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La Parola si fa carne in famiglia 
Il benvenuto del Segretario della Cei e le testimonianze
Mons. Nunzio Galantino, 3 ottobre 2015 - Clicca per ingrandire...

  "Siamo tutti chiamati a fare qualcosa - irrompe il Segretario della Cei -, a osare di più in ordine alla famiglia e a tutto quello che riguarda la testimonianza cristiana. Con il nostro realismo cristiano guardiamo alla famiglia. Oggi innalziamo un grido di preghiera allo Spirito di Dio perché possa accompagnare tutta la Chiesa in questo straordinario momento dedicato al Sinodo sulla Famiglia. È il tempo in cui mettiamo occhio, testa e cuore sull'esperienza familiare". Con il saluto del segretario della Cei, mons. Nunzio Galantino, si entra nel vivo della Veglia di preghiera per il Sinodo. Il cuore di piazza San Pietro diventa l'abbraccio di Dio per ogni piccola chiesa domestica. Tante le famiglie in piazza e tante altre seguono da casa per unirsi in preghiera: ecco la "fabbrica della speranza"!

Nelle mani dei tanti pellegrini è uno speciale rosario di stoffa. "Accanto alla luce dello Spirito di Dio abbiamo bisogno dello spirito materno di Maria", spiega Galantino, chiedendo di unirsi in preghiera,  "mendicanti di più amore, speranza e protezione da parte di Maria".

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È il tempo dell'ascolto della Parola di Dio e delle testimonianze di alcune famiglie, in cui la Parola si è fatta carne. E sono proprio le parole di Papa Francesco, dalle sue udienze del mercoledì dedicate alla famiglia, a spiegare la Scrittura e a sottolineare la bellezza dell'essere famiglia.

Bellezza nelle differenze, raccontano Juan e Sara. Lui cubano, lei sarda. Si conoscono in Sardegna e si innamorano da subito. Ma la lontananza da Dio di Juan, la testardaggine e l'orgoglio di Sara, dopo un po' di tempo insieme, complicano le cose. Due culture totalmente diverse e per niente "facili": eppure Sara e Juan non mollano, lavorano con forza e pazienza, giorno dopo giorno, al loro rapporto. Si affidano agli altri, Juan si avvicina a Dio. Dopo fatica e sofferenza la strada si fa più lieve e ancora camminano insieme, stretti l'uno all'altra.

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E poi Stefano e Lorena, "una famiglia normale", si definiscono. Sposati da 25 anni, 4 figli, di cui 3 al seguito. Raccontano del loro impegno nella formazione delle giovane coppie ma anche della quotidianità fatta di difficoltà, scontri, incomprensioni, affanni, ritmi intensi. Della necessità di ricercare sempre un tempo per la preghiera in famiglia dentro il tran tran della vita e dell'importanza di un momento esclusivo per la coppia. Solo così si possono aiutare i propri figli a crescere, a intraprendere la loro strada e ad avere uno sguardo di speranza sulla vita. Si presentano infatti Emanuele, Martina e Francesca salutando il loro fratello Luca che studia in Nuova Zelanda. Giovani alla ricerca, come tanti, ma con un solido sostegno alle spalle.

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E una famiglia non può dirsi tale se non si riconosce nella prova. Francesco e Lucia ci parlano della loro famiglia numerosa. Sposati da 35 anni e innamorati da 43, con 5 figli e 4 nipoti. Due anni fa è iniziato il loro calvario con la malattia contratta da Lucia: una rara malattia autoimmune di natura neurologica con incerto decorso medico. Lucia è su una sedia a rotelle, che Francesco spinge con affanno ma non senza amore e devozione. Gli stessi da quasi mezzo secolo. Lucia racconta anche di essersi arrabbiata con Gesù, di non averlo capito ma di sentirlo adesso più vicino che mai, di attendere la vita eterna, il "Suo sguardo, la Comunione dei Santi, la pace di Colui che conosce il bene e il male, il profumo del Principio". Francesco continua ad amarla e ad accompagnarla nella convinzione che niente può "separare dall'amore di Dio manifestato in Cristo Gesù" (cf Rm 8, 35-39). 

Martina D'Onofrio

 

(04.10.2015)