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40ª Convocazione nazionale RnS - Testimonianza - Clicca per ingrandire...

Testimonianza sul tema: “Amore di Dio”

Mi chiamo Monica, sono sposata con Angelo e madre di tre figli. Faccio parte del gruppo “Alleluia” della diocesi di Bergamo.

Il matrimonio combinato dei miei genitori è finito in una separazione. Mio padre era un “padre padrone”: voce alta, insulti, violenze. Dopo la separazione rimase da solo, l’unica a prendersene cura fu una sua sorella. Noi tutti covavamo gli stessi sentimenti di odio, rancore e vendetta verso di lui ed eravamo dalla parte di nostra madre. In tutti quegli anni nella mia mente vedevo come due lavagne che si susseguivano: su una c’era scritto tutto quello che mio papà mi aveva fatto, mentre sull’altra tutto quello che io provavo e che volevo fargli di male.

Dopo aver iniziato a frequentare il RnS, ricevuta la preghiera di Effusione, ho iniziato un cammino di guarigione interiore, partendo da una riconciliazione con me stessa, grazie alla Parola ricevuta in dono, in cui il Signore mi diceva: «Ho stima di te e ti amo» (cf Is 43,4).

Nella mia “Vita nuova” tutto intorno a me si trasformava, mi si aprivano gli occhi del cuore, il mio “cuore di pietra” si stava trasformando in un cuore di carne.

Un giorno in preghiera, rividi le due lavagne ma, diversamente dalle prime volte, su quella con i miei sentimenti malvagi “Tutto era cancellato!”. La Misericordia del Signore mi aveva liberata da tutto l’odio e il rancore che avevo verso mio padre. Avevo sentimenti di compassione, perdono e amore nei suoi confronti, ma ero la sola della famiglia, gli altri seguivano il loro percorso.

In quel frangente mio papà si ammalò. Ero l’unica ad accompagnarlo per le visite e per tutto ciò di cui aveva bisogno. Andando con lui scoprii con mia grande sorpresa che in quegli anni aveva frequentato regolarmente un gruppo del RnS, che aveva ricevuto la preghiera di Effusione e che era stato un volontario per il Giubileo del 2000 a Roma. Lo Spirito Santo emergeva nei nostri discorsi e nelle preghiere fatte insieme. Ho ritrovato nel perdono la grazia della riconciliazione e, in essa, ho ritrovato mio papà.

Tuttavia la situazione di mio padre continuava ad aggravarsi, e rimaneva ancora molto da fare nella mia famiglia d’origine. Lo Spirito Santo mi aiutava a far riflettere i miei fratelli e la mia mamma sull’importanza e la bellezza del perdono che libera, guarisce e risana. Pian piano, anche i miei fratelli riuscirono a riconciliarsi con mio papà, ma mancava ancora una persona: mia madre.

Nell’ultima settimana di vita di papà, la mia mamma accettò di venire in ospedale a trovarlo, anche se era molto restia. Quando entrò nella stanza, il volto dei miei genitori si trasformò, fu come se si vedessero per la prima volta e in modo totalmente nuovo.

Durante questo incontro, con l’aiuto dello Spirito Santo ho introdotto una preghiera che ha portato entrambi a chiedersi perdono e a rinnovare, nel nome del Signore, il loro matrimonio.

In quella settimana Dio ha risanato 70 anni di vita! Il Signore aveva preparato quel momento sin dall’eternità! Gesù è il Signore!

 

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Testimonianza sul tema “peccato”

Mi chiamo Lara, sono stata sposata, divorziata, e madre di due figli. Amo Gesù e amo anche Alessandro, l’uomo con cui ho convissuto 8 anni.

Sono Alessandro, ho 48 anni, sono divorziato e ho un figlio di 18 anni. Io e Lara ci siamo conosciuti nel 2001 e dopo due anni siamo andati a convivere. Per i primi 4 anni la nostra vita insieme era un enorme cumulo di insoddisfazioni e nulla riempiva il vuoto che sentivamo e per “disperazione”  abbiamo tentato la strada di Medjugorie.  Lì abbiamo trovato un santo sacerdote che si è preso cura delle nostre anime e ci ha confessato.

Laura: Entrambi non ci accostavamo alla confessione da molti anni. Ci siamo innamorati di Gesù in un istante: ho sentito forte nel cuore che Mamma Maria mi chiedeva la castità. Ho sentito l’impulso di cambiare vita e con l’aiuto di Gesù ho vinto la paura di perdere Alessandro e ho deciso di proporgli il progetto di vivere in castità. Alessandro ha accettato questa proposta con una serenità indescrivibile.

Alessandro: Tornati a casa, abbiamo cominciato il nostro cammino di castità e abbiamo anche cercato un gruppo di preghiera. I tanti fratelli che abbiamo incontrato non ci hanno mai giudicati, anzi sono stati pronti ad ascoltarci e ad amarci per quello che eravamo.

Lara: A maggio del 2008 abbiamo ricevuto la Preghiera d’effusione che ci ha cambiato. Entrambi abbiamo avviato il percorso di nullità del precedente matrimonio e per rendere meno faticosa la castità abbiamo preso la decisione di andare ad abitare in case separate. Non è stato facile, avevamo paura di rimanere soli, di perdere il nostro amore, ma la tenerezza di Gesù ci ha avvolti e si è dimostrata in modo pratico: ci ha fatto trovare casa uno di fronte all’altro.

Alessandro: Da lì in poi, è iniziato un nuovo capitolo della nostra vita insieme. Il nostro Amore ha preso il volo e abbiamo capito che cosa significa “amarsi in Cristo”. Poco dopo sono entrato nel pastorale del mio gruppo, ma le battaglie non erano finite…

Nel 2014 la mia richiesta di nullità di matrimonio ha dato esito negativo.

Il colpo è stato insostenibile, me la sono presa con Gesù, volevo mollare tutto e ritornare nel mondo! Se sono qui oggi è proprio grazie ai fratelli che si sono fatti strumento di intercessione per me. La rabbia e la delusione hanno lasciato il posto alla rassegnazione e alla consapevolezza che i progetti e i tempi di Dio non sono i nostri e che il Suo Amore non ci abbandona. Ho imparato a offrire la mia sofferenza e ho continuato a servire il mio gruppo.

Con tanto timore, l’anno scorso ho chiesto nuovamente la nullità del matrimonio, e il processo è andato a buon fine a febbraio di quest’anno. Ora stiamo progettando il nostro matrimonio con l’aiuto dei fratelli e le sorelle del nostro gruppo. Finalmente il 22 luglio coroneremo il nostro sogno, dicendo il nostro “sì” davanti a Gesù insieme ai nostri figli e a tutti i fratelli che hanno pregato per noi. Gesu’ è il Signore!

 

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Testimonianza sul tema “Gesù Salvatore”

Mi chiamo Salvo e appartengo al gruppo Mater Jesu di Salerno. Fin dall’adolescenza la mia vita si è svolta in un clima di sofferenza: la malattia di mia madre, il divorzio dei miei genitori, i loro litigi. In questa mancanza di serenità familiare ho vissuto amicizie superficiali, storie con donne diverse, e con non poche difficoltà ho raggiunto il traguardo della laurea in ingegneria.

Dopo varie avventure e storie di sesso ho incontrato Patrizia, con cui ho cercato di costruire un rapporto stabile. Dopo sette anni di fidanzamento abbiamo fissato la data delle nozze. Fu allora, però, che percepii che qualcosa tra di noi non andava, e ho scoperto quasi per caso - andando a casa del mio migliore amico e trovandola con lui - che avevano una relazione.

È stata dura, molto dura. Quella sera pioveva, andai sul lungomare e piansi. Alla mia situazione familiare conflittuale, al dolore di un fallimento sentimentale, si aggiungeva la solitudine e il problema quotidiano della sopravvivenza. Sono andato in depressione, ho avuto bisogno di pillole per andare avanti, ho pensato al suicidio. Sono tornato alle avventure di qualche sera, agli amici che mi facevano stordire e ai viaggi: Londra, New York, Cuba, barca a vela.

Poi nel 2007 un’amica mi invitò a Rimini, alla 30ª Convocazione Nazionale. Non posso dire che in quella Convocazione sia rimasto particolarmente colpito da qualcosa, ma Gesù aveva accolto quello spiraglio che gli avevo offerto. Al ritorno tutto era come prima, ma con una differenza: sapevo che c’era anche un’altra strada che non avevo mai percorso.

Un giorno andai da mia madre, mi sentivo diverso e volevo avere un rapporto nuovo con lei, ma lei si rifiutò di farmi salire dicendomi: “Vai da tuo padre”. In quel momento mi prese una disperazione profonda, come una “morte dentro”. Non andai da mio padre, andai invece, dalla mia vicina di casa, e le chiesi dove si “pregava veramente”. Lei mi rispose che andava al Gruppo Mater Jesu, e decisi di andarci, era la mia ultima spiaggia. Ricordo la prima volta che entrai, mi sedetti in fondo e non capii nulla, ricordo che ho solo pianto, pianto, pianto. Quando uscii, avevo trovato un po’ di pace.

Allora sono ritornato a pregare, ancora e ancora. Non capivo nulla di quello che dicevano e facevano, sapevo solo che ne uscivo meglio di come ero entrato. Cercavo di prendere quanto più potevo da quegli incontri. Mi sono riavvicinato, dopo più di 20 anni, al sacramento della confessione. Non sapevo pregare come loro, ma ho avuto la forza e la costanza di continuare perché non avevo più nulla, se non quello che mi offrivano; ero come un assetato nel deserto. L’anno seguente, nel 2008, ho frequentato il Seminario di Vita Nuova e ho ricevuto la Preghiera di Effusione, ho iniziato a camminare con maggiore consapevolezza. Ho iniziato a vedere la luce, il Signore mi guariva giorno dopo giorno. Ha provveduto a tutto: mi ha guarito, consolato, mi ha dato forza e fiducia, e occhi per vedere. Continuo il mio cammino, anche se molto contrastato e tentato dalla mia famiglia; so che solo nel Signore ho tutto e trovo un senso alla mia vita.

Grazie, Signore Gesù!

 

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Testimonianza sul tema “Spirito Santo”

Mi chiamo Serena,sono nata a Foggia e vivo a Pisa per studi universitari. Ho 26 anni e posso dire di essereuna ragazza felice, ottimista e sorridente,ma non è sempre stata così.

All’età di 15 anni mia madre si separò da mio padre per tutela finanziaria poiché lui era un giocatore di azzardo. Mio padre andò via di casa creando nel mio cuore una ferita profonda e io mi allontanai da Dio.

Cercavo di curare il mio dolore con quello che mi offriva il mondo: amicizie sbagliate, alcol, droghe, sesso facile, ma il mio cuore stava morendo econ lui, moriva la mia voglia di vivere. La mia situazione psicologica e sociale peggiorò rapidamente: autolesionismo, rifiuto del cibo e desiderio di suicidio. Ma io ero troppo preziosa agli occhi di Dio, ero degna di stima, ero sua figlia, e non potevo andare perduta.

Nel mio liceo arrivò Michela, una professoressa di religione, che mi coinvolse con la sua gioia e grazie a lei mi trovai catapultata in una Convocazione regionale per i giovani del Rinnovamento nello Spirito. In quel palazzetto gremito di giovani Dio seminò nel mio cuore un seme:aveva il sapore di amore gratuito, eterno, sincero che non delude, non abbandona. Dio mi sedusse piano piano. Su invito del pastorale iniziai il Seminario di Vita Nuova; ero entusiasta, avevo tanta sete. Durante il Seminario cominciai a comprendere ciò che non andava bene nella mia vita, nella relazione con il mio corpo, nella mia sessualità e le mie relazioni. Sperimentai la potenza della misericordia. Ritornai a parlare con mio padre, dopo 9 anni.

Da quando ho incontrato il Signore la mia vita è cambiata. Lui è il consolatore nei momenti di difficoltà e di prova, è la mia bussola nei momenti di smarrimento, è il consigliere nei momenti di discernimento, è il datore dei doni che mi rende capace, è sempre con me ed è Lui che mi conduce sempre. Se qualche volta mi dico: “No Serena, questa cosa è impossibile, non potrai farcela!”,immediatamente mi ritornano in mente le parole del Profeta:«”Non per potenza, né per forza, ma per lo Spirito mio” dice il Signore degli eserciti» (cfZc 4,6).

Sono grata a Te, Spirito Santo, che continui aessere generoso e fedele amico, ispirazione dei miei pensieri, stimolo alla mia volontà, centro dei miei affetti e guida alle mie parole.

Alleluja!

 

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Testimonianza sul tema: “missione”

Nell’aprile del 2016, nel nostro piccolo paese, Olevano sul Tusciano, le immagini dei migranti impauriti e infreddoliti sbarcati sulle nostre coste,viste tante volte in tv, si trasformaronoper noi in volti e persone concrete che entrarono a far parte della nostra vita quotidiana. Al loro arrivo, purtroppo, nacque anche un certo malcontento popolare dovuto al pregiudizio che l’arrivo dei migranti porta con sé.

Nel mio gruppo che, come suggerito dal programma giubilare del RnS, viveva un cammino di formazione fondato sulle parabole della misericordia, nacque l’idea di dare vita a una “Settimana della misericordia”, che venne presto sposata da tutta la Comunità locale: sette giorni in cui vivere, quotidianamente, due opere di misericordia corporale e spirituale. “Vestire gli ignudi” e “accogliere i pellegrini” divennero l’occasione per promuovere un incontro tra la popolazione e alcuni giovani ospiti del centro.

Proprio in quel periodo, Edwin, un giovane nigeriano, accettò l’invito a partecipare al nostro incontro di preghiera del lunedì. Scoprimmo così che Edwin era un pastore pentecostale già abituato al nostro stile di preghiera. Quando vedemmo le sue braccia aperte e lo sentimmo lodare il Signore e invocare lo Spirito Santo, noi ci riconoscemmo in lui e lui in noi.

Edwin ci raccontò la sua storia e cominciò a frequentare regolarmente il nostro gruppo. A lui presto si aggiunse un altro giovane nigeriano, Justice. Forse per qualcuno non è stato subito facile superare le istintive diffidenze dovute a un’etnia e a una cultura così diverse, ma poi tutti, indistintamente, ci lasciammo bagnare dalla grazia dell’anno giubilare. Ci prodigammo per accompagnarli alla preghiera; arrivaronoper loro le Bibbie, i giacconi e le coperte, e con la preghiera da allora li sosteniamo, in attesa che la loro situazione venga discussa dalla Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato.

Justice è diventato parte integrante del coro domenicale; la parrocchia ha organizzato un corso di italiano e un piccolo gruppo di giovani africani cristiani trova accoglienza alla messa domenicale.

 

(24.04.2017)