Martinez incontra il presidente Trump: “Nessun
popolo può fare a meno degli altri: la soluzione
ai mali sociali è nella cultura dell’incontro e in modelli di leadership
condivisa”
Il
presidente della Fondazione Vaticana “Centro internazionale Famiglia di
Nazareth” e del Rinnovamento nello Spirito, Salvatore Martinez, è a Washington
dal 31 gennaio al 2 febbraio, per partecipare alla 65a edizione
del National Prayer Breakfast, che si terrà come da tradizione presso l’Hilton
Hotel della Capitale degli Stati Uniti d’America.
Da oltre 16
anni il presidente Martinez partecipa alla tradizionale “Colazione di
Preghiera” organizzata da una speciale commissione composta da Senatori e
Congressisti degli Stati Uniti. Come negli anni passati, all’incontro
parteciperà il presidente degli Stati Uniti. Per il neopresidente Donald Trump, il National Prayer
Breakfast è tra i primi appuntamenti internazionali dalla sua elezione alla
Casa Bianca. Assieme a Trump saranno presenti il Vice presidente, i principali
rappresentanti dell’Esecutivo sia giudiziario che legislativo degli USA ed
esponenti della comunità diplomatica internazionale.
2.500
invitati, provenienti da tutto il mondo con oltre 160 delegazioni, si
ritroveranno per confrontarsi su temi di attualità mondiale, perfezionando
collaborazioni internazionali su progetti di solidarietà, sviluppo e promozione
umana. In special modo, il presidente Martinez sarà impegnato in incontri con
delegazioni di Paesi mediorientali.
L’obiettivo
dell’Incontro è quello di continuare a sviluppare l’ideale della fraternità
universale ispirata ai principi contenuti nel Vangelo e alla persona e alla
vita di Gesù.
«Ci
ritroviamo annualmente a Washington – ha dichiarato il presidente
Martinez – per coltivare una “diplomazia dell’amicizia”, quella “cultura
dell’incontro” caldeggiata da Papa Francesco e fondata sui valori alti del
Vangelo per la costruzione di modelli di leadership condivisi al servizio del
bene comune. L’elezione del Presidente Trump sta suscitando aspettative e
perplessità nella comunità internazionale. I grandi drammi del nostro tempo
meritano di essere affrontati intensificando il dialogo e non chiusure
autoreferenziali e sconfessanti. Nessun popolo può fare a meno degli altri. Le
donne e gli uomini del nostro tempo e di ogni latitudine invocano dignità,
libertà dal male, pace e giustizia sociale. Noi sappiamo che l'umanesimo
integrale e trascendente d’ispirazione cristiana rimane il più imponente agente
di progresso e patrimonio di cultura solidale e fraterna a disposizione dei
sistemi di governo. Ecco perché incontri come quelli di Washington possono
regalare importanti inversioni di rotta. L’annuale appuntamento del National
Prayer Breakfast, fuori da schemi autoreferenziali e nazionalistici, alimenta
questa opportunità in modo assai concreto e originale».
(01.02.2017)