Rileggiamo
le parole del card. Gualtiero Bassetti, neo presidente della Conferenza
Episcopale Italiana e arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, nella sintesi
dell’omelia dettata in occasione della 37ª Conferenza nazionale animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo. L’allora
arcivescovo Bassetti presiedette la Concelebrazione eucaristica del 1° novembre.
La via della beatitudine
«Ho
ardentemente desiderato di essere qui, in particolare per la festa di
Ognissanti – ha spiegato mons. Bassetti – e ho atteso in preghiera questo
momento. Dobbiamo tutti essere come una calamita, affinché lo Spirito Santo
possa scendere e radicarsi in noi». Accogliere lo Spirito, dunque, raggiungere
la convinzione che la sua azione salvifica possa emendare le passate sofferenze
e renderci pronti a una comunione nel Padre e tra di noi, è quanto
l’Arcivescovo ha ricordato all’assemblea, dando voce alle parole dell’apostolo
Giovanni: «Ecco, vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di
ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e
gridavano a gran voce: “La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono,
e all’Agnello”» (cf Ap 7, 9-10).
«Si
tratta di un consesso festoso e nel quale regna la comunione perfetta – ha
proseguito mons. Bassetti – che si manifesta nel canto corale di lode e nella
gioia infinita di essere tutti insieme nella casa del Padre». È l’accesso al
regno della beatitudine: le sofferenze e le persecuzioni sono ormai lontane
nella memoria, la via della salvezza è stata preparata dalla perseveranza e
dalla mitezza dei santi.
«Costruire la nuova umanità»
«La
nuova umanità – ha ricordato l’Arcivescovo – non si costruisce con un tocco
magico, con un’impresa rivoluzionaria o confidando nel tenace e spesso ambiguo
progresso scientifico, ma solo con l’amore che crea fratellanza, che abbatte
muri e barriere».
È
un’esortazione alla comunione fraterna, quella di mons. Bassetti, l’unica forza
in grado di mutare l’inimicizia nella gioiosa consapevolezza di un’umanità
unita in sola famiglia. Citando le parole del grande scrittore Lev Tolstoj,
l’Arcivescovo ha rammentato che «la storia è piena di prove, che la violenza
fisica non contribuisce al rialzamento morale, che le cattive inclinazioni
dell’uomo non possono essere corrette che dall’amore, che solo i pacifici
erediteranno la terra».
È,
infatti, un regno d’amore quello annunciato da Gesù sulla montagna, la cui
costruzione è realizzabile solo con la fraterna collaborazione, con uno sforzo
comune che presenta dolore e sacrifici da sostenere: «È impresa che chiede
grandi rinunce e arriva alla pretesa eroica di amare i propri nemici e fare del
bene a quelli che ci odiano». È un percorso tortuoso ma che permette di
giungere a un grado inusitato di fratellanza e riceve l’illuminante guida dello
Spirito del Signore: «Una forza potente e penetrante, capace di trasformare
menti e cuori, che ci aiuta a cambiare noi stessi e la realtà in cui viviamo»
ha sottolineato mons. Bassetti.
Una comunione nello Spirito
Il
percorso della beatitudine non può che ricevere sostegno e nutrimento dai doni
dello Spirito Santo, come ricordava sant’Agostino. Il cammino intrapreso è un
rinnovamento interiore poiché «inizia con l’umiltà e la povertà in spirito» e
si conclude solo aprendo il nostro cuore alla penetrante azione dei suoi doni:
«Pensate all’opera che lo Spirito compie in ogni creatura umana che si apre
alla via delle beatitudini! La persona si sente disposta alla comunione
fraterna e a vivere l’avventura evangelica: comunione ed evangelizzazione sono
i frutti della grazia santificante in noi». La vera comunione, la piena unità
fraterna è l’unico modo per testimoniare la Verità: «Senza vera comunione, la
missione rischia di essere un’operazione di facciata – ha aggiunto
l’Arcivescovo –, una propaganda vuota e inutile, perché la falsità non cambia
la vita, la verità sì!».
Lo
Spirito Santo è il vero “motore” dell’evangelizzazione, il faro di ogni
testimonianza di amore e di comunione: «Voi, carissimi amici del Rinnovamento,
dovete essere i discepoli di oggi, l’avanguardia profetica della nuova
evangelizzazione». L’opera irrorante dello Spirito richiede totale dedizione,
un’apertura completa e incondizionata alla sua azione.
Responsabilità e conforto
Lo
Spirito pervade i cuori e la sua corrente impetuosa «ci porta lontano, ci fa
abbandonare luoghi e sicurezze della vita. Solo una comunione autentica,
forgiata dal fuoco dell’amore – ha spiegato mons. Bassetti – può renderci
capaci di un’azione così grande e impegnativa: annunciare Gesù Cristo agli
uomini del XXI secolo». A conclusione della sua omelia, l’Arcivescovo ha
ricordato le parole di Papa Paolo VI, una densa immagine di come l’opera
evangelizzatrice della Chiesa non possa prescindere dalla testimonianza di
unità e maturità nella fede: «Sì, la sorte dell’evangelizzazione è certamente
legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. È questo un motivo di
responsabilità, ma anche di conforto» (Evangelii
nuntiandi, n. 77). D.M.