12000 persone, 12000 Ave Maria
che innalzano al cielo 240 Rosari, 240 preghiere che da Scafati e Pompei
intercedono per la famiglia durante il 10° Pellegrinaggio nazionale delle
famiglie per la famiglia. Migliaia di famiglie provenienti da tutta Italia,
uomini, donne, padri e madri, bambini, nonni, tutti insieme in cammino per
testimoniare che “La gioia dell’amore che si vive nelle famiglie è anche il
giubilo della Chiesa”, come affermato da Papa Francesco (in Amoris Laetitia, n.
1).
Un
appuntamento giunto alla decima edizione nell’anno del Giubileo d’oro del
Rinnovamento nel mondo: dieci anni di cammino, pellegrinando in giro per
l’Italia, portando il segno di un corale gesto di preghiera in cui tutti si
sono ritrovati, riconosciuti, in cui tutti hanno potuto testimoniare la
bellezza e la vitalità, l’originalità della famiglia cristiana, fondata sul
sacramento del matrimonio. Promosso dal Rinnovamento nello Spirito Santo,
in collaborazione con la Prelatura Pontificia di Pompei, l’Ufficio nazionale
per la Pastorale della famiglia della CEI, il Forum delle associazioni
familiari e con il patrocinio del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita,
il Pellegrinaggio si è svolto sotto lo sguardo benedicente della Madonna di
Pompei, la cui effige da sempre accompagna il cammino delle famiglie del RnS.
«Papa
Francesco rivolge a tutti i partecipanti il suo cordiale saluto e assicura
la sua spirituale vicinanza – sono le parole del Santo Padre giunte alla viglia
dell’evento –, esortando a pregare per le famiglie provate a causa della
mancanza del lavoro, per quelle perseguitate a motivo della fede e per ogni
famiglia in situazione di sofferenza. Egli si compiace per tale significativo
appuntamento, offerto in preparazione all’Incontro mondiale delle famiglie del
2018 a Dublino».
Anche
il segretario generale della CEI, mons. Nunzio Galantino, ha fatto
giungere il suo messaggio sottolineando il valore testimoniale del
Pellegrinaggio, un’iniziativa preziosa nell’unità della preghiera, ricordando
inoltre il ruolo della famiglia nell’odierno contesto sociale, antropologico,
istituzionale: «Non è facile dare testimonianza del bene, della fiducia, della
speranza, in un’epoca in cui la famiglia attraversa una profonda crisi
antropologica, economica, sociale, che ne mina le basi portando alla
frammentazione dei nuclei familiari e a nuove povertà. Oggi, la paura del “per
sempre” condanna a un precariato affettivo a tempo indeterminato che – unito
alla mancanza di lavoro, all’emergenza pubblica di un Paese che non investe
sulla famiglia – paralizza i sogni dei giovani e innesca una spirale
demografica discendente dalle conseguenze drammatiche… il vostro
Pellegrinaggio – che resta in ascolto del presente e aiuta la famiglia a
viverlo, con uno sguardo saldo al futuro – è davvero un “camminare insieme”
nella luce della fede, accompagnati da quella “letizia dell’amore” che rende
unica e bella la famiglia cristiana».
Una famiglia che è sempre più messa alla prova nella
sua quotidianità, come testimoniano ogni giorno i fatti di cronaca – motivo per
cui, nell’Anno del Giubileo d’oro del Rinnovamento nel mondo, il Pellegrinaggio
è stato particolarmente dedicato all’accoglienza di famiglie profughe,
straniere, senza lavoro, segnate dalla sofferenza – e come hanno testimoniato
le storie raccontate a Scafati e Pompei, storie di famiglie comuni che hanno
continuato a guardare al Bene più grande pur nelle difficoltà.
Come da tradizione, i pellegrini si sono ritrovati
all’Area mercatale di Scafati per un tempo iniziale di canti, testimonianze e
interventi moderati da Marcella Reni, membro di Comitato nazionale per
l’Area carismatica: esponenti delle istituzioni locali; mons. Francesco Marino,
vescovo di Nola; don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio nazionale per la
Pastorale della famiglia della CEI; Gigi De Palo, presidente del Forum delle
associazioni familiari; il presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo,
Salvatore Martinez.
«Arricchire di senso profondo, di senso di Dio, la
vostra esperienza familiare per darne testimonianza nei nostri territori… nel
mondo – sono le parole con cui mons. Francesco Marino ha esordito sul
palco di Scafati, in quello che è il suo primo Pellegrinaggio delle famiglie da
vescovo di Nola –. Pensavo come questo possa realizzarsi intorno a Maria, la
madre del Signore, a cui guardiamo con profonda devozione. Maria sposa e madre
ci rappresenta nella sua persona, in questo compito che è della Chiesa e di
ciascuno di noi nella vita della Chiesa… la Chiesa stessa è famiglia in cui la
presenza di Maria richiama l’amore profondo di Dio e che si esprime soprattutto
nella vita familiare… E voi nell’esperienza dello Spirito Santo lo comprendete
profondamente».
«Giovanni Paolo II diceva che gran parte
dell’evangelizzazione del Terzo millennio dipenderà dalla famiglia… come
farebbe una Chiesa senza famiglie? – con questo interrogativo don Paolo
Gentili si rivolge ai fedeli presenti a Scafati –. Diventerebbe una
struttura, una serie di palazzi, di edifici, un museo, mentre la Chiesa è viva
perché sono le piccole chiese domestiche che fanno la gioia della Chiesa, che
la rendono viva ogni giorno… Certamente i problemi ci sono, ma quelle ferite
possono diventare feritoie di luce se il Vangelo irradia la tua vita. Allora le
piccole chiese domestiche diventano l’architrave della Chiesa, diventano il
modo con cui costruire ogni giorno la Chiesa. Però è anche vero che non si
cammina da soli: cosa faresti tu, piccola famiglia, se non ci fosse una
comunità di fratelli che ti accompagna, che ti sostiene ogni giorno, che prega
per te, che ti dà testimonianza, che ti incoraggia, ti dice “io ci sono”? Come
Maria, consegniamoci come sui figli a Gesù, consegniamoci alla Chiesa e la
nostra gioia si moltiplicherà. Questo è anche l’augurio che facciamo come
Chiesa italiana a un anno dall’Incontro mondiale delle famiglie, che si terrà
in Irlanda nell’agosto 2018 sul tema “Il Vangelo della famiglia gioia per il
mondo”».
«Stare qui con voi non è un impegno, è una gioia, è
una scelta… perché quando gli amici del Rinnovamento dicono che pregano,
pregano davvero – così Gigi De Palo, al suo secondo Pellegrinaggio delle
famiglie e per la prima volta a Scafati-Pompei –. In Italia tra le prime cause
di volontà di mettere al mondo un figlio è la perdita di lavoro del
capofamiglia. Immagino che tanti di noi vivono come me il timore del vedere tra
5, 6, 10 anni i propri figli che lasceranno questo Paese e li vedranno su
Skype. Vi chiedo preghiera per questo Paese che sembra stanco, che sembra privo
di fiducia, di speranza, ma non è così perché nonostante nascano pochi figli,
se tu domandi alle donne italiane, ai giovani italiani, cosa desiderano per la
loro vita, tutte le indagini dicono che vorrebbero semplicemente avere una
casa, una famiglia e dei figli. Allora preghiamo il Signore, preghiamo Maria,
affinché ci aiuti a realizzare anche concretamente questo che non è il nostro
desiderio ma il desiderio degli italiani. Se aiutiamo gli italiani e se
governiamo e se riusciamo a lavorare meglio questo Paese, non solo avremo più
famiglie, avremo più figli, ma avremo soprattutto più speranza».
Ospite per la prima volta dal Brasile il padre
gesuita Edoardo Dougherty, uno dei volti più noti dell’America Latina
attraverso le trasmissioni di Rete Seculo 21 da lui fondata e pioniere del
Rinnovamento in Brasile (1971): «Dio benedica l’Italia, le famiglie italiane.
Dio è amore! Dio è infinito amore! Dio è famiglia… Padre Santo, riempi le
famiglie con il tuo amore! Dio Padre noi vogliamo fare la tua volontà! Venga il
tuo regno, sia fatta la tua volontà, qui sulla terra, qui nelle famiglie, la
volontà di Dio».
Conclusioni
di questo primo momento affidate, come da tradizione, al presidente Salvatore Martinez: «Il profeta Isaia dice ad un
popolo “Manifestate la vostra gioia e io manifesterò la mia gloria!”. Dunque
gioia chiama gloria! E gloria risponde gioia! Nessuno potrà togliervi la mia
gioia, dice Gesù, perché la gioia non è qualcosa, la gioia è qualcuno! …La
gioia svela realmente che il nostro amore viene da Dio ed è di Dio, ecco perché
non può finire, ecco perché se anche provata, sfidata, calunniata – e
quante offese a famiglia riceve, in ogni modo – è gioia che rimane e
rimane in eterno. Nessuno potrò togliervi la mia gioia. Non ci sarà
legislazione al mondo, non ci sarà intervento umano al mondo che potrà
toglierci la gioia di dire, di gridare che la famiglia in Dio è viva ed è
eterna. Nessuno potrà toglierci questo privilegio». Prima di iniziare il
cammino vero Pompei, il Presidente RnS pone l’accento su due punti: «Se è vero che questa gioia è divina, altrimenti non
resisteremmo alle prove, alle fatiche, alle sfide, attenzione dove essa si
alimenta. La gioia può venire dalla grazia o può venire dal peccato. In molti
modi ogni giorno dobbiamo scegliere dove alimentare la nostra gioia.
La
differenza è che la gioia che deriva dalla grazia dura in eterno, la gioia
invece che deriva da tutto ciò che sono surrogati, scimmiottamenti della gioia
di Dio, non solo genera disgrazia, ma uccide la famiglia, uccide l’amore nella
famiglia, uccide già nel nostro grembo la gioia di cantare, la gioia di vivere.
La gioia si riceve nel Signore, come dice san Paolo: gioite nel Signore sempre,
ve lo ripeto ancora, gioite! Questa gioia ha la capacità di terapizzare il
dolore, di esorcizzare la morte, di vincere tutte le paure che ci sono dentro
di noi. In quanti modi abbiamo paura di vivere? E in quanti modi ogni giorno
abbiamo paura di morire? In quanti modi abbiamo paura di tenere in piedi le
nostre case, le nostre famiglie, il nostro lavoro, i nostri figli? E in quanti
modi abbiamo paura di generare vita, generare impegno?». E ancora: «La
gioia si moltiplica donandola, perché dice la Scrittura: “C’è più gioia nel
dare che nel ricevere”. Guai alla famiglia che si isola, non c’è tristezza più
grande dell’isolamento e non c’è gioia più grande del riscoprirsi famiglia
dentro una comunità, dentro la Chiesa, dentro un movimento, dentro
un’associazione. Ecco perché noi uniamo le nostre forze e se gridiamo che la
famiglia è viva lo diciamo perché facciamo esperienza di questa vittoria della
morte, di questa vittoria dei tanti spiriti di morte che stanno ottenebrando la
vita del nostro Paese, la vita delle nostre comunità. Il nostro camminare,
gioire, cantare, dire nella libertà dello Spirito la bellezza della vita
cristiana è già un dono, un regalo grandissimo al cuore, alla coscienza sociale
delle nostre comunità, delle nostre città così spente, che raccontano soltanto
passioni tristi che stanno in ogni modo consacrando ed esaltando le libertà
individuali a scapito di tutto ciò che dice amore, fraternità, comunione,
prendersi per mano, camminare insieme. Guardiamo alla Madonna: Maria corre e va
da Elisabetta a dire che nel suo petto, nel suo cuore, c’è la salvezza, c’è
Gesù: questa è la gioia! Anche noi adesso ci muoviamo verso Pompei e da
Pompei torneremo nelle nostre case per dire che “la famiglia è salva
perché è salvata da Dio!”. Sì, la politica si dia da fare, l’economia
non stia a guardare, la giurisprudenza stia attenta a non uccidere
l’amore, tutte le scienze umane recuperino il valore della famiglia, ma noi
siamo qui da 10 anni per dire, prima di ogni cosa, che il nostro aiuto viene
dal Signore, che la famiglia è di Dio ed è lui la mantiene in vita, lui che la
difende, lui che la fa crescere e noi ne siamo il volto gioioso».
«Siamo arrivati camminando, per esprimere il nostro
impegno a seguire Cristo, che è “la via”, ma, allo stesso tempo, anche la méta
verso cui tutti noi tendiamo… la forza, grazie alla quale andiamo avanti e
superiamo le difficoltà quotidiane – così mons. Tommaso Caputo,
arcivescovo prelato di Pompei, ha accolto i pellegrini giunti sul sagrato della
Basilica –. Il nostro cammino, metafora della vita di tutti i cristiani, ci ha
portato, nella Casa di Maria, “la più tenera tra le madri”, come amava
definirla il Beato Bartolo Longo. La Vergine del Santo Rosario ci accoglie con
tutto il suo amore e ci dona il suo figlio Gesù… Riceviamo il suo abbraccio e
portiamolo con noi per condividerlo, nella vita di ogni giorno, con tutte le
famiglie del mondo, soprattutto con quelle che più soffrono e hanno bisogno di
aiuto. Ogni famiglia deve essere forza per l’altra. Non a caso il tema
dell’appuntamento di quest’anno è l’accoglienza delle famiglie profughe,
straniere, senza lavoro, povere, sofferenti. Chiediamo alla Vergine Maria di
accompagnare il loro cammino verso nuove terre, dove possano trovare riparo, e
di proteggerle sempre, affinché riescano a conquistare un po’ di serenità».
Prima della Messa, l’Atto di affidamento a Maria
delle famiglie e la speciale Benedizione delle famiglie, dei ragazzi e dei
bambini alla vigilia del nuovo anno scolastico. A presiedere la Concelebrazione
eucaristica, trasmessa in diretta da TV2000, il card. Kevin Farrell,
Prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, presente per la
prima volta al Pellegrinaggio delle famiglie. «La Parola spezzata durante
l’Eucaristia ci ha parlato di perdono: sapete meglio di me quanto è necessario
il perdono nella vita matrimoniale e nell’ambiente familiare. Senza perdono la
famiglia non sopravvive a lungo; senza perdono la nostra famiglia preso è in
balia dei risentimenti, dell’odio, rendendo la vita quotidiana qualcosa di
insopportabile». Poi, parlando di perdono tra coniugi, il Cardinale richiama Amoris
laetitia: «Papa Francesco insegna anzitutto che il perdono tra gli sposi è
fondato su un atteggiamento positivo che tenta di comprendere la debolezza altrui
e prova a cercare delle scuse per l’altra persona, come Gesù che disse “Padre,
perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
È importante perciò abituarsi
a non presupporre sempre cattive intenzioni nel coniuge e a non diventare
crudeli con l’altro, altrimenti la giusta difesa della propria dignità di
fronte alle piccole o grandi ingiustizie subite si trasforma in una persistente
e costante sete di vendetta. In secondo luogo la capacità di perdonare
presuppone l’esperienza di essere stati perdonati da Dio, nella vita ci ha
condonato debiti infinitamente più grandi di quelli che noi possiamo condannare
agli altri… Il Papa aggiunge anche un altro elemento, di natura più psicologica
e personale, e cioè l’esperienza liberante di avere pienamente compreso e
perdonato se stessi. Tante volte i nostri sbagli o lo sguardo critico delle
persone che amiamo, ci hanno fatto perdere l’affetto verso noi stessi, questo
ci induce a fuggire dall’affetto, a riempirci di paure nelle relazioni
interpersonali. Dunque, poter incolpare gli altri si trasforma in un falso
sollievo, c’è bisogno di pregare con la propria storia, accettare se stessi,
saper convivere con i propri limiti, anche perdonarsi per poter avere questo
medesimo atteggiamento verso gli altri. Il Papa riconosce però che il perdono
nella vita matrimoniale non ha è affatto facile, anzi afferma: “Esige una
pronta e generosa disponibilità di tutti e di ciascuno alla comprensione, alla
tolleranza, alla riconciliazione”. E possiamo aggiungere, esige anche un particolare
dono di grazia che va chiesto nella preghiera. Carissimi, chiediamo anche noi
l’aiuto del Signore in questa santa Messa per perdonarci di cuore nelle nostre
famiglie, per poter ricominciare sempre da capo con un cuore libero, senza
arrestarci alle offese ricevute, anche nei casi più gravi e umilianti. Non
lasciate che niente faccia venire meno in voi la gioia di camminare insieme,
come sposi e come famiglia: un grande compito è dato a ogni famiglia cristiana,
il compito di essere luogo di speranza, luogo in cui di fronte al cinismo e
alla disperazione di molti, si manifesta che esiste ancora l’amore
disinteressato, la generosità, l’altruismo, la benevolenza e la cura verso i
più deboli. Luogo in cui i giovani possano ricevere una formazione sana e serena
che li prepari alla vita; luogo dove la fede viene vissuta e trasmessa in modo
semplice e autentico, dove gli anziani sono ascoltati e rispettati, dove si
impara la sincerità dalle relazioni con gli altri, dove ogni nuova vita è
accolta con gioia e rispettata in tutte le sue fasi, anche là dove può essere
segnata dal limite e dalla malattia. Tutto questo è una famiglia cristiana!».
Elsa De Simone