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Testimoni del Risorto 
Mistagogia della vita nuova per una pastorale missionaria
X Assemblea nazionale, 1-3 maggio 2015 - Clicca per ingrandire...

«Vogliamo compiere insieme questa mistagogia, quell'ascolto della Parola che si fa azione che ci introduce nel mistero»: don Guido Maria Pietrogrande, consigliere spirituale nazionale del Rinnovamento, introduce l'assemblea in un momento esperienziale e sapienziale che si fa esperienza di conoscenza e riconoscenza della presenza viva di Cristo, della sua salvezza. La "mistagogia della vita nuova per una pastorale missionaria" è stata incentrata sul tema "Gesù risorto spezzò il pane e spiegò loro le Scritture" (cf Lc 24, 13-32), donando a tutti l'immagine dei discepoli di Emmaus nell'atto di andare via da Gerusalemme (cf Lc 24, 13-15), in quella che è, a tutti gli effetti, una vera e propria "fuga". Fuga da un evento tragico - la morte di Gesù - che aveva travolto la vita dei discepoli: «un evento davvero sconvolgente», ha sottolineato don Guido. L'atto mistagogico si fa cammino che vede l'assemblea percorrere la strada assieme ai due discepoli di Emmaus, ascoltando le parole di un "forestiero" (cf Lc 24, 15) che accompagna e si fa Parola. "Sulla tua Parola getto le reti, segni e prodigi presto vedrò. Io depongo, Padre, ogni peccato e nel mio cuore adoro te, Parola d'amore" sono le parole di un canto che si innalza nell'assemblea e spezza per un istante il silenzio dell'ascolto, accompagnando i presenti in un momento di intima e profonda adorazione, nel proprio cuore. «Gli occhi del cuore erano chiusi: gli occhi che vedono e a volte guardano le cose con preconcetto, di fronte alla meraviglia di Dio sono chiusi (cf Lc 24, 16). Per entrare nel mistero della Parola bisogna sentire, innanzitutto, la parola di Gesù»: gli occhi dei presenti, precedentemente chiusi per comprendere la cecità dei discepoli di Emmaus, si aprono e di fronte a loro è posta una Bibbia chiusa, "sigillata".

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«Dio pone nelle nostre mani l'Eucaristia come pone nelle nostre mani la sua Parola: l'Agnello ha vinto e tolto i sigilli, per mezzo del suo sangue comprendiamo. Entriamo nel mistero e riconosciamo chi siamo». Il pellegrino che accompagna i discepoli è al nostro fianco, è Gesù che passa nella nostra vita e parla al nostro cuore, donandoci una nuova primavera. «Quando l'Agnello aprì il libro fino all'ultimo sigillo, ci fu silenzio - ha proseguito don Guido -. La preghiera dei santi allora si è innalzata, presentata a Dio e riversata sul mondo. Dalla Parola aperta, mostrata, rivelata, è nata la preghiera perché la Parola adorata e condivisa suscita preghiera». La Parola dischiusa ci pone sulla soglia del mistero, sulla strada di una consapevolezza nuova che viene dalla comprensione dell'amore di Dio.

Il cammino dei due discepoli prosegue fino alle prime case di Emmaus: lì, non lasciano andare via il "forestiero" ma lo invitano a fermarsi, a cenare (cf Lc 24, 28-30). A questo punto, come per Cleopa e l'altro discepolo, l'intera assemblea condivide un unico pane, distribuito a tutti i presenti e da cui tutti spezzano la propria parte. Un pane che acquista un significato nuovo per la vita. «Dacci sempre questo pane, Signore: per la potenza dello Spirito Santo la farina sia bagnata dalla tua acqua e intrisa del tuo sangue, sia lievitata nel grembo della Chiesa e sfami quanti sono nella desolazione. Questo pane è ciò che desideriamo di più». Ora gli occhi finalmente vedono: dallo spezzare il pane i discepoli riconoscono il Signore, ma proprio in quel momento Gesù scompare ai loro occhi.

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Cosa resta? «Guardati attorno - incita don Guido - cosa vedi? Il fratello che ha mangiato il tuo stesso pane. È questo pane che ci riconosce fratelli perché sa di condivisione, di lavoro fatto insieme; è pane di fatica, di itinerari, di missione. "È il Signore" è il grido di Giovanni, ed è anche il nostro grido. C'è un fuoco nuovo nel nostro cuore e ce lo dona la Parola rivelata. Allora i discepoli fanno subito ritorno a Gerusalemme». La forza di questa verità rivelata è una gioia troppo grande da contenere: va condivisa, è missione, perché solo in questo modo sarà pane, Parola che sazia.

«Come si conclude il racconto dei due discepoli di Emmaus? - ha chiesto all'assemblea il presidente Martinez -. Gli occhi si aprono, "Cristo è risorto", come aveva detto Pietro, e la sfida è portare alla fede tutte le realtà che sono nell'incredulità. Testimoniamo che Cristo è veramente risorto: solo allora si sarà avverata la nostra missione».

Elsa De Simone

(02.05.2015)