"Siamo tutti chiamati a fare qualcosa - irrompe il
Segretario della Cei -, a osare di più in ordine alla famiglia e a tutto quello
che riguarda la testimonianza cristiana. Con il nostro realismo cristiano
guardiamo alla famiglia. Oggi innalziamo un grido di preghiera allo Spirito di
Dio perché possa accompagnare tutta la Chiesa in questo straordinario momento
dedicato al Sinodo sulla Famiglia. È il tempo in cui mettiamo occhio, testa e
cuore sull'esperienza familiare". Con il saluto del segretario della Cei, mons.
Nunzio Galantino, si entra nel vivo della Veglia di preghiera per il Sinodo. Il
cuore di piazza San Pietro diventa l'abbraccio di Dio per ogni piccola chiesa
domestica. Tante le famiglie in piazza e tante altre seguono da casa per unirsi
in preghiera: ecco la "fabbrica della speranza"!
Nelle mani dei tanti pellegrini è uno speciale rosario di
stoffa. "Accanto alla luce dello Spirito di Dio abbiamo bisogno dello spirito
materno di Maria", spiega Galantino, chiedendo di unirsi in preghiera, "mendicanti di più amore, speranza e
protezione da parte di Maria".
È il tempo dell'ascolto della Parola di Dio e delle
testimonianze di alcune famiglie, in cui la Parola si è fatta carne. E sono
proprio le parole di Papa Francesco, dalle sue udienze del mercoledì dedicate
alla famiglia, a spiegare la Scrittura e a sottolineare la bellezza dell'essere
famiglia.
Bellezza nelle differenze, raccontano Juan e Sara. Lui
cubano, lei sarda. Si conoscono in Sardegna e si innamorano da subito. Ma la
lontananza da Dio di Juan, la testardaggine e l'orgoglio di Sara, dopo un po'
di tempo insieme, complicano le cose. Due culture totalmente diverse e per
niente "facili": eppure Sara e Juan non mollano, lavorano con forza e pazienza,
giorno dopo giorno, al loro rapporto. Si affidano agli altri, Juan si avvicina
a Dio. Dopo fatica e sofferenza la strada si fa più lieve e ancora camminano
insieme, stretti l'uno all'altra.
E poi Stefano e Lorena, "una famiglia normale", si
definiscono. Sposati da 25 anni, 4 figli, di cui 3 al seguito. Raccontano del
loro impegno nella formazione delle giovane coppie ma anche della quotidianità
fatta di difficoltà, scontri, incomprensioni, affanni, ritmi intensi. Della
necessità di ricercare sempre un tempo per la preghiera in famiglia dentro il
tran tran della vita e dell'importanza di un momento esclusivo per la coppia.
Solo così si possono aiutare i propri figli a crescere, a intraprendere la loro
strada e ad avere uno sguardo di speranza sulla vita. Si presentano infatti
Emanuele, Martina e Francesca salutando il loro fratello Luca che studia in
Nuova Zelanda. Giovani alla ricerca, come tanti, ma con un solido sostegno alle
spalle.
E una famiglia non può dirsi tale se non si riconosce nella
prova. Francesco e Lucia ci parlano della loro famiglia numerosa. Sposati da 35
anni e innamorati da 43, con 5 figli e 4 nipoti. Due anni fa è iniziato il loro
calvario con la malattia contratta da Lucia: una rara malattia autoimmune di
natura neurologica con incerto decorso medico. Lucia è su una sedia a rotelle, che
Francesco spinge con affanno ma non senza amore e devozione. Gli stessi da
quasi mezzo secolo. Lucia racconta anche di essersi arrabbiata con Gesù, di non
averlo capito ma di sentirlo adesso più vicino che mai, di attendere la vita
eterna, il "Suo sguardo, la Comunione dei Santi, la pace di Colui che conosce
il bene e il male, il profumo del Principio". Francesco continua ad amarla e ad
accompagnarla nella convinzione che niente può "separare dall'amore di Dio
manifestato in Cristo Gesù" (cf Rm 8, 35-39).
Martina D'Onofrio