
          uomo. Chi si accosta al Rinnovamento non si trova di fronte a una 
          proposta spirituale specifica o a un tema preminente di vita 
          spirituale, ma riflette e applica la spiritualità propria della Chiesa 
          che è animata dallo Spirito, secondo il “manifesto di vita cristiana” 
          proclamato da Gesù nella Sinagoga di Nazaret. In quel capitolo 61 del 
          profeta di Isaia, Gesù parla dell’”unzione dello Spirito” e noi 
          possiamo  rileggere la nostra triplice unzione battesimale, la nostra 
          alleanza sponsale con Cristo, secondo l’insegnamento della Lumen 
          Gentium e della Christifideles Laici, così che in forza dello Spirito 
          di Cristo ci rendiamo disponibili a testimoniare l’opera sua, nella 
          Chiesa e nel mondo, esercitando con fede i tria munera di Cristo: il 
          potere sacerdotale, profetico, regale. 
          
             
          
          
          Fondamento teologico 
          
            
          
          L’autenticità del Rinnovamento va ricondotta alla Pentecoste; in 
          quanto parte organica della Chiesa è nato nel Cenacolo. Il 
          Rinnovamento, quindi, esprime la continuità dell’evento della 
          Pentecoste – laddove la Chiesa è stata fondata – abbracciando tutti 
          gli aspetti della vita della Chiesa e dell’esperienza cristiana. È per 
          questa ragione che, pur nell’accentuazione della dimensione 
          spirituale, il Rinnovamento è e sempre più diviene, per sua stessa 
          natura, un movimento ecclesiale come avrò modo di illustrare parlando 
          dell’esperienza italiana. 
          
          La base teologica del Rinnovamento è essenzialmente trinitaria, 
          secondo la visione della Chiesa segnalata dal Concilio Vaticano II 
          nella Lumen Gentium, particolarmente nella conoscenza progressiva 
          della persona dello Spirito Santo, della sua azione ininterrotta e 
          insostituibile nella Chiesa e in ciascuno di noi. 
          
          La relazione trinitaria che il Rinnovamento ha riscoperto è una 
          relazione di fede personale intratrinitaria che genera un più acuto 
          senso di Dio (Gaudium et Spes, n. 7). Essa si manifesta in una nuova 
          esperienza dell’amore del Padre che rende capaci d’amare in quanto 
          amati; in una nuova esperienza della signoria di Gesù Salvatore che 
          rende capaci di annunziare senza vergogna il Vangelo della salvezza al 
          mondo; in una nuova esperienza della potenza dello Spirito che rende i 
          poveri ricchi, i deboli forti, i malati sani, i peccatori figli di Dio 
          e fratelli ritrovati, che rende capaci di meraviglia e di stupore 
          tante coscienze cristiane addormentate o illuminate dalla sola 
          ragione. Pur nel suo carattere fortemente personale, questa nuova 
          relazione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo opera una 
          conversione profonda e una trasformazione della vita che si 
          manifestano specificatamente in una volontà ferma e crescente di 
          servizio ecclesiale e di testimonianza al mondo: se il Cenacolo è il 
          luogo privilegiato dell’esperienza dello Spirito, il medesimo Spirito 
          ci rende “pneumatofori”, in un mondo, dice Gesù, che non può ricevere 
          lo Spirito perché non lo vede e non lo conosce (Gv 14, 17). 
           
          
          Quanti sono impegnati nel Rinnovamento fanno esperienza dei carismi di 
          cui parla la Lumen Gentium, esperienza che manifesta la natura 
          ecclesiale dei carismi stessi. Questi sono in rapporto, da un lato con 
          le strutture viventi della Chiesa e col suo mistero, dall’altro con 
          l’esperienza personale e comunitaria di Dio. Per questa ragione, 
          vorrei dire nonostante le apparenze, il Rinnovamento ha reagito contro 
          un falso individualismo che interpreta la testimonianza del Nuovo 
          Testamento in termini di fede privata, come esperienza privata di Dio; 
          ha reagito contro una focalizzazione eccessiva dell’interiorità e 
          della soggettività individuale.  
          
          In termini sacramentali si può dire che il Rinnovamento è fondato sul 
          rinnovamento di ciò che “ci costituisce in Chiesa”, vale a dire i 
          sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, confermazione, 
          eucarestia. Lo Spirito Santo, ricevuto nell’iniziazione, è sempre 
          accolto in modo più profondo, sia sul piano personale che su quello 
          comunitario, così che la pratica vitale dei sacramenti rende la vita 
          cristiana una continua metanoia, cioè una “conversione permanente”, 
          dopo il primo, trasformante incontro con Gesù. Rinnovarsi, allora, non 
          è una habitus mentale ma un atto e un fatto: è un morire, ogni giorno, 
          per rinascere nuovi, è un mortificare l’uomo vecchio con le sue 
          passioni che si contrappongono alla volontà di Dio, per rivestire 
          l’uomo nuovo, reso dallo Spirito, ogni giorno, nuovo. 
          
             
          
          
          Fondamento pastorale e comunitario: l’esperienza generante 
          
            
          
          Il Rinnovamento è caratterizzato dal “costituirsi di gruppi cristiani 
          che pregano insieme e chiedono nella preghiera, per ognuno dei propri 
          membri, una nuova effusione dello Spirito Santo, in virtù della quale 
          si aggiunga alla grazia della iniziazione cristiana, una nuova presa 
          di coscienza della Signoria di Gesù, una nuova esperienza dei doni e 
          dei carismi dello Spirito e una nuova disponibilità a usare, a 
          servizio dei fratelli e della Chiesa, tutti i talenti e i carismi dei 
          quali Dio ha stabilito di dotarli”. 
          
          È proprio nei cenacoli di preghiera che generalmente i cattolici 
          conoscono il Rinnovamento ed è nella pratica dell’abbandono fiducioso 
          e docile allo Spirito che i doni di Dio rifioriscono e cominciano a 
          portare frutto, come effetto del cammino di vita nuova e di 
          conversione permanente che viene proposto. Così il Rinnovamento 
          ripropone ai cristiani una nuova apertura all’irruzione della presenza 
          di Dio, un ritorno al Cenacolo come “roveto ardente”, come luogo in 
          cui Dio si “manifesta, parla, converte e da cui ci invia” come accadde 
          per Mosè. Questo nuovo dinamismo spirituale ha il suo cuore 
          nell’esperienza della preghiera per una nuova effusione dello Spirito 
          o battesimo nello Spirito. 
          
          Nel 1980 Giovanni Paolo II, incontrando i gruppi e le comunità 
          italiane del RnS, ebbe a dire: “A questa effusione dello Spirito Santo 
          noi sappiamo di essere debitori di una esperienza sempre più profonda 
          della presenza di Cristo”. Non si tratta certo di un nuovo battesimo o 
          della reiterazione del sacramento, ma implica il rapporto a un 
          sacramento (ecco perché nei Paesi anglofoni si definisce “battesimo 
          nello Spirito”), anzi a più sacramenti, quelli dell’iniziazione 
          cristiana. L’effusione dello Spirito attualizza e rinnova il nostro 
          battesimo, dona una coscienza più chiara della sua attualità. Come 
          afferma il Card. Suenens: “il battesimo nello Spirito richiama 
          l’esperienza consapevole, il significato esperienziale del battesimo”. 
          L’effusione dello Spirito, è, pertanto, un richiamo alla conversione, 
          al rinnovamento interiore, una risposta di Dio alla disfunzione in cui 
          è venuta a trovarsi la vita cristiana. 
          
          Afferma padre Cantalamessa, a proposito dell’efficacia dell’effusione 
          dello Spirito nel riattivare il battesimo: “L’uomo finalmente reca la 
          sua parte, cioè fa una scelta di fede responsabile e personale, 
          preparata dal pentimento, che permette all’opera di Dio di liberarsi e 
          di sprigionare tutta la sua forza. Il dono di Dio viene finalmente 
          “slegato”, la fede rivive e l’”opus operantis” si rende manifesto”. 
          L’effusione dello Spirito Santo è causa di “rinascita” spirituale, la 
          stessa che Gesù proponeva a Nicodemo, perché fosse capace di stupirsi 
          delle meraviglie e delle novità dello Spirito. 
          
          L’assemblea comunitaria che prega e celebra è l’evento fondante del 
          Rinnovamento. Il modello può essere recuperato nella celebre 
          definizione contenuta in Atti 2, 42-48 e nella descrizione che san 
          Paolo fa delle prime comunità cristiane nella Prima lettera ai Corinzi 
          ai capitoli 12 e 14. Potremmo parlare, in buona sostanza, di una 
          “liturgia missionaria”, una forma di evangelizzazione nella quale i 
          partecipanti, sulla base del sacerdozio comune dei fedeli, sono 
          condotti a un incontro immediato con Gesù, tramite la testimonianza 
          personale, spontanea, gioiosa comunicata nella fede. 
          
          Ciò che si nota nei partecipanti è un desiderio insaziabile di Dio: il 
          popolo di Dio ha sete di preghiera, ha sete della parola di Dio, ha 
          sete dei doni dello Spirito, ha sete dei sacramenti, ha sete di 
          santità, ha sete insaziabile. Si sente, viva, l’eco della promessa di 
          Gesù alla Samaritana: “Se conoscessi il dono di Dio… Chi beve 
          dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che 
          io gli darò diventerà in lui sorgente d’acqua viva zampillante” (cf Gv 
          4, 10.14). Quante donne, quanti uomini rigenerati dallo Spirito sono 
          diventati fontane d’acqua viva; “otri nuovi”, inebriati dal vino 
          nuovo; quante “cisterne screpolate” sono diventate riserve di santità 
          e di salvezza a disposizione dello Spirito Santo per placare le due 
          grandi seti che sono nel cuore dell’uomo, le due grandi seti del 
          mondo: la sete di salvezza e la sete di santità.    
          
          
          Peculiarità del RnS in Italia   
          
          Il Rinnovamento nello Spirito Santo è una realtà capillarmente diffusa 
          in tutte le diocesi d’Italia. Si compone di circa 250.000 persone che, 
          in forza della medesima spiritualità, si aggregano in Gruppi e 
          Comunità che nel 1999 sono circa 1300, mentre sono trecento i gruppi 
          in formazione. Di due tipi sono le comunità suscitate dallo Spirito in 
          seno al Rinnovamento: di alleanza e di vita. Nel primo caso sorge un 
          impegno di vita comunitaria e una finalità missionaria precipua, 
          regolate da una normativa sottoposta all’approvazione dell’ordinario 
          diocesano dove la comunità sorge. Nel secondo caso si aggiunge, come 
          ulteriore chiamata, la dimensione della condivisione totale dei beni e 
          il convivere sotto lo stesso tetto.  
          
          Gruppi, Comunità d’alleanza e Comunità di vita non rappresentano tre 
          gradi progressivi di maturazione o tre diversi livelli di appartenenza 
          in seno al RnS. Si tratta, piuttosto, di chiamate diverse e di forme 
          diverse di appartenenza nella molteplicità delle espressioni 
          esistenti. Responsabili e animatori guidano a carattere locale, 
          diocesano, regionale e nazionale, i gruppi e le comunità, i ministeri 
          e le attività, le associazioni, le scuole di formazione del RnS, 
          riconoscendosi in uno statuto approvato dalla CEI, che fa del RnS 
          un’associazione privata di fedeli. Pertanto il RnS si configura come 
          una grande Comunità nazionale all’interno della grande corrente 
          spirituale del Rinnovamento; si attesta come un movimento ecclesiale 
          all’interno della più grande corrente di grazia rappresentata dal 
          Rinnovamento carismatico a livello mondiale.  
          
          La normativa in seno a una realtà nazionale del Rinnovamento 
          rappresenta un unicum al mondo e la sua approvazione da parte di una 
          Conferenza Episcopale ha segnato una svolta decisa verso la maturità 
          ecclesiale e la visibilità sociale del movimento in Italia. Ciò ha 
          permesso che si radicasse, sempre più forte, la coscienza che una 
          normativa non solo non imprigiona lo Spirito, ma anzi assicura a 
          ciascuno e a tutti una libertà diversa e più matura, e al Movimento 
          una progressiva evoluzione verso la sua più profonda identità 
          cattolica ed ecclesiale. 
          
          Molti gruppi, usciti dal nascondimento, dalle nicchie protettive 
          spesso autogratificanti, hanno imparato a cogliere la loro “diversità” 
          nell’esprimere la fede, non più come un limite di comprensione o di 
          accettazione, ma come una grazia per la Chiesa. Gruppi e Comunità, in 
          numero sempre più crescente, stanno sentendo il desiderio di uscire 
          “fuori dal Cenacolo”, per far conseguire alla lode anche le realtà 
          terrene e i fatti concreti, nell’impegno feriale e crescente di agire 
          per il bene comune, nell’interesse di tutta la comunità ecclesiale e 
          nella vera promozione umana di ogni singolo. Siamo consapevoli che la 
          vera vita nuova nello Spirito inizia quando si abbatte il divario tra 
          fede e vita, quando lo scollamento tra la contemplazione e l’azione 
          viene superato, quando la testimonianza rende visibile il frutto 
          autentico della Pentecoste che è la missione evangelizzatrice, cioè la 
          partecipazione attiva al fine apostolico della Chiesa.  
          
          Non possiamo tacere che l’approvazione dello Statuto ha inserito il 
          RnS nel cuore della Chiesa, in una collaborazione nuova, originale con 
          i nostri pastori – alcuni dei quali comunicano intimamente con il 
          Movimento – con sacerdoti, parroci, religiosi (sono oltre 2000 in 
          Italia ad esperimentare la grazia del Rinnovamento e sempre crescente 
          è il numero di vocazioni e di speciali consacrazioni) – con i 
          movimenti ecclesiali, in una nuova stagione di reciprocità, di scambio 
          di doni per meglio comprendersi e sostenersi negli specifici ambiti di 
          apostolato, nei quali ogni singola realtà ecclesiale è specialmente 
          versata.  
          
          Effetto immediato di questa apertura, di questa sincera e piena 
          collaborazione ecclesiale ad extra è stato l’accrescersi ad intra 
          della carità fraterna, della mutualità e della sussidiarietà tra le 
          varie componenti del RnS ai vari livelli. Nel dialogo e nella 
          collaborazione ecclesiale ogni identità si rafforza, impara a rimanere 
          fedele a se stessa, matura una maggiore corresponsabilità, cresce nel 
          senso di appartenenza. Questo è quanto sta accadendo nel RnS a gloria 
          di Dio. |