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Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 
Cronaca 1 agosto 2019
Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 - Clicca per ingrandire...

L'Effusione, una grazia che si rinnova nella gioia

La penultima giornata del pellegrinaggio nazionale in Terra Santa promosso dal RnS non ha mancato di regalare ai partecipanti una buona dose di emozioni, “straripate” dai racconti condivisi poi in serata, in un clima di allegria e fraternità. Nella chiesa della Dormizione di Maria, sul Monte Sion. Ben 51 fratelli e sorelle hanno infatti ricevuto la Preghiera di Effusione: a posare le mani sul loro capo invocando lo Spirito Santo sono stati i fratelli anziani, gli animatori e i responsabili del RnS a livello regionale e diocesano, sotto lo sguardo amorevole della Madre di Gesù, prima grande effusionata della storia. La Preghiera – vissuta con grande intensità e culminata con la lettura, da parte di don Guido Pietrogrande, del brano evangelico di Luca 24, 46-47 – è stata preceduta dalla settima e ultima meditazione di Salvatore Martinez, Presidente nazionale del RnS, che, custodendo in mano una reliquia della beata Elena Guerra, autentica “apostola dello Spirito Santo”, ha incentrato il suo insegnamento su: «L'Effusione pentecostale dello Spirito Santo: una testimonianza ecclesiale e missionaria che si rinnova». Successivamente, i cinque gruppi si sono spostati verso il Cenacolo, «luogo di Pasqua e Pentecoste». «L'Effusione dello Spirito è un dire e un dare Gesù - ha esordito Martinez -, non è un prodotto commerciale.

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Il frutto di questa presenza è triplice e permanente, e si traduce nel rapporto con Lui, con gli altri e con noi stessi. Non è certo un prodotto che scade, per questo si rinnova sempre. Amore, gioia, pace regolano il rapporto con Lui; pazienza, benevolenza e bontà quello con gli altri; fedeltà, mitezza e dominio di sè con noi. È un amore tridimensionale e noi non possiamo percepirci amati se non amiamo prima di tutto Lui. Chiediamo allora che questo amore, che è come un seme, fruttifichi: noi non siamo un frutto stagionale ma permanente, e la presenza dello Spirito ci fa fruttificare in modo abbondante e permanente». Approfondisce il tema, il Presidente Martinez, e spiega che «l'Effusione dello Spirito non è psichedelica» e che «quando arriverà salteremo di gioia». Inoltre, «quando sale il sole di giustizia la presenza di Gesù non si esaurisce». Quindi, il “benvenuto” a tutti nel Cenacolo, il luogo che, «nell'andirivieni della vita cristiana», quello in cui Gesù, risorto, ritorna è «luogo eucaristico, in cui il Signore stesso aveva compiuto alcuni miracoli e dato alla Chiesa alcuni sacramenti; luogo sacerdotale, un posto prodigioso dove la potenza di Dio arriva dall'alto con lingue infuocate; luogo missionario, da cui muovere per annunciare: il Cenacolo è porta che apre alla missione, e, oggi più che mai, il cuore del Cenacolo deve diventare cuore del mondo. Anche noi dobbiamo risorgere nel segno del Cenacolo». Salvatore Martinez si sofferma poi sull'opera che lo Spirito Santo può compiere in chi lo attende con cuore aperto e docile. «In questo tempo - afferma - dobbiamo assegnare allo Spirito Santo il protagonismo che merita, non può rimanere il grande sconosciuto! In quanti modi lo Spirito si è manifestato in questi giorni: ci ha fatto gioire, tacere, riscoprire tappa dopo tappa, chiedere perdono. È qui e lo dobbiamo vedere e sentire». E poi? Cosa ci si deve attendere in questa «vita nuova nello Spirito»? Non certo un prodigio magico, bensì una «trasformazione in Cristo», perchè «quando ci si alza, ci si alza nuovi: non più io vivo, rammenta San Paolo, ma Lui vive in me». Infine, traendo spunto sempre dall'«apostolo delle genti» (2 Corinzi, 3), è stata descritta la “metamorfosi” di cui siamo oggetto per mezzo dello Spirito Santo. Un lavoro «simile a quello dell'estetista», aggiunge ancora il Presidente del RnS, poichè «ciascuno di noi, davanti allo specchio, viene trasformato di gloria in gloria per assumere le sembianze di Cristo». Non delude mai il Santo Spirito: «Più gli diciamo di sì, più lui lavora giorno e notte, non si stanca mai: noi ci stanchiamo, lui no!». E nemmeno dobbiamo essere intimoriti dalla sua venuta, né sentirci “inadeguati”: “Lo Spirito, infatti, vi insegnerà ogni cosa) Gv 14, 25-26. Dunque, accogliendo lo Spirito nella nostra vita e accogliendo il desiderio di una vera conversione, ci mettiamo tutti in cammino verso la sanità. «Ci sono commozioni che si vedono e commozioni che si vedono con altri occhi. A me personalmente commuove il fatto che esistono persone che, nonostante le fatiche, vogliono trovare Gesù, ricominciare, provare a fare sul serio. Già questo cuore è offerto», conclude Martinez.

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Nel pomeriggio, poi, a celebrare la Santa Messa quotidiana, è stato don Patrizio Di Pinto, che ha proposto ulteriori “chiavi di lettura” per meglio comprendere il “ruolo” che lo Spirito Santo, con la sua potenza, gioca nelle nostre esistenze. “Un filo conduttore ci ha portati qua. E il motivo dominante è stata la gioia. Abbiamo iniziato con il kaire a Nazareth e l'abbiamo continuato nella gioia di Cana di Galilea – ha affermato durante l'omelia -, l'abbiamo proseguito al Monte delle Beatitudini e, ancora, la gioia l'abbiamo condivisa a Betlemme, fino all'esplosione di stamattina, quando abbiamo invocato lo Spirito Santo su di noi». Questo motivo dominante, ha aggiunto poi il sacerdote «deve radicarsi in noi. A breve torneremo nelle nostre case ma dovremo farci portatori di gioia, dovremo essere untori di manzoniana memoria, ma contagiando gli altri di gioia!. Questo è il compito che riceviamo, perchè il mondo di oggi è nella tristezza, nella depressione e ha bisogno di quella gioia di cui tutti dobbiamo farci portatori, che va al di là delle nostre situazioni. La nostra gioia deriva dal fatto di aver incontrato il Signore. Abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e da Lui avremo forza perchè ci farà portatori di gioia». Come fare, tuttavia, per farci consapevoli di questa novità? «Dobbiamo lasciare che si accorgano che è accaduto qualcosa di bello nella nostra vita, tutti potranno intuire che non siamo più gli stessi di prima. Chi ha ricevuto davvero lo Spirito e lo fa funzionare «non può non amare e noi dobbiamo vivere e caminare nell'amore. Ecco l'importanza di ciò che abbiamo fatto in questi giorni. E il Signore ci rende così contagiosi e capaci di portare scompiglio, come accadde a Gesù e agli apostoli. Gli altri debbono accorgersi che abbiamo ricevuto questo fuoco che non possiamo più contenere. Dobbiamo incendiare il mondo intero con il fuoco dell'amore». Non possiamo continuare a navigare con incertezza nel mare delle giornate, ma, come sottolineato fin da subito, impegnarci «ad essere come una barca a vela sospinta dallo Spirito». L'importante, ha spiegato il celebrante, è farsi portare da lui, «perchè seguendo la “rotta” tracciata nella nostra vita oggi, domani e sempre arriveremo in porto».

Francesca Cipolloni

 

(02.08.2019)