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La salvezza viene dal cuore di Dio 
Ritiro di Pasqua per i dipendenti delle strutture del RnS
Ritiro di Pasqua 2015 - Clicca per ingrandire...«La storia di questa Fondazione è uno dei tanti atti di amore che il Signore ci ha elargito in questi anni, attraverso il compimento del sogno di san Giovanni Paolo II». Nel decimo anniversario dalla nascita al cielo di Papa Wojtyla - era il 2 aprile 2005 - Salvatore Martinez introduce così i dipendenti delle strutture del Rinnovamento nello Spirito Santo e della Fondazione vaticana "Centro internazionale Famiglia di Nazareth" presso la Sede della Fondazione, a Palazzo san Calisto, in Città del Vaticano, per l'annuale Ritiro di Pasqua. Sono presenti anche Mario Landi, Amabile Guzzo e Marcella Reni.

Con lo sguardo rivolto alla vicina chiesa di Santa Maria in Trastevere, a Roma, il presidente Martinez ha accolto i presenti in questo storico luogo che, nel cuore della Chiesa e della città di Roma, nell'ottica dell'erigendo Centro in Terra Santa, si fa cuore pulsante che accoglie tutte le famiglie del mondo, oltre le barriere culturali e religiose.

Ritiro+di+Pasqua+2015

Così, la prima stazione "Gesù condannato a morte" è presentata come "La condanna di Gesù: la famiglia spesso condannata, giudicata, esclusa"; la seconda stazione "Gesù è caricato della croce" diviene "Gesù porta la croce: i pesi imposti alla famiglia; e ancora: la quarta stazione "Gesù incontro la Madre" è "Incontro con la Madre: Gesù accompagnato ed educato da Maria a una vita di dono (educazione e accompagnamento dei figli)"; la quinta stazione "Gesù è aiutato da Simone di Cirene a portare la croce" è "Il Cireneo aiuta Gesù: l'aiuto alla vita e alla famiglia, il nostro impegno"; la dodicesima stazione "Gesù muore in croce" è "Crocifissione e morte: le sante mamme che hanno preferito morire per dare la vita"; la quindicesima stazione "Gesù risorto" è "Risurrezione: il trionfo della vita".Nel corso del Ritiro, guidato da don Guido Maria Pietrogrande, Consigliere spirituale nazionale RnS, sono state meditate alcune delle canoniche stazioni della Via Crucis: sei stazioni scelte e declinate secondo alcune prospettive inerenti la difesa e il sostegno della famiglia e la promozione della vita, affidate alla riflessione e alla sensibilità di altrettante persone incaricate di questo servizio.

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Parole e immagini hanno accompagnato le meditazioni, culminate nella riflessione di don Guido Pietrogrande che, partendo dal quadro Cristo crocifisso di Diego Velázquez, ha offerto un'esegesi teologica dell'immagine pittorica.

«Questo è un crocifisso che "contesta" - ha esordito il Consigliere spirituale nazionale RnS -. L'Autore lo ha ritratto in una condizione di "calma", di pace che contesta la fretta umana di sconfiggere un uomo giusto. La sua immobilità può apparire come la summa del suo fallimento ma è proprio dall'immobilità della croce che Cristo opera la nostra salvezza».

Tre i punti salienti rintracciati: i piedi, le mani, il costato di Cristo morente.

«I piedi sembrano quasi appoggiati alla croce, pronti nell'atto di camminare. Rappresentano il senso della libertà, dell'andare e del dirigersi verso una meta, verso il prossimo; sono i piedi del messaggero che porta la buona Notizia e quelli che salgono al Tabor, i piedi che camminano sulle acque e quelli baciati dalla peccatrici o profumati da Maria di Betania». Ma come sono i piedi degli uomini? «Sono spesso feriti a causa della mancanza di mete che impedisce il cammino, per la mancanza di prossimità verso l'altro. Sono piedi che si immobilizzano, senza un itinerario spirituale o antropologico, chiusi nel metro quadrato delle proprie sicurezze». La guarigione non passa dall'osservazione di quanto accade intorno a noi ma dalla scelta piena e autentica di aprirsi a Cristo: «Il Signore ci chiede "vuoi guarire?". Allora mangia e nutriti delle carni dell'Agnello e avrai la vita"».

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«"È forse la mia mano troppo corta per riscattare oppure io non ho la forza per liberare?" ci dice il profeta Isaia (50, 2). Le mani di Dio hanno plasmato; le mani degli uomini ci dicono il potere, la forza, la violenza; accarezzano e catturano, opprimono e rubano. Possono sorreggere e avvicinare le persone. Gesù non ha avuto paura di toccare la lebbra e liberare dalla malattia, dal peccato». Cosa ci dicono le mani dell'uomo? «Le mani sono strumento dell'agire, a volte feriscono e indicano un cuore gretto, avaro - prosegue don Guido -. I piedi ci devono "avvicinare" ma le mani devono operare per compiere il progetto di Dio nella nostra vita».

E il cuore? «Ci indica la capacità di amare, la nostra anima, la coscienza. Dal costato di Cristo sgorgano i segreti del cuore di Dio, è la sua porta aperta, porta di misericordia». Da questo cuore aperto riceviamo «la salvezza, sangue e acqua che ci dissetano e guariscono il nostro cuore. Un cuore fatto per la bellezza e la purezza ma che spesso non ama perché non è stato amato».

Il Ritiro si è concluso nella cappella della Fondazione, dedicata alla Vergine dalle mani alzate, in un momento di profonda adorazione dinanzi a Cristo Eucaristia.

Elsa De Simone

(02.04.2015)