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Preghiamo e lavoriamo per il Regno 
Relazione introduttiva del presidente Salvatore Martinez
X Assemblea nazionale, 1-3 maggio 2015 - Clicca per ingrandire...

La relazione introduttiva della X Assemblea Nazionale, dettata dal presidente Salvatore Martinez, prende le mosse dal versetto scelto come tema dell'assemblea: "Gesù chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui e per mandarli" (cf Mc 3, 13-14).

«La gioia di stare con Gesù è sempre gioia missionaria - esordisce il Presidente - e noi dobbiamo comprendere che, se è vero che la Chiesa nasce con la Pentecoste, nel momento in cui Gesù sceglie i Dodici essa trova in quella elezione il suo primo e più autentico significato». Tale osservazione del Presidente nasce proprio dalla natura dell'Assemblea, che raccoglie i livelli di responsabilità del RnS, a partire da quello diocesano. La sottolineatura del Presidente, infatti, mira a ricordare che «se c'è una Chiesa in potenza, esemplificata nella elezione dei Dodici prima della Pentecoste, deve esserci una Chiesa in atto, cioè un ministero, una diaconia, una corrispondenza tra elezione e mandato missionario».

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I discepoli chiamati da Gesù andarono da lui: «Questo andare - sottolinea Salvatore Martinez - implica sempre un lasciare, non è mai un prendere; dobbiamo chiederci, allora quanto e cosa siamo disposti a lasciare per Gesù... La sua amicizia - prosegue - è sempre difficile ma sempre benedetta dallo Spirito Santo; ed è un'amicizia che si qualifica a partire dal verbo servire... Vero è che in Gv 15,15 Gesù dice di "non volerci chiamare servi ma amici", tuttavia lo fa in riferimento alla conoscenza, all'intimità che i discepoli hanno con lui. Un servo, infatti, non sa, non conosce ciò che vuole il padrone, ma è chiamato esclusivamente a obbedire; Gesù non vuole obbedienza cieca, ci offre la sua amicizia, ma nella misura in cui faremo ciò che lui ci chiede di fare». Il Presidente, nel rivolgersi ai nuovi eletti, ricorda che «a servire il RnS si impara servendo... in questo senso, si deve scegliere se essere missionari o dimissionari, laddove essere dimissionari non significa che si lascia un incarico, ma che si è privi di una missione: Gesù chiama per affidare una missione... Dunque, questo nuovo mandato non può cominciare all'insegna della rassegnazione, della stanchezza, dell'abbandono».

Il Presidente richiama poi alcuni passaggi dell'Evangelii gaudium, nella quale Papa Francesco enumera una serie di tentazioni pastorali nella Chiesa, e ne adatta qualcuna all'esperienza del RnS: "l'individualismo pastorale", che porta a non vivere il proprio mandato nella logica del dono e della condivisione, generando ferite, dubbi, lamenti; "la crisi di identità carismatica", che allontana dalla prospettiva dell'evangelizzazione; "la fuga dall'impegno", per cui si vede il tempo dedicato al RnS come "tempo libero" o come "tempo perso"; il "pragmatismo grigio della vita quotidiana" che ci fa abituare alla responsabilità e ci fa percepire tutto come già visto, sentito, sperimentato; la "mondanità spirituale", ovvero la ricerca della gloria umana piuttosto che di quella d Dio, per cui è facilissimo perdere di vista Gesù nella nostra missione; la "cura della forma esteriore della Chiesa" come del RnS, piuttosto che la sua sostanza.

X+Assemblea+nazionale%2C+1-3+maggio+2015«Coloro che sono eletti lo sono per espandere e non solo per servire stancamente l'esistente; anche i carismi - ricorda il Presidente - non possiamo ritenerli validi esclusivamente per la nostra santificazione; essi ci sono dati per rispondere, sì, alla nostra sete di santità, ma anche alla sete di salvezza del mondo».

Martinez richiama poi i responsabili alla convergenza tra lo "stare" con Gesù il "restare" con Lui: «Dal restare passa la prova della maturità, la prova chiesta agli eletti. Tutti, infatti, vogliono stare con Gesù, ma quanti restano con Lui? Chi resta nella profondità di quel sì, prima di tutti gli altri? Gesù non chiede alla folla di rimanere nel suo amore, lo chiede proprio ai Dodici». Concludendo, il Presidente esorta l'assemblea a ricordare, nel corso del proprio mandato, che rispondere alla chiamata di Gesù e stare in "comunione con Lui" significa "comunicare Lui": questo il senso ultimo dell'Evangelii gaudium, che richiama i responsabili ecclesiali a tutti i livelli a "partire" dalla preghiera ma a "finire" nella storia, a «pregare e lavorare per il Regno».

Luciana Leone    

(02.05.2015)