Quest’anno,
per la prima volta nella storia, la Convocazione si svolge in tempo di
Quaresima. Un tempo propizio, in preparazione della Santa Pasqua, anche per i
volontari del Servizio, come sempre pronti a offrire il proprio lavoro per la
realizzazione di questo importante consesso di preghiera. Il Signore ci dona
l’occasione per porci in un atteggiamento di umiltà e generosità per la gloria
eterna. «Ma noi quale gloria cerchiamo?», chiede don Guido. L’evangelista Giovanni
parla di gloria con l’accezione di “passione gloriosa”, che passa dall’immolazione
di Gesù sulla croce. Ogni nostro desiderio di realizzazione, dunque, ogni nostro
sacrificio e fatica affinché questa Convocazione possa riuscire nel migliore
dei modi, devono avvenire allo stesso modo: rivolgendo lo sguardo alla croce di
Cristo. Allora sì saremmo glorificati. Questo è il senso del tempo di
Quaresima: camminare al fianco di Gesù, per avere la sua gloria eterna.
Attraverso il servizio «ognuno di noi – ha detto don Guido - è qui perché venga
glorificato il Padre, e il Figlio mostri la gloria che gli dà il Padre donando
la propria vita ai fratelli».
Poi, riprendendo la Prima Lettura, il Consigliere
spirituale nazionale ricorda il senso del “vitello d’oro”, simbolo del peccato
del popolo di Israele. La costruzione di un vitello d’oro doveva sopperire a un
Dio non visibile, non palpabile, sebbene Dio si fosse già mostrato loro
attraverso diversi prodigi. Anche noi spesso pretendiamo di vedere e toccare
Dio, di sentirlo in un idolo, che noi stessi abbiamo realizzato, e che può
essere il nostro lavoro, il denaro, la nostra realizzazione. È una tentazione
della società di questo tempo avere un “dio su misura”, a volte si arriva
addirittura a essere dio di se stessi! «C’è un’eresia – ha affermato anche Papa
Francesco – per cui sembra che l’uomo sia in grado di salvare se stesso!». Sono
espressioni e pensieri terribili, da allontanare. È dunque il tempo di
purificare il nostro cuore, di respingere ogni tentazione e capire quali siano
i veri “idoli” da seguire: il servizio che svolgiamo, la generosità, l’amore…
Siamo qui solo perché il Padre venga glorificato con la nostra operosità.
Chiediamo allora al «Signore che ci purifichi… La celebrazione penitenziale di
domani sarà un segnale molto forte: stai per presentarti davanti a Dio. Per chi
sei qui, tu?». La risposta ce la suggerisce san Paolo: «Il Padre ci ha scelto
per essere santi e immacolati di fronte a Lui».
Siamo
chiamati a essere proprio come il Signore ha pensato che noi fossimo di fronte
a Lui.
di Daniela
Di Domenico
Una
professione di fede: “donare”!
Il saluto e
il ringraziamento di Martinez ai volontari del Servizio
«Se è la prima volta che celebriamo la Convocazione
in un tempo di Quaresima – ha detto il Presidente RnS – va ricordato anche che
questa Convocazione si svolge in chiusura di un intenso Quadriennio a cui
seguirà, subito dopo, l’elezione del nuovo CNS». Sarà dunque occasione di un
grande discernimento e di invocazione dello Spirito su chi si è reso
disponibile per il prossimo Quadriennio e su chi conclude il proprio mandato.
«Un gesto – ha continuato Martinez - che lo Spirito deve accompagnare con la
sua Effusione».
Poi, il Presidente RnS ha ripreso alcuni passaggi
delle parole di don Guido. «C’è un verbo che il Celebrante ha ripetuto tante
volte nella sua omelia e sul quale lo stesso tema della Convocazione ci invita
a riflettere, pensando a Zaccheo: è il verbo “cercare”, proprio come fa Gesù
che viene a cercare chi è perduto. Chi è giunto fino a Rimini, infatti, non è
venuto a cercare un “vitello d’oro” ma il Figlio di Dio!». Stiamo attenti – ha
sottolineato Martinez - «a non far diventare anche il RnS un vitello d’oro o la
ricerca della propria gloria». È Gesù che cerca, ci convoca. Ma allo stesso
tempo ognuno di noi, per primo, è qui per “vedere” Gesù. La Convocazione
diviene così un grande Sicomoro, una postazione privilegiata per vedere Gesù.
«E chi viene a Rimini – ha continuato Martinez – lo incontra davvero. Chi vinee
qui da perduto, è trovato». Chi viene qui fa l’esperienza di Zaccheo: viene
scorto da Gesù e esortato ad aprigli la sua casa.
Da oggi si
comincia a sperimentare il nostro desiderio di incontrare Gesù. Noi per primi,
attraverso il servizio, nei fratelli che serviremo, nelle animazioni, nei gesti
che abbiamo preparato, nella preghiera, diventeremo il Sicomoro da cui anche
gli altri potranno scorgere Gesù. I gesti, prima di tante catechesi e parole,
comunicano il nostro incontro con il Padre e contagiano i fratelli della gioia
sperimentata.
Il secondo
verbo importante è “dare”: quanto doniamo sarà la misura del nostro amore per
Gesù, proprio come Zaccheo che, sceso dal Sicomoro, promette di restituire
quattro volte tanto. Accogliamo i fratelli con la libertà, con il desiderio di
donare, di accogliere e restituire quanto ricevuto nel nostro cuore. «Da soli
non facciamo niente. Abbiamo bisogno di ognuno di voi proprio lì, nel posto
dove il Signore vi ha chiamato».
Il Signore
ci ha cercato, ci cercherà e si lascerà incontrare… Il Signore ha bisogno di
questo Sicomoro che è la Convocazione e chiede, a ciascuno di noi, come a
Zaccheo, questa professione di fede: “Io voglio dare!”.
Sintesi di
Daniela Di Domenico