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Portatori dell’acqua della vita 
Ritiro di Pasqua presso la Sede nazionale del RnS
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Si sono interrotte per quasi tre ore le attività per i dipendenti delle strutture del RnS per il consueto ritiro in occasione della Santa Pasqua. Presenti all’incontro, il presidente Salvatore Martinez, il coordinatore nazionale Mario Landi, i membri di CNS Dino De Dominicis e Amabile Guzzo, e don Guido Pietrogrande che, in veste di consigliere spirituale nazionale, ha guidato il ritiro.

Cinque i momenti che hanno scandito l’incontro di preparazione alla Pasqua: l’invocazione dello Spirito Santo; la lettura e le riflessioni di alcune stazioni della Via Crucis da parte del presidente Martinez; la meditazione del Consigliere spirituale nazionale: l’adorazione ai piedi del Santissimo e l’Eucaristia.

Tre intense Stazioni hanno costituito il cammino della Via Crucis per i dipendenti RnS, a ognuna delle quali è seguita una profonda riflessione da parte del Presidente nazionale; le sue parole hanno concesso a tutti i presenti di aprire i loro cuori a un momento di umile e partecipata preghiera.

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“Gesù cade e si rialza”: in questa Stazione, un chiaro riferimento alle fragilità umane, e alla capacità di sapersi rialzare, solo riconoscendo il proprio peccato. “Gesù ha sete ma gli viene offerta una spugna intrisa di aceto”: Gesù ha sete di acqua, di vita, di giustizia, di misericordia, per tutti coloro che hanno subìto un’ingiustizia: gli orfani, i separati, le donne che hanno abortito. Quante volte, ha sottolineato il Presidente, udiamo il grido di coloro che hanno sete e, anziché offrire loro “acqua”, porgiamo loro una spugna imbevuta di aceto, sordi al loro disperato bisogno di essere dissetati.

“Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro”. Nel corso della sua riflessione, il Presidente mette in risalto tre elementi: il profumo, il giardino e il sepolcro. «Il profumo indica che c’è vita in un fiore, una particolare vita, un particolare odore, così come è della santità, variegata, variopinta; così è della lode, che accende i versi, di un profumo che sale gradito a Dio». “Il giardino”: «ciascuno di noi è parte di un meraviglioso campo coltivato da Dio; e Dio deve potere abitare un questo giardino che è la Chiesa e meritare il profumo di ogni credente». “Il sepolcro”: «è il nostro cuore, che va reso vuoto per attendere e ricevere Gesù». È nostro compito, purificarlo con la richiesta di accettazione, di perdono e predisporlo all’accoglienza non di un uomo morto ma di un vivo: questa è la nostra fede.

 

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Il perdono nasce a Pasqua

«Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5, 20-21; 6, 1-2). Su questo passo estrapolato dalla Seconda lettera ai Corinzi, don Guido Pietrogrande ha posto le basi della sua esegesi sul sacramento della riconciliazione. Un momento di riflessione che ha permesso di comprendere a fondo il senso del perdono che nasce proprio in occasione della Santa Pasqua. Di fronte al giudizio della croce, «siamo degli imputati - ha sottolineato il Consigliere spirituale nella sua premessa - ma degli “imputati salvati”». Siamo riconciliati con il Padre mediante Cristo che ha sopportato il “gusto amaro” dei nostri peccati, morendo sulla croce e caricando su di sé tutte le iniquità del mondo. «Egli ha sentito l’amarezza del peccato ma l’ha conservata perché potesse distruggerlo». Don Guido ha, inoltre, spiegato il concetto del “dolore di Dio”, un dolore misterioso: Dio, soffrendo per ognuno di noi, ha manifestato tutto il suo amore.

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Tre sono stati i passi della riconciliazione su cui si è soffermato. “Confesso”: un passaggio, questo, molte volte trascurato ma attraverso il quale possiamo “proclamare, annunciare, dichiarare e testimoniare di essere salvi”. “Riconosco”: la capacità di sapere chiamare per nome il male dal quale veniamo liberati.

“Cambio vita”: la riconciliazione deve predisporre un cambiamento, una rivoluzione della nostra vita spirituale, anche attraverso piccoli gesti quotidiani. Infine, il Consigliere spirituale ha ricordato i tre doni della solennità del Giovedì Santo: il sacerdozio, l’Eucaristia e il Servizio, e ha poi invitato i partecipanti ad avvicinarsi all’altare per l’adorazione del Santissimo. Dopo un tempo di intenso raccoglimento e preghiera interiore, don Guido ha posto tra le mani dei presenti una reliquia contenente una goccia di sangue del Beato Giovanni Paolo II, prossimo alla canonizzazione.

Ai piedi dell’altare, alcuni segni hanno ricordato quello che era il lutto nel passato: il frumento, la farina e quindi il pane, frutto dell’unione della farina con l’acqua. E poi alcune pietre che, anche nella loro durezza, hanno tuttavia la capacità di restituire vita, attraverso una sorgente d’acqua. Questo, dunque lo stesso percorso che può fare Dio nei nostri cuori; questo dunque il significato della Pasqua. Anche dove sembra esserci aridità, può rinascere la vita.

Damiano Mattana e Daniela Di Domenico

(17.04.2014)