«Vogliamo compiere insieme questa
mistagogia, quell'ascolto della Parola che si fa azione che ci introduce nel
mistero»: don Guido Maria Pietrogrande, consigliere spirituale nazionale del
Rinnovamento, introduce l'assemblea in un momento esperienziale e sapienziale
che si fa esperienza di conoscenza e riconoscenza della presenza viva di
Cristo, della sua salvezza. La "mistagogia della vita nuova per una pastorale
missionaria" è stata incentrata sul tema "Gesù risorto spezzò il pane e spiegò
loro le Scritture" (cf Lc 24, 13-32), donando a tutti l'immagine dei discepoli
di Emmaus nell'atto di andare via da Gerusalemme (cf Lc 24, 13-15), in quella
che è, a tutti gli effetti, una vera e propria "fuga". Fuga da un evento
tragico - la morte di Gesù - che aveva travolto la vita dei discepoli: «un
evento davvero sconvolgente», ha sottolineato don Guido. L'atto mistagogico si
fa cammino che vede l'assemblea percorrere la strada assieme ai due discepoli
di Emmaus, ascoltando le parole di un "forestiero" (cf Lc 24, 15) che accompagna
e si fa Parola. "Sulla tua Parola getto le reti, segni e prodigi presto vedrò.
Io depongo, Padre, ogni peccato e nel mio cuore adoro te, Parola d'amore" sono
le parole di un canto che si innalza nell'assemblea e spezza per un istante il
silenzio dell'ascolto, accompagnando i presenti in un momento di intima e profonda
adorazione, nel proprio cuore. «Gli occhi del cuore erano chiusi: gli occhi che
vedono e a volte guardano le cose con preconcetto, di fronte alla meraviglia di
Dio sono chiusi (cf Lc 24, 16). Per entrare nel mistero della Parola bisogna
sentire, innanzitutto, la parola di Gesù»: gli occhi dei presenti,
precedentemente chiusi per comprendere la cecità dei discepoli di Emmaus, si
aprono e di fronte a loro è posta una Bibbia chiusa, "sigillata".
«Dio pone
nelle nostre mani l'Eucaristia come pone nelle nostre mani la sua Parola:
l'Agnello ha vinto e tolto i sigilli, per mezzo del suo sangue comprendiamo. Entriamo
nel mistero e riconosciamo chi siamo». Il pellegrino che accompagna i discepoli
è al nostro fianco, è Gesù che passa nella nostra vita e parla al nostro cuore,
donandoci una nuova primavera. «Quando l'Agnello aprì il libro fino all'ultimo
sigillo, ci fu silenzio - ha proseguito don Guido -. La preghiera dei santi allora
si è innalzata, presentata a Dio e riversata sul mondo. Dalla Parola aperta,
mostrata, rivelata, è nata la preghiera perché la Parola adorata e condivisa suscita
preghiera». La Parola dischiusa ci pone sulla soglia del mistero, sulla strada
di una consapevolezza nuova che viene dalla comprensione dell'amore di Dio.
Il cammino dei due discepoli prosegue
fino alle prime case di Emmaus: lì, non lasciano andare via il "forestiero" ma
lo invitano a fermarsi, a cenare (cf Lc 24, 28-30). A questo punto, come per Cleopa
e l'altro discepolo, l'intera assemblea condivide un unico pane, distribuito a
tutti i presenti e da cui tutti spezzano la propria parte. Un pane che acquista
un significato nuovo per la vita. «Dacci sempre questo pane, Signore: per la
potenza dello Spirito Santo la farina sia bagnata dalla tua acqua e intrisa del
tuo sangue, sia lievitata nel grembo della Chiesa e sfami quanti sono nella
desolazione. Questo pane è ciò che desideriamo di più». Ora gli occhi finalmente
vedono: dallo spezzare il pane i discepoli riconoscono il Signore, ma proprio in
quel momento Gesù scompare ai loro occhi.
Cosa resta? «Guardati attorno -
incita don Guido - cosa vedi? Il fratello che ha mangiato il tuo stesso pane. È
questo pane che ci riconosce fratelli perché sa di condivisione, di lavoro
fatto insieme; è pane di fatica, di itinerari, di missione. "È il Signore" è il
grido di Giovanni, ed è anche il nostro grido. C'è un fuoco nuovo nel nostro
cuore e ce lo dona la Parola rivelata. Allora i discepoli fanno subito ritorno
a Gerusalemme». La forza di questa verità rivelata è una gioia troppo grande da
contenere: va condivisa, è missione, perché solo in questo modo sarà pane,
Parola che sazia.
«Come si conclude il racconto dei due
discepoli di Emmaus? - ha chiesto all'assemblea il presidente Martinez -. Gli
occhi si aprono, "Cristo è risorto", come aveva detto Pietro, e la sfida è
portare alla fede tutte le realtà che sono nell'incredulità. Testimoniamo che
Cristo è veramente risorto: solo allora si sarà avverata la nostra missione».
Elsa
De Simone